Fuga di medici e primari dall'ospedale
Il manager: i professionisti spinti ad andare via dai tanti disagi del post terremoto
L'AQUILA. «Fuga» di medici e primari dal San Salvatore. Da domani non saranno più in servizio, nell'ospedale aquilano, il primario dell'Unità di chirurgia generale universitaria, Adelmo Antonucci, e il dottor Giampiero Di Marco, otorinolaringoiatra tra i più apprezzati. A rischio anche l'assistenza domiciliare oncologica, che necessita di nuovi fondi per andare avanti. Il San Salvatore, compresso negli spazi e con tanti problemi da affrontare, rischia un'emorragia professionale senza precedenti.
Una situazione imputabile, per il manager della Asl, Giancarlo Silveri, «ai disagi del post-terremoto, che stanno influendo sulle dinamiche professionali, oltre che familiari». Ad Antonucci, che ha preso un'aspettativa di 6 mesi, è stato offerto il primariato a Monza, mentre Di Marco si trasferirà a Roma per un anno.
«Stiamo procedendo con il recupero strutturale e funzionale del San Salvatore», dice Silveri, «un recupero che consenta di lavorare meglio di quanto non si facesse prima del terremoto. Dobbiamo definire l'organizzazione interna dell'ospedale, ma è chiaro che la Asl non ha gli strumenti per frenare queste fughe di professionisti spinti a lasciare L'Aquila da motivi personali».
Quanto al dualismo delle chirurgie (ora sono presenti l'ospedaliera e l'universitaria), Silveri afferma: «Due chirurgie sono troppe in proporzione al bacino di utenza. Momentaneamente, il primariato della chirurgia universitaria resterà scoperto, con l'affidamento dell'incarico a uno degli interni, ma valuteremo l'ipotesi di diversificare le due chirugie nell'ambito dell'atto aziendale che la Asl andrà a definire non appena ricevute le linee guida dalla Regione. Il tentativo è quello di tornare a rendere appetibile il nostro ospedale agli occhi di validi professionisti».
La Asl punta alla ricostruzione fisica del San Salvatore, non ancora completata, e al tempo stesso a restituire professionalità e smalto alla struttura, che dopo il sisma del 2009 ha subito un inevitabile calo di immagine. Qualche difficoltà anche per il servizio di assistenza domiciliare oncologica, che risente della mancanza di fondi. Un servizio fondamentale per l'affiancamento sanitario e psicologico dei pazienti.
«È stato presentato un progetto per l'assistenza oncologica sul territorio aquilano, che prevede una spesa di 300mila euro l'anno, a carico della Asl», conclude Silveri, «non possiamo autorizzarlo fino a quando non verrà definito l'atto aziendale. L'iniziativa va calata in un contesto più generale di riorganizzazione dei servizi e delle strutture del San Salvatore».
Una situazione imputabile, per il manager della Asl, Giancarlo Silveri, «ai disagi del post-terremoto, che stanno influendo sulle dinamiche professionali, oltre che familiari». Ad Antonucci, che ha preso un'aspettativa di 6 mesi, è stato offerto il primariato a Monza, mentre Di Marco si trasferirà a Roma per un anno.
«Stiamo procedendo con il recupero strutturale e funzionale del San Salvatore», dice Silveri, «un recupero che consenta di lavorare meglio di quanto non si facesse prima del terremoto. Dobbiamo definire l'organizzazione interna dell'ospedale, ma è chiaro che la Asl non ha gli strumenti per frenare queste fughe di professionisti spinti a lasciare L'Aquila da motivi personali».
Quanto al dualismo delle chirurgie (ora sono presenti l'ospedaliera e l'universitaria), Silveri afferma: «Due chirurgie sono troppe in proporzione al bacino di utenza. Momentaneamente, il primariato della chirurgia universitaria resterà scoperto, con l'affidamento dell'incarico a uno degli interni, ma valuteremo l'ipotesi di diversificare le due chirugie nell'ambito dell'atto aziendale che la Asl andrà a definire non appena ricevute le linee guida dalla Regione. Il tentativo è quello di tornare a rendere appetibile il nostro ospedale agli occhi di validi professionisti».
La Asl punta alla ricostruzione fisica del San Salvatore, non ancora completata, e al tempo stesso a restituire professionalità e smalto alla struttura, che dopo il sisma del 2009 ha subito un inevitabile calo di immagine. Qualche difficoltà anche per il servizio di assistenza domiciliare oncologica, che risente della mancanza di fondi. Un servizio fondamentale per l'affiancamento sanitario e psicologico dei pazienti.
«È stato presentato un progetto per l'assistenza oncologica sul territorio aquilano, che prevede una spesa di 300mila euro l'anno, a carico della Asl», conclude Silveri, «non possiamo autorizzarlo fino a quando non verrà definito l'atto aziendale. L'iniziativa va calata in un contesto più generale di riorganizzazione dei servizi e delle strutture del San Salvatore».
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