Gli alloggi si svuotano, voglia di andar via 

Tra i residenti sfollati da oltre dieci anni nella frazione è forte il desiderio di tornare a vivere in un contesto di normalità

L’AQUILA. Fa uno strano effetto attraversare in macchina i vicoli del Progetto Case di Sant’Elia con una playlist di Nick Drake a volume accettabile. Le vibrazioni delle casse dell’autoradio accompagnano i riff in acustico, mentre le ruote continuano a girare tra i quartieri a caccia di qualche storia da raccontare. Il primo, dei due insediamenti, è composto da sette palazzine per un totale di 170 appartamenti. All’inizio ospitava tra 500 e 600 persone, oggi il numero è ben inferiore.
GLI ALLOGGI SI SVUOTANO. Anche il complesso di Sant’Elia 2 ha visto la popolazione residente ridursi sensibilmente dai 336 che vi abitavano all’inizio, nei 96 appartamenti distribuiti tra le quattro piastre. Ovvio che non si tratta di un fattore da considerarsi negativo, in termini assoluti, perché è collegato all’avanzare della ricostruzione. Fa specie, però, attraversare strade semivuote, in un avamposto così ben integrato nel tessuto metropolitano già esistente. Sul piazzale di via Natalino Mariani è parcheggiata una 500 simile a quella che il compianto tecnico-talent scout di rugby aveva ribattezzato “Aquilante”: era solito riempirla di palloni ovali da far girare per piazzette e punti di ritrovo, in modo da diffondere il gioco quanto più possibile. A due passi c’è un’area giochi per bambini, ancora perfettamente funzionante, con tutte le attrezzature al proprio posto, fatta eccezione per un cestino portarifiuti in legno, divelto e lasciato lì. Ma di bambini in giro se ne vedono pochi.
TRA I RESIDENTI. Erdis Hoxhaj, 72enne albanese, gira tra le panchine senza soluzione di continuità. Poco più avanti, una signora di origini sudamericana dà da mangiare ai gatti della palazzina. Più o meno in quel momento, spunta fuori Roberta De Silvestri, con le buste per la spesa. Un bel carico a prova delle mega-abbuffate di questi giorni. «La posizione di queste palazzine è ottima», spiega, «ma non vedo l’ora di tornare alla mia vecchia palazzina di Colle Capo Croce. Questi appartamenti sono piccoli per chi ha figli oggi maggiorenni: io ho un ragazzo e una ragazza costretti a condividere un letto matrimoniale in una stanza di pochi metri quadri. Altro problema», aggiunge, «è quello relativo all’impianto di riscaldamento non sempre funzionante e al sistema idraulico, molto spesso oggetto di guasto». Certo, c’è chi non se la passa malissimo, come Daniel Manieri, fumettista 21enne cresciuto all’ombra delle palazzine di questo quartiere che ogni giorno porta a spasso la sua Birba sulla strada che conduce al PalaAngeli. «Questa zona è ben servita dai mezzi di trasporto urbani», commenta, «e si trova in una posizione ottimale. Certo, negli anni il numero dei residenti si è molto ridotto. Però io mi trovo piuttosto bene a vivere da queste parti». La cagnolina si ferma a fare pipì proprio lì dove c’è l’ingresso dell’area che dovrebbe essere utilizzata come punto di raccolta in caso di evento sismico, secondo le indicazioni del piano di protezione civile. Un punto sempre più difficile da raggiungere per l’erba alta a ridosso del cancello di ingresso. Diverse, negli ultimi mesi, le segnalazioni su marciapiedi a pezzi, asfalto dissestato, erba alta e incolta e questo, nonostante le spese comuni per la manutenzione che possono superare i cento euro mensili a famiglia.
«NOI DIMENTICATI». «Non ce la facciamo a stare qui in una specie di dimenticatoio», valuta una residente. «Abbiamo tutti il diritto a una vita dignitosa. Non è giusto dover fare i conti anche con la preoccupazione che i nostri figli o le persone più anziane, che escono per prendere una boccata d’aria, possano farsi male». Nell’area a ridosso della Statale 17 insiste la chiesa parrocchiale, così come alcune attività che sono cresciute e si sono sviluppate negli ultimi anni, come l’edicola e il ristorante “La Carbonara”, che si propone anche come bar del quartiere. La loro organizzazione lavorativa consente di dare una risposta anche alle tante persone che si trovano in questa zona soltanto di passaggio.
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