Fogne e gas, il governo non decide sul progetto
La Gran Sasso Acqua ha presentato 3 studi per il ripristino delle reti in centro il presidente Di Benedetto: aspettiamo da tempo di sapere cosa fare
L’AQUILA. Niente ricostruzione del centro storico se prima non vengono sistemati i sottoservizi. La rete sotterranea di acqua, gas, energia elettrica e telefono, deve essere riorganizzata interamente. Se ne parla dal dopo sisma, argomento sempre un po’ offuscato da quello apparentemente più urgente della ricostruzione delle case.
I tre progetti esistenti per risistemare la rete dei sottoservizi sono fermi a Roma, nelle stanze del ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, che deve decidere quale dei tre è idoneo per una città storica come L’Aquila e, soprattutto, finanziabile. Ma prima di approdare negli uffici di Barca, i tre progetti sono rimasti nei cassetti del Nucleo per la valutazione degli investimenti pubblici della presidenza consiglio dei ministri, dove il commissario Gianni Chiodi li ha spediti per farne valutare la congruità nel novembre del 2011. Ma andiamo con ordine. La società deputata a elaborare i progetti per i sottoservizi è la Gran Sasso Acqua, che coordina tutti gli altri gestori (Enel energia elettrica, Enel gas e Telecom).
Il presidente Americo Di Benedetto ricostruisce quanto fatto (e non fatto) finora. «Dopo il sisma abbiamo inviato una richiesta di risarcimento danni a causa della distruzione del sisma. Nel 2010 la richiesta venne accettata e ci venne riconosciuto un finanziamento di 27 milioni di euro, in base al quale abbiamo elaborato il nostro progetto».
La Struttura tecnica di missione, guidata da Gaetano Fontana, chiese alla Gsa altri due progetti «più altamente tecnologici». E si è arrivati alla primavera del 2011. Uno di questi è il cosiddetto «tunnel intelligente», in cui collocare tutti i sottoservizi, soluzione che permetterebbe agli operatori di entrare in piedi per effettuare ispezioni e interventi. Costo: 140 milioni di euro. Di qui i dubbi di Chiodi, che ha visto lievitare da 27 a 140 milioni i costi per i lavori e ha inviato i progetti a Roma. L’ultimo elaborato, quello «intermedio», è costituito da manufatti comuni tra i diversi servizi e pozzetti ispezionabili non con tunnel ma con collegamenti tra i manufatti. Costo: 80 milioni di euro. Una soluzione che permetterebbe di riorganizzare tutta la rete dei sottoservizi e di intervenire senza creare danni. Ma nonostante Barca abbia ricevuto i tre progetti da mesi, alla Gsa non arrivano risposte. «Diteci cosa dobbiamo fare», insiste Di Benedetto, che aspetta una risposta «dal novembre del 2011». Intanto sono passati tre anni e i sottoservizi, resi inservibili dal giorno del terremoto, continuano ad andare in rovina. È il caso della rete idrica del centro storico disabitato, in gran parte distrutta dalle gelate dell’ultimo rigido inverno.
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