Giuliani: «Ho salvato la vita a 350 persone»
Il tecnico del radon ieri in aula: mi presi anche una denuncia per procurato allarme ma fui assolto
L’AQUILA. «Questo processo non ci sarebbe stato se questi professori della scienza infusa, come sono stati definiti, non avessero gettato fango su una persona, su un ricercatore che da anni lavorava su un progetto che in quel momento dava l’allarme».
Così Giampaolo Giuliani, il tecnico di ricerca che studia il radon in relazione alla possibilità di prevedere i terremoti, ha detto a margine della terza udienza. Giuliani era in aula ad assistere insieme ad altri aquilani, molti dei quali familiari delle 309 vittime. E secondo lui «gli interventi degli avvocati dello Stato offendono lo Stato, ma soprattutto la dignità delle vittime e i sopravvissuti». Giuliani salì agli onori della cronaca per i suoi modelli di previsione delle scosse sismiche non ritenuti, però, affidabili da gran parte della comunità scientifica. Secondo l’accusa e le parti civili fu proprio quel sistema di previsione, basato sull’osservazione del radon, conosciuto anche da gente comune e al centro dell’attenzione nei giorni immediatamente precedenti il sisma del 6 aprile, a spingere la Protezione civile a convocare la riunione della Grandi Rischi all’Aquila – quindi per la prima volta nella storia non a Roma – per mettere a tacere «un imbecille», come Guido Bertolaso definisce Giuliani in un’intercettazione. Bertolaso, allora capo della Protezione civile, è indagato in un filone parallelo del processo alla Commissione. Giuliani ha ricordato poi la vicenda della previsione di una scossa a Sulmona una settimana prima del sisma dell’Aquila, fatto per il quale fu denunciato per procurato allarme dall’allora sindaco di Sulmona e poi assolto. «Non ci sarebbe stato questo processo se non avessero detto bugie sul fatto che io avevo previsto il terremoto a Sulmona e non all’Aquila. Questa è una bugia data ad arte e ancora oggi nel mondo si è convinti di ciò. La malafede di Bertolaso e Boschi nell’indirizzare il sindaco di Sulmona a fare una denuncia e a farmi finire sotto inchiesta ha fatto sì che una settimana dopo io non abbia potuto avvisare tutti gli aquilani e molte persone che poi sono morte. Ne ho salvate oltre 350 tra L’Aquila, Poggio Picenze e Paganica dicendo loro: passate la notte fuori casa. E ci sono le prove dei messaggi».
©RIPRODUZIONE RISERVATA