Gran Sasso, operatori contro il sindaco
Associazione che raggruppa gli imprenditori della stazione sciistica boccia i progetti dell’amministrazione per il rilancio
L’AQUILA. «Le ricette di Cialente fioccano in ogni stagione, per poi sciogliersi come neve al sole». Gli operatori del Gran Sasso scelgono una metafora ad hoc per replicare agli annunci del sindaco in merito al futuro del Centro turistico e della stazione sciistica. L’associazione «Gransasso360» prende spunto dall’ultima intervista al Centro, in cui il sindaco anticipa i progetti per il rilancio della montagna, e ripercorre a ritroso, a partire dal 2009, le dichiarazioni di Cialente sull’argomento. Gli operatori turistici, in sostanza, chiedono di essere coinvolti nello sviluppo del territorio e concludono: «Siamo stufi di questo tragico teatrino. Prima che sia troppo tardi si lasci il campo libero a chi ha capacità e voglia di investire». Secondo l’associazione, «non si sa perché gli ormai famosi tasselli dei puzzle di Cialente vanno sistematicamente per aria un attimo prima di finire il gioco. Sembrerebbe che le motivazioni siano diverse dalla fatalità, quanto invece riconducibili a qualche volontà di ostacolo allo sviluppo reale». La ricostruzione dell’associazione inizia il 4 agosto 2009, quando il sindaco dichiara: «Entro il 15 settembre 2009 avverrà, senza ulteriori rinvii, la pubblicazione del bando di privatizzazione del Ctgs». Il 14 maggio 2010 dice: «A breve(...) sarà avviata la procedura di project financing (...) L’Ati gestirà la stazione, funivia compresa, prenderà in carico i 7 milioni di debito del Centro turistico». Per poi aggiungere: «Con la realizzazione dello ski dome potremo far diventare L’Aquila capitale dell’Appennino con la più grande stazione sciistica del Centro-Sud con 125 km di piste». E siamo al 28 settembre 2011, quando il sindaco annuncia: «Da marzo prossimo la funivia viaggerà anche in notturna, grazie all’illuminazione». Ancora una dichiarazione il 9 ottobre 2011: «Se tutto va come dovrebbe andare, la stessa Invitalia, poi, reinvestirà i 4 milioni nella ricapitalizzazione del Centro turistico, il primo passo verso la privatizzazione dell’azienda. Due tasselli del mosaico, Gran Sasso e polo elettronico». E due giorni dopo: «È già pronto il bando per la ricapitalizzazione della società: i primi due mesi saranno riservati agli enti locali, che intendono investire nell’operazione. Nei 60 giorni successivi sarà dato spazio ai privati». Il 14 novembre, sempre del 2011, il sindaco afferma: «Il Gran Sasso è destinato a un grande sviluppo», grazie al piano d’area, «che noi dobbiamo seguire passo passo. Anche per questo ho deciso di ricandidarmi». E poi, il 5 dicembre: «Entro il 2012 sarà possibile avviare gli interventi del Piano d’area, approvato già da tempo anche dal Parco». Infine, il 4 dicembre 2012: «Il Comune intende, inoltre, ripristinare la fermata intermedia “a domanda”, proprio a metà percorso della funivia. Il percorso prevederà la possibilità per gli escursionisti di chiedere lo stop della funivia all’altezza dei canaloni». E arriviamo agli ultimi giorni: «Ora», scrivono gli operatori Gran Sasso 360, «quelle voci allarmistiche sulla possibile mancata riapertura degli impianti, che fanno disperare gli operatori privati e danno il prurito a Cialente, si sono levate proprio dai dipendenti fiduciari di Cialente: i responsabii del Ctgs De Angelis e Beomonte Zobel. Dovrebbe chiedere a loro come mai. Dovrebbe fare una chiacchierata anche con il “suo” avvocato de Nardis che in commissione riferisce che Invitalia sarà impegnata in modo un po’ diverso da quello che immagina il sindaco. Inoltre», dicono gli operatori, «il risanamento economico che Cialente esalta oggi è lo stesso che Invitalia aveva chiesto più di un anno fa. Il motivo per cui è saltato l’ingresso della stessa Invitalia nel Ctgs è proprio questo: l’inconcludenza del sindaco anche su questo fronte. Invece di pensare al rilancio, l’amministrazione si avventura in una revisione del Piano di sviluppo territoriale, che comporterà un iter paralizzante di 10 anni. Questo», concludono, gli operatori, «dopo che Cialente ha dichiarato che si è ricandidato perché esisteva quel Piano di sviluppo».
Romana Scopano
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