Giuliani, il radon e le sue verità
Uscito il primo libro del ricercatore che ha sfidato la scienza ufficiale.
L’AQUILA. «Ho scritto la storia mai raccontata di un disastro annunciato, dell’uomo che avrebbe potuto salvare 300 vite e delle istituzioni che non gli hanno creduto». Giampaolo Giuliani (nella foto Iuliano), ricercatore che studia i precursori del sisma come il gas radon, si racconta.
Giuliani, come nasce l’idea di scrivere il libro «L’Aquila 2009, la mia verità sul terremoto»?.
«Il libro è una musica. Io ho dettato e lo scrittore Alfredo Fiorani ha messo in bella forma quest’armonia. È bellissimo. Lo presento domani a Roma. Dentro c’è tutta la storia di quello che ci è capitato. L’idea nasce da qui: erano due anni che avevo scritto un altro libro, la biografia di Giuliani, che parlava anche dei precursori sismici e dei risultati di 10 anni di ricerca. Sono felice: il libro, edito da Castelvecchi Tazebao, mi dà la possibilità di avvicinare le persone che ho conosciuto dal terremoto in poi e che mi sono state vicine. Racconto anche il rapporto avuto con le istituzioni».
Un capitolo del libro è intitolato «Il bandito Giuliani». Che significa?
«Da ricercatore solitario e appassionato ero diventato il bandito Giuliani. La notte del 12 marzo alcuni ragazzi, muniti di megafono, non trovano di meglio che scorrazzare per L’Aquila allarmando la cittadinanza e invitandola a uscire di casa millantando l’imminente verificarsi di un devastante terremoto. La fonte di tale apocalittica previsione risulta esere il nostro sito. È falso. Sporgiamo denuncia contro ignoti ma prendiamo atto del problema: il nostro sito è visibile da tutti e chi non dispone delle conoscenze per leggere con esattezza i dati rischia di fraintenderli. E il pericolo di gettare nel panico la popolazione è concreto. Per questo decidiamo, tutti insieme, di oscurare il sito degli istogrammi. È una scelta dolorosa: dall’inizio avevamo puntato tutto sulla trasparenza, sulla tracciabilità delle nostre azioni, sul nostro spirito da pionieri. Ma ormai l’indice è puntato contro di noi. Qualunque cosa diciamo, viene giudicata infondata, e qualunque voce sul terremoto viene attribuita a noi. Risuonano con amarezza nelle menti le “pontificie” rassicurazioni dei massimi esperti che in sismologia nulla è prevedibile, che non è possibile realizzare una previsione deterministica dei terremoti. Si è trattato di una deplorevole sottovalutazione».
Cosa si sarebbe potuto fare?
«Dare ascolto alla ricerca sperimentale e alla dignità degli aquilani. I depositari della verità credevano di avere tutto nelle mani e invece non avevano nulla».
Le sue ricerche hanno destato attenzione nel Sorano, tra Abruzzo e Lazio, dove si stanno verificando scosse frequenti. I suoi studi si estenderanno anche in quella zona?
«Certo. Ho scritto perché tutti sappiano, adesso, com’è possibile prevedere i terremoti. Anzi, d’accordo con i sindaci, installerò lì le macchine di Giuliani, i rilevatori di concentrazione di radon che, col sostegno di studiosi stranieri, avranno il controllo dal satellite».
Giuliani, come nasce l’idea di scrivere il libro «L’Aquila 2009, la mia verità sul terremoto»?.
«Il libro è una musica. Io ho dettato e lo scrittore Alfredo Fiorani ha messo in bella forma quest’armonia. È bellissimo. Lo presento domani a Roma. Dentro c’è tutta la storia di quello che ci è capitato. L’idea nasce da qui: erano due anni che avevo scritto un altro libro, la biografia di Giuliani, che parlava anche dei precursori sismici e dei risultati di 10 anni di ricerca. Sono felice: il libro, edito da Castelvecchi Tazebao, mi dà la possibilità di avvicinare le persone che ho conosciuto dal terremoto in poi e che mi sono state vicine. Racconto anche il rapporto avuto con le istituzioni».
Un capitolo del libro è intitolato «Il bandito Giuliani». Che significa?
«Da ricercatore solitario e appassionato ero diventato il bandito Giuliani. La notte del 12 marzo alcuni ragazzi, muniti di megafono, non trovano di meglio che scorrazzare per L’Aquila allarmando la cittadinanza e invitandola a uscire di casa millantando l’imminente verificarsi di un devastante terremoto. La fonte di tale apocalittica previsione risulta esere il nostro sito. È falso. Sporgiamo denuncia contro ignoti ma prendiamo atto del problema: il nostro sito è visibile da tutti e chi non dispone delle conoscenze per leggere con esattezza i dati rischia di fraintenderli. E il pericolo di gettare nel panico la popolazione è concreto. Per questo decidiamo, tutti insieme, di oscurare il sito degli istogrammi. È una scelta dolorosa: dall’inizio avevamo puntato tutto sulla trasparenza, sulla tracciabilità delle nostre azioni, sul nostro spirito da pionieri. Ma ormai l’indice è puntato contro di noi. Qualunque cosa diciamo, viene giudicata infondata, e qualunque voce sul terremoto viene attribuita a noi. Risuonano con amarezza nelle menti le “pontificie” rassicurazioni dei massimi esperti che in sismologia nulla è prevedibile, che non è possibile realizzare una previsione deterministica dei terremoti. Si è trattato di una deplorevole sottovalutazione».
Cosa si sarebbe potuto fare?
«Dare ascolto alla ricerca sperimentale e alla dignità degli aquilani. I depositari della verità credevano di avere tutto nelle mani e invece non avevano nulla».
Le sue ricerche hanno destato attenzione nel Sorano, tra Abruzzo e Lazio, dove si stanno verificando scosse frequenti. I suoi studi si estenderanno anche in quella zona?
«Certo. Ho scritto perché tutti sappiano, adesso, com’è possibile prevedere i terremoti. Anzi, d’accordo con i sindaci, installerò lì le macchine di Giuliani, i rilevatori di concentrazione di radon che, col sostegno di studiosi stranieri, avranno il controllo dal satellite».