Ecco i «dimenticati» del sisma
Anziani soli e ancora in albergo a Lanciano: «Dov’è la Protezione civile?»
LANCIANO. Sfollati e dimenticati in un hotel a 150 chilometri dalla loro casa distrutta il 6 aprile. Sono anziani, disabili e single. Non hanno un alloggio all’Aquila e resistono anche grazie agli albergatori, che vanno avanti nonostante la Protezione civile sia scomparsa il 2 febbraio.
Da allora nessuno si fa più vivo e dà notizie ai 20 terremotati ospitati nell’hotel Excelsior di Lanciano. Negli stessi giorni, nei caselli autostradali è comparso il cartello della fine delle esenzioni per l’emergenza terremoto. Poco prima c’è stato il passaggio di consegne tra Guido Bertolaso e Gianni Chiodi. Si è passati alla fase post-terremoto dell’emergenza, la musica è cambiata, ma per chi vive ancora in un albergo il dramma non è finito affatto.
«Nessuno mi ha fatto sapere se e quando potrò tornare all’Aquila», racconta Mario Mariani, 75 anni. Per uscire dalla sua casa, in quella che ora è la zona rossa, si è fatto male a una gamba. Zoppica ancora, ma l’unico suo obiettivo è tornare nella sua città. «Vivo alla giornata, non so che fare», spiega. «Passo le giornate a guardare fuori dall’ingresso dell’albergo, aspettando il pranzo o la cena».
«Ho fatto il colloquio a L’Aquila il 7 gennaio», rivela Pierina Giampietri, 65 anni passati in via Fortebraccio, «da allora nessuno mi fa sapere niente». E niente, o poco più, sanno tutti gli altri ospiti dell’Excelsior.
Negli alberghi sono rimaste per lo più tutte persone sole, anziane, disabili o single. Le famiglie sono state le prime ad essere rimandate all’Aquila. Gli altri devono aspettare e si aggrappano alle dichiarazioni di Bertolaso: «Entro marzo, prima dell’anniversario del sisma, tutti potranno entrare nelle nuove case, sia a L’Aquila sia negli altri Comuni».
Quelle parole e un orgoglio infinito, tengono alto il morale dei 20 sfollati dell’Excelsior. A provvedere al resto pensa l’albergatore, definito da alcuni «un angelo». «Non ho nulla da dichiarare», si schernisce Mario Ciccocioppo, «Non stiamo facendo nulla di particolare, ci siamo sentiti in dovere di farlo sin dall’inizio».
In realtà le cose sono diverse e a rivelarlo sono proprio gli ospiti dell’Excelsior. «Spesso l’albergo ha provveduto a situazioni come piccole spese, biglietti per L’Aquila con annessi panini per il pranzo», raccontano. «Da tre, quattro mesi non passano nemmeno più medici e psicologi. È il personale dell’albergo ad aiutarci quando dobbiamo fare iniezioni o piccole medicazioni. E nessuno si tira mai indietro quando c’è da aiutare un anziano sulla sedie a rotelle, o persone con disturbi fisici e psicologici».
È la solidarietà a coprire le mancanze dello Stato. E questo nonostante i pagamenti siano in arretrato e le spese per il vitto e l’alloggio, ma anche per la lavanderia, siano quotidiane. Sacrifici e solitudine, sia per gli sfollati sia per gli albergatori. Dopo le centinaia di uova di Pasqua arrivate ad aprile, l’estate è trascorsa senza le crociere promesse. E anche a Natale nessuno si è ricordato degli sfollati. Il cenone, con tanto di tombolata, l’ha organizzato l’albergo.
Da allora nessuno si fa più vivo e dà notizie ai 20 terremotati ospitati nell’hotel Excelsior di Lanciano. Negli stessi giorni, nei caselli autostradali è comparso il cartello della fine delle esenzioni per l’emergenza terremoto. Poco prima c’è stato il passaggio di consegne tra Guido Bertolaso e Gianni Chiodi. Si è passati alla fase post-terremoto dell’emergenza, la musica è cambiata, ma per chi vive ancora in un albergo il dramma non è finito affatto.
«Nessuno mi ha fatto sapere se e quando potrò tornare all’Aquila», racconta Mario Mariani, 75 anni. Per uscire dalla sua casa, in quella che ora è la zona rossa, si è fatto male a una gamba. Zoppica ancora, ma l’unico suo obiettivo è tornare nella sua città. «Vivo alla giornata, non so che fare», spiega. «Passo le giornate a guardare fuori dall’ingresso dell’albergo, aspettando il pranzo o la cena».
«Ho fatto il colloquio a L’Aquila il 7 gennaio», rivela Pierina Giampietri, 65 anni passati in via Fortebraccio, «da allora nessuno mi fa sapere niente». E niente, o poco più, sanno tutti gli altri ospiti dell’Excelsior.
Negli alberghi sono rimaste per lo più tutte persone sole, anziane, disabili o single. Le famiglie sono state le prime ad essere rimandate all’Aquila. Gli altri devono aspettare e si aggrappano alle dichiarazioni di Bertolaso: «Entro marzo, prima dell’anniversario del sisma, tutti potranno entrare nelle nuove case, sia a L’Aquila sia negli altri Comuni».
Quelle parole e un orgoglio infinito, tengono alto il morale dei 20 sfollati dell’Excelsior. A provvedere al resto pensa l’albergatore, definito da alcuni «un angelo». «Non ho nulla da dichiarare», si schernisce Mario Ciccocioppo, «Non stiamo facendo nulla di particolare, ci siamo sentiti in dovere di farlo sin dall’inizio».
In realtà le cose sono diverse e a rivelarlo sono proprio gli ospiti dell’Excelsior. «Spesso l’albergo ha provveduto a situazioni come piccole spese, biglietti per L’Aquila con annessi panini per il pranzo», raccontano. «Da tre, quattro mesi non passano nemmeno più medici e psicologi. È il personale dell’albergo ad aiutarci quando dobbiamo fare iniezioni o piccole medicazioni. E nessuno si tira mai indietro quando c’è da aiutare un anziano sulla sedie a rotelle, o persone con disturbi fisici e psicologici».
È la solidarietà a coprire le mancanze dello Stato. E questo nonostante i pagamenti siano in arretrato e le spese per il vitto e l’alloggio, ma anche per la lavanderia, siano quotidiane. Sacrifici e solitudine, sia per gli sfollati sia per gli albergatori. Dopo le centinaia di uova di Pasqua arrivate ad aprile, l’estate è trascorsa senza le crociere promesse. E anche a Natale nessuno si è ricordato degli sfollati. Il cenone, con tanto di tombolata, l’ha organizzato l’albergo.