Ex Technolabs, niente commesse
Domani l’assemblea con i 130 ricercatori, per i sindacati la situazione torna a essere preoccupante
L'AQUILA. La crisi non risparmia la ricerca. Ancora incertezza e preoccupazione, per il laboratorio della ex Technolabs, che dal 2010 è stato rilevato dalla Intecs Spa. L'ultimo tavolo con il presidente del gruppo, Massimo Micangeli, non ha portato buone notizie, per il sito aquilano che, nonostante le potenzialità, stenta a decollare. Mancano le commesse, ma è mancato, secondo Micangeli, anche il supporto delle istituzioni locali. Il numero uno della Intecs, che ha varie sedi in Italia, è stato chiaro: il centro di ricerca e sviluppo, specializzato nell'elettronica e nelle telecomunicazioni, ha bisogno di un nuovo progetto strategico. E serve un occhio di riguardo anche da parte della politica, che pare avere ignorato una delle poche aziende che si è insediata nel territorio dopo il sisma. La situazione, dunque, è abbastanza critica: per domani i sindacati hanno convocato un'assemblea del personale, per valutare le azioni da intraprendere. A ottobre ci sarà una nuova riunione con i vertici, che nel frattempo incontreranno direttamente i lavoratori, per testarne l'umore. Attualmente nel sito Intecs dell'Aquila, all'interno del polo elettronico, lavorano 130 ricercatori: ci sono già stati diversi licenziamenti, con l'avvento della nuova proprietà, che ha anche fatto ricorso all'accordo sulla formazione e alla mobilità volontaria, tagliando la contrattazione di secondo livello. «Il problema reale», spiega il segretario regionale della Fiom Alfredo Fegatelli, «è che l'azienda ancora non ha capito come utilizzare strategicamente le potenzialità del laboratorio aquilano, che sarebbe l'unico sito del gruppo ad essere in sofferenza. La Intecs non ha mai gestito, finora, il settore della ricerca e dello sviluppo e, a parte la sostanziosa commessa Ericsson che già c'era, non ha portato altri clienti. I vertici aziendali parlano di condizioni ambientali e politiche sfavorevoli e della necessità di rivedere il progetto industriale con cui si sono insediati, in pompa magna, nel 2010. Lamentano il fatto di non essere riusciti, all'Aquila e in Abruzzo, a incanalare finanziamenti pubblici per il settore della ricerca, a differenza di altre regioni. Insomma», conclude Fegatelli, «non hanno pronunciato la parola chiusura, ma siamo di fronte a una situazione preoccupante, che va affrontata con serietà e determinazione».
Romana Scopano
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