Di Nicola, il processo a Teramo
Il dirigente dell’Aquila calcio è accusato di avere truffato un atleta. Accolta un’eccezione della difesa
L’AQUILA. Si allungano i tempi per la definizione del processo per truffa che vede imputati il responsabile dell’area tecnica dell’Aquila calcio Ercole Di Nicola e l’avvocato Francesco Falanga. I fatti per i quali i due sono stati rinviati a giudizio riguardano il mancato tesseramento del giovane calciatore albanese Ruis Zenuni. Secondo la denuncia presentata dalla famiglia del ragazzo, sarebbero stati versati soldi per vitto, alloggio e trasferte senza che l’atleta fosse mai sceso in campo. Di contro si sostiene che il calciatore non è mai stato tesserato con il club rossoblù. I familiari del ragazzo albanese, pertanto, hanno chiesto 90mila euro per i danni patiti. Gli stessi ricorrenti hanno poi individuato L’Aquila calcio come responsabile civile e ieri l’avvocato Roberto Madama, che ha preso la difesa del sodalizio rossoblù, ha eccepito il difetto di competenza territoriale. A suo dire, infatti, la concretizzazione del reato, sotto l’aspetto di alcune somme versate dai genitori del ragazzo e recapitate tramite l’avvocato Falanga a Di Nicola, sarebbe avvenuta a Giulianova, dove le somma, circa 28mila euro, sarebbe stata accreditata.
Per cui il giudice Giuseppe Nicola Grieco ha ritenuto di condividere la tesi di Madama e ha deciso di trasferire il fascicolo davanti al tribunale di Teramo.
Nella giornata di ieri avrebbero dovuto essere ascoltati parecchi testimoni e questo avrebbe permesso di fare un importante passo avanti dell’istruttoria.
Di Nicola, dal canto suo, ha sempre negato di avere mai incassato quei soldi per lui e tantomeno per la società. Il mancato tesseramento dell’atleta sarebbe stato causato da motivi estranei al club rossoblù.
La vicenda, comunque, è seguita anche dalla Procura federale.
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