Diaconale difende la gestione del Parco
Il presidente: «Attacco strumentale dal sindaco di Calascio, da noi solo qualificate professionalità»
L’AQUILA. Dopo l’attacco al bilancio del Parco Gran Sasso-Laga da parte del sindaco di Calascio Antonio Matarelli interviene il presidente Arturo Diaconale.
«Le sue dichiarazioni», scrive, «mi costringono a fornire alcune precisazioni in merito alla riunione della Comunità del Parco e ad aggiungere alcune valutazioni sull’utilità e sulla funzione del Parco stesso. All’assemblea, cui avrebbero dovuto partecipare 60 componenti dell’organismo, si sono presentati soltanto sette rappresentanti delle amministrazioni locali. Di questi, il sindaco di Farindola ha dovuto abbandonare l’aula anzitempo, annunciando il proprio voto favorevole al bilancio, e dei restanti sei, tre si sono astenuti, motivando la scelta con il fatto di non aver potuto approfondire il tema, e tre hanno votato contro, rimettendosi al parere negativo espresso dal vicepresidente della Comunità del Parco, che non ha sconfessato la legittimità e la correttezza del bilancio ma ha manifestato una critica di natura politica nei confronti della stessa esistenza del Parco. Tali valutazioni, che nascono dalla volontà di sostenere la tesi secondo la quale il Parco è un intruso rispetto alle amministrazioni locali, sono sicuramente legittime ma andrebbero sollevate su un terreno diverso da quello degli organi dell’ente. È comprensibile che il sindaco di Calascio possa avere una valutazione negativa dell’attività del Parco ma la sua esperienza di amministratore di un comune di poco più di 130 abitanti lo rende il meno adatto a compiere valutazioni circa l’utilità di un ente che deve esercitare la tutela ambientale su un territorio di oltre 150mila ettari, in cui insistono tre regioni, cinque province e 44 comuni. La critica mossa da Matarelli secondo la quale il Parco pensa solo a garantire lo stipendio dei propri dipendenti – cui nel corso dell’incontro ha indirizzato pesanti giudizi di valore – appare oggettivamente strumentale, visto che sono i proprio i dipendenti del Parco che assicurano quelle attività di tutela che hanno reso l’area protetta un’eccellenza nel panorama nazionale, mentre il ricorso alle collaborazioni esterne trova una valida ragione nel primato dei progetti Life che l’ente detiene a livello italiano e che, grazie ai finanziamenti della Commissione Europea, consentono di creare occupazione coinvolgendo valide e qualificate professionalità. D’altro canto, le condizioni in cui si trova il Parco sono analoghe a quelle della gran parte dei parchi italiani e il caso dell’ex direttore e delle sue ripetute proroghe è la diretta conseguenza dell’assenza degli organi statutari e della farraginosità delle normative e non della volontà di chi si è trovato a gestire l’ente in questi anni. Mi sembra comunque ingeneroso continuare in una polemica personale nei confronti dell’ex direttore Maranella, che ha lasciato l’incarico in base della normativa vigente e che nel corso della sua attività ha sempre operato con serietà ed efficacia».