rocca di botte
Ex brigatista schiacciata dall'auto, giallo nella Marsica
Travolta dalla macchina davanti al garage: è stato un incidente? La donna nel commando che nell’82 uccise due vigilantes a Torino, la Procura di Avezzano apre un'inchiesta
ROCCA DI BOTTE. La carta d’identità della vittima ha gettato ombre su quello che sembrava un incidente. La donna morta schiacciata da un’auto il 21 febbraio scorso a Rocca di Botte, nella Marsica, è un’ex brigatista, condannata all’ergastolo per una rapina messa a segno insieme ad altri 4 compagni in una filiale del Banco di Napoli a Torino. Rapina che sfociò nel duplice omicidio di due guardie giurate.
IL FATTO. Il 21 febbraio Teresa Scinica, 55 anni, rientrata nella villetta dove viveva con il compagno. Da quando aveva scontato la condanna, l’ex brigadista si era trasferita a Rocca di Botte, in località Casaletto, dove però in pochi la conoscevano perché conduceva una vita riservata. La donna era rimasta schiacciata dall’auto lungo la rampa del garage. A trovarla così era stato il compagno, un paio d’ore dopo. Sul posto erano arrivati i vigili del fuoco, il 118 di Carsoli e i carabinieri, ma per la donna non c’era scampo.
L’INCHIESTA. L’assenza di testimoni, e il passato della Scinica, hanno spinto la Procura di Avezzano ad aprire un fascicolo per fare piena luce su quanto accaduto. Al momento l’ipotesi dell’incidente resta la più accreditata, ma il pm ha chiesto nuove verifiche per meglio chiarire la dinamica. L’auto che ha schiacciato la brigadista è stata sequestrata. Gli inquirenti hanno ispezionato anche il luogo della tragedia.
CHI ERA. Teresa Scinica era da poco maggiorenne quando entrò a lavorare alla Fiat di Torino. Nei cosiddetti Anni di piombo la fabbrica era il luogo prediletto dei movimenti sovversivi che cercavano adepti per portare avanti la loro guerra contro il potere. Lì la Scinica entrò in contatto con la sinistra extraparlamentare e iniziò a muovere i primi passi nel “Partito guerriglia”, una costola della Brigate rosse. La sua attività all’interno del movimento la portò a mettere a segno nell’ottobre del 1982 una rapina «di autofinanziamento». I brigatisti fecero inginocchiare le due guardie giurate della Mondialpol, Antonio Pedio e Sebastiano D’Alleo, e li uccisero a sangue freddo con un colpo alla nuca, apostrofandoli: «Bastardi, è una lezione per gli schiavi del padrone». Sui corpi venne gettato uno striscione delle Br, con una frase di dissenso verso una compagna, Natalia Ligas, diventata collaboratrice di giustizia. La Scinica e gli altri 4 componenti del commando vennero arrestati qualche mese dopo e condannati all’ergastolo. La brigatista venne rinchiusa nel carcere speciale di Voghera e poi uscì dopo aver scontato la pena. La Scinica, come altri suoi compagni, non si pentì mai, rimanendo per 30 anni una prigioniera politica. Fino al suo “esilio” nella Marsica.
Eleonora Berardinetti
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