Grandi rischi, ancora accuse alla stampa

I testimoni a difesa dei 7 imputati: la colpa non fu della commissione ma dei giornali

L'AQUILA. La linea difensiva dei sette imputati nel processo Grandi Rischi, quello relativo «al mancato allarme», appare sempre più chiara. La colpa non fu loro ma della stampa che non seppe comunicare bene le loro conclusioni scientifiche. Ieri altri testi convocati dalla difesa hanno lanciato strali contro i giornali.

Con la testimonianza degli ultimi tre esperti si é chiusa ieri in tribunale la lunga fase delle deposizioni del processo alla commissione Grandi rischi, l'organo scientifico consultivo della presidenza del Consiglio sotto accusa nella sua composizione del 2009 per aver sottovalutato il rischio sismico e dato false rassicurazioni agli aquilani alla vigilia della devastante scossa del 6 aprile. Oltre 300 i testi citati da accusa, difesa e parti civili. La prossima udienza, fissata per il 30 maggio, sarà la prima dedicata all'audizione degli imputati.

Ieri nel corso della 22esima udienza, il primo teste a sfilare é stato Concetta Nostro, prima ricercatrice dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), la quale ha parlato di come in un articolo di febbraio 2009 del quotidiano «Il Centro» fu riportata «a sua insaputa una intervista» che non riportava il suo pensiero. Su sollecitazione di uno degli avvocati degli imputati, l'esperta ha chiarito di non aver smentito l'intervista. L'esperta ha poi riferito di aver invitato il giornalista del Centro che scrisse l'articolo di febbraio a parlare, dopo la riunione della Commissione, con Giulio Selvaggi (oggi imputato). La teste sostiene che a settembre 2009, quindi dopo il sisma, il giornalista, incontrato per caso, le disse che l'intervista a Selvaggi non sarebbe stata pubblicata perchè avrebbe creato allarme. Tutto per affermare, come già aveva fatto il capo della Protezione civile Franco Gabrielli che gli esperti con c'entrano ma è tutta colpa dei giornalisti. Naturalmente le telefonate intercettate di Bertolaso, i verbali fatti dopo il terremoto, le dichiarazioni rilasciate il 31 marzo 2009 urbi et orbi dai componenti della Commissione a tv e giornali sono solo minuzie.

Dopo la Nostro è stata la volta del neurologo e docente di neuroscienze cognitive presso l'ospedale «San Raffaele» di Milano, Stefano Cappa, chiamato a valutare il contenuto dei giornali, delle interviste televisive, anche quella dell'imputato Bernardo De Bernardinis (che rispose di sì a una domanda sul bere un bicchiere di vino Montepulciano) dei verbali delle parti offese. L'esperto ha detto che tutto il materiale raccolto «trasmetteva tipicamente informazioni di ambiguità, generiche e non specifiche».

Infine é stato sentito Paolo Gasparini, professore ordinario di geosifica, esperto di vulcanologia e sismologia a Napoli e per 13 anni direttore dell'Osservatorio Vesuviano. Il docente ha sostanzialmente scagionato gli imputati parlando di «coerenza nelle loro affermazioni scientifiche».
L'esperto ha parlato anche del gas radon e in riferimento al ricercatore aquilano Giampaolo Giuliani ha detto: «Lo conosco, ci siamo incontrati in un dibattito dopo il terremoto, si tratta di un metodo che non ha attendibilità».

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