Domenica torna il Popolo delle carriole
Riparte la mobilitazione per riportare gli aquilani nel centro storico e risvegliare l'attenzione sulla ricostruzione che non parte. L'appuntamento è alle 10 sulla scalinata di San Bernardino per ripulirla dalle erbacce
L'AQUILA. Era il 14 febbraio dell'anno scorso, il giorno di San Valentino, quando per la prima volta un gruppo di aquilani violò la zona rossa per raggiungere piazza Palazzo. Nasceva così quello che si sarebbe chiamato il Popolo delle carriole. Lo stesso che domenica prossima, a un anno da quel giorno, vuole tornare in centro. Obiettivo: la scalinata di San Bernardino.
La manifestazione che sancisce il ritorno del Popolo delle carriole si chiama «Riabbracciamo la città» ed è stata presentata ieri pomeriggio durante l'incontro dell'assemblea cittadina nella sala conferenze dell'hotel Castello.
L'appuntamento è per domenica prossima, 13 febbraio, alle ore 10, per ripulire dall'erbacce e dalla sporcizia la scalinata di San Bernardino da Siena. Non si tratta di un lavoro i poco conto oltre al fatto che le condizioni meteo non si annunciano favorevoli: potrebbe fare molto freddo.
«La nostra intenzione è tornare in centro ogni domenica con un appuntamento diverso» spiega Bonifacio Liris, rappresentante del Popolo delle carriole, «ma soprattutto cercare di far rivivere lo spirito che ha portato tantissima gente in centro nei giorni di febbraio dell'anno scorso: uno spirito di unione e solidarietà, insieme alla voglia di non far morire il centro storico».
Dopo il primo appuntamento del 14 febbraio dell'anno scorso, molti cittadini hanno partecipato a distanza di una settimana (il 21 febbraio) alla protesta delle Mille chiavi, appendendo la chiave del proprio appartamento in centro alle transenne che delimitavano la zona rossa. «Ufficialmente il Popolo delle carriole si è costituito il 28 febbraio 2010, il giorno in cui si è deciso di iniziare simbolicamente lo sgombero delle macerie dal centro» racconta Liris.
«Quell'iniziativa» aggiunge «ebbe un grandissimo successo, lo stesso che ci auguriamo possa ripetersi domenica prossima a San Bernardino». A convocare ieri l'assemblea per proporre il ritorno del Popolo delle carriole è stato Antonio Di Giandomenico.
«Dobbiamo ritentare», ha detto durante l'incontro, «senza pentirci di nulla di ciò che è stato, facendo tesoro degli errori commessi. Dobbiamo cercare di rimetterci insieme, di ricostituirci come comunità sapendo che l'assemblea cittadina sarà sempre all'avanguardia e che sono le avanguardie consapevoli ad orientare i processi della storia. Dobbiamo avere una grande capacità di includere, senza tagliare fuori nessuno dal nostro movimento».
Poi l'affondo contro la classe dirigente: «Qui non c'è classe dirigente, a nessun livello: né alla Regione, né alla Provincia, né al Comune» ha detto Di Giandomenico, facendo riferimento anche alla situazione dell'Università. «Si stanno ponendo le basi per togliere all'Aquila l'Ateneo. Non dobbiamo permettere che ci scippino l'Università. C'è una mentalità politica che sta puntando a questo».
Sullo stesso argomento è intervenuta il prorettore Giusi Pitari: «Non ci sono progetti da parte dei nostri interlocutori amministrativi che possano dare certezze all'Ateneo» ha detto. «Che cosa è stato fatto per gli studenti» La casa dello studente di fatto non è stata ricostruita, i soldi per rendere agibili le sedi storiche delle facoltà non ci sono. Molti colleghi docenti non sono nelle condizioni di lavorare. E nessuno se ne preoccupa: né sindaco, né presidenti di Regione e Provincia. Nel tavolo della ricostruzione l'Università non è stata neanche invitata. Non si sta facendo niente perché l'Ateneo resti all'Aquila».
La manifestazione che sancisce il ritorno del Popolo delle carriole si chiama «Riabbracciamo la città» ed è stata presentata ieri pomeriggio durante l'incontro dell'assemblea cittadina nella sala conferenze dell'hotel Castello.
L'appuntamento è per domenica prossima, 13 febbraio, alle ore 10, per ripulire dall'erbacce e dalla sporcizia la scalinata di San Bernardino da Siena. Non si tratta di un lavoro i poco conto oltre al fatto che le condizioni meteo non si annunciano favorevoli: potrebbe fare molto freddo.
«La nostra intenzione è tornare in centro ogni domenica con un appuntamento diverso» spiega Bonifacio Liris, rappresentante del Popolo delle carriole, «ma soprattutto cercare di far rivivere lo spirito che ha portato tantissima gente in centro nei giorni di febbraio dell'anno scorso: uno spirito di unione e solidarietà, insieme alla voglia di non far morire il centro storico».
Dopo il primo appuntamento del 14 febbraio dell'anno scorso, molti cittadini hanno partecipato a distanza di una settimana (il 21 febbraio) alla protesta delle Mille chiavi, appendendo la chiave del proprio appartamento in centro alle transenne che delimitavano la zona rossa. «Ufficialmente il Popolo delle carriole si è costituito il 28 febbraio 2010, il giorno in cui si è deciso di iniziare simbolicamente lo sgombero delle macerie dal centro» racconta Liris.
«Quell'iniziativa» aggiunge «ebbe un grandissimo successo, lo stesso che ci auguriamo possa ripetersi domenica prossima a San Bernardino». A convocare ieri l'assemblea per proporre il ritorno del Popolo delle carriole è stato Antonio Di Giandomenico.
«Dobbiamo ritentare», ha detto durante l'incontro, «senza pentirci di nulla di ciò che è stato, facendo tesoro degli errori commessi. Dobbiamo cercare di rimetterci insieme, di ricostituirci come comunità sapendo che l'assemblea cittadina sarà sempre all'avanguardia e che sono le avanguardie consapevoli ad orientare i processi della storia. Dobbiamo avere una grande capacità di includere, senza tagliare fuori nessuno dal nostro movimento».
Poi l'affondo contro la classe dirigente: «Qui non c'è classe dirigente, a nessun livello: né alla Regione, né alla Provincia, né al Comune» ha detto Di Giandomenico, facendo riferimento anche alla situazione dell'Università. «Si stanno ponendo le basi per togliere all'Aquila l'Ateneo. Non dobbiamo permettere che ci scippino l'Università. C'è una mentalità politica che sta puntando a questo».
Sullo stesso argomento è intervenuta il prorettore Giusi Pitari: «Non ci sono progetti da parte dei nostri interlocutori amministrativi che possano dare certezze all'Ateneo» ha detto. «Che cosa è stato fatto per gli studenti» La casa dello studente di fatto non è stata ricostruita, i soldi per rendere agibili le sedi storiche delle facoltà non ci sono. Molti colleghi docenti non sono nelle condizioni di lavorare. E nessuno se ne preoccupa: né sindaco, né presidenti di Regione e Provincia. Nel tavolo della ricostruzione l'Università non è stata neanche invitata. Non si sta facendo niente perché l'Ateneo resti all'Aquila».
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