Ex vicesindaco broker agli arresti per 15 giorni
Appalto Salesiani nella bufera per i legami tra Riga e l’imprenditore Mancini Religiosi committenti sfiorati dall’inchiesta. Il pm voleva i sigilli a una casa
L’AQUILA. «State buoni se potete» avrebbe detto San Filippo Neri, uno che di oratori se ne intendeva un po’. Il messaggio, a quanto pare, non è stato troppo recepito. Il cantiere da 28 milioni per l’Oratorio dell’Opera Salesiana San Giovanni Bosco, e tutto l’aggregato dell’omonimo viale, è finito nella polvere – nel vero senso della parola – con l’indagine della Procura affidata alla Finanza che ha portato a due arresti per corruzione, due divieti temporanei di fare impresa e al sequestro di 58mila euro ritenuti provento di attività illecita. Un brutto colpo per l’immagine dei Salesiani che – dall’attico di Bertone in giù – aggiungono un’altra spina a quelle già esistenti. I religiosi (alcuni dei quali, ora, operano altrove) sono stati sfiorati dall’indagine.
QUINDICI GIORNI. Nell’ordinanza custodiale, il gip Giuseppe Romano Gargarella ha indicato in quindici giorni il tempo congruo, anzi «ragionevole» per le esigenze cautelari di carattere probatorio. Quindici giorni di arresti domiciliari per l’ex vicesindaco ed ex assessore all’Urbanistica Roberto Rigae per l’imprenditore edile e vicepresidente dell’Aquila calcio Massimo Mancini possono bastare per impedire che gli indagati possano, «in ragione delle capacità di influenza e persuasione di cui sono dotati», come annota il giudice, «attivarsi immediatamente per fornire consigli alle persone informate», ovvero «occultare ulteriori atti utili per le indagini». Per Mancini, inoltre, il gip ritiene che vi sia anche il pericolo di reiterazione del reato «essendo attivo nella fase di ricostruzione, per cui sussiste la possibilità che con altri pubblici amministratori tenti analoghe condotte e approcci non leciti». Quanto poi agli altri due imprenditori interdetti, Simone Lorenzini e Sandro Martini, secondo il gip possono ripetere gli stessi reati «avendo già dimostrato la loro attitudine a tentare di condizionare in modo illecito l’azione amministrativa di pubblici ufficiali». Per loro la sospensione è di un mese.
FITTO PRIMA DELL’ACQUISTO. Secondo l’accusa, è vero che «Riga ha ricevuto da Mancini la promessa (e, progressivamente, anche la dazione) della somma di 172.800 euro (pari all’importo della locazione di anni 6 più altri 6).È anche vero che la corresponsione ammonta a 1.200 euro al mese a far data dalla stipula della locazione, e che grazie alla stipula di questa locazione strumentale e fuori mercato Riga si è determinato ad accendere un ulteriore mutuo per l’acquisto dell’immobile (locato a Mancini ancor prima dell’acquisto) al costo di euro 115.000. Pertanto, il tornaconto finale per Riga sarebbe stato alla fine l’acquisizione del diritto di proprietà su una casa di 115.000 euro (nell’ambito di una promessa formale al pagamento di 172.800)». Tuttavia, allo stato attuale, scrive il gip, «non può portarsi alla conseguenza richiesta dal pm tale ricostruzione, con il sequestro dell’abitazione». In ogni caso, «alla fin fine l’utilizzo di foresteria non serviva affatto all’impresa, e il contratto di affitto era solo un artificio per versare l’intera somma di 1200 euro al mese a Riga».
300 EURO DI CONDOMINIO. Tra le pieghe dei conti, i finanzieri hanno trovato anche un’altra “anomalia”. Si tratta della voce “spese condominiali” contenuta nel canone di locazione. L’accusa parla di “esoso importo di 300 euro mensili”. Da un accertamento con l’amministratore di condominio è emerso che le spese effettive ammontavano, invece, a 60 euro.
VICESINDACO E BROKER. Di «commistioni» – di ruoli e di accordi – tra committenza e impresa «per i lavori di realizzazione della nuova struttura e quelli per la riparazione e ricostruzione dell’Oratorio», con l’assistenza del politico di riferimento, parla l’ordinanza del gip che dipinge Riga come «sponsor dell’impresa dell’amico Mancini, ruolo già emerso in altre indagini». Il 14 ottobre 2013, all’inaugurazione dell’oratorio, i giovani dei Salesiani rappresentarono il “Sogno di don Bosco”. Tra prelati e benefattori, così chiosava l’allora vicesindaco Riga: «L’Aquila inizia a restituire la sua dignità all’Italia intera».
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