Grandi rischi, Boschi in aula: i terremoti non si possono prevedere
L'AQUILA. "Quello che succede sotto L'Aquila oppure oggi sotto l'Emilia Romagna è inaccessibile all'esperienza diretta, dobbiamo ragionare all'inverso. Abbiamo idee molto precise su tante cose, come avviene il fenomeno, dove succede, ma ancora non riusciamo a trasformare tutto questo in una serie di equazioni matematiche che consentano di prevedere il sistema". Lo ha detto questa mattina l'ex presidente dell'Ingv, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Enzo Boschi, nel corso del suo esame come imputato al processo alla Commissione Grandi rischi, in corso all'Aquila.
Sulla riunione del 31 marzo 2009 che ha originato il processo, Boschi ha detto: "Ho capito dopo che il problema fondamentale era stabilire se i terremoti si possono prevedere o no, la mia risposta è senz'altro no". "Ci siamo riuniti per dirci cose già note? Probabilmente qualcuno ha ritenuto necessario che si dicesse così, ma non sono io che organizzo", così ha risposto Boschi alla domanda del giudice, Marco Billi, che ha evidenziato che in base a verbali e resoconti "vi siete incontrati all'Aquila, un luogo atipico per la Cgr, arrivando da tutta Italia solo per dirvi una cosa che già conoscevate, che non è possibile prevedere ora e luogo dei terremoti?".
Ha criticato Bertolaso Claudio Eva, uno dei più noti sismologi italiani, che ha parlato dell'intercettazione telefonica che ha portato Bertolaso a essere indagato in un procedimento connesso al filone principale: "Bertolaso era ben conscio che per scaricare l'energia di un sisma di magnitudo 6 sarebbero servite un milione di scosse di magnitudo 3 in precedenza, un fatto impensabile in natura".
Molto tecnico l'esame di Gian Michele Calvi, che ha riferito che la riunione del 2009 all'Aquila "non si può dire sia stata atipica, visto che dopo la riforma del 2006 si sono tenute solo due-tre riunioni, compresa quella di insediamento". Ricordando la riunione, Calvi ha detto che "conoscevo le altre sette persone oggetto del processo e nessun altro dei presenti. Ci sarà stata un'altra decina di persone", ha ipotizzato.
Sulla riunione del 31 marzo 2009 che ha originato il processo, Boschi ha detto: "Ho capito dopo che il problema fondamentale era stabilire se i terremoti si possono prevedere o no, la mia risposta è senz'altro no". "Ci siamo riuniti per dirci cose già note? Probabilmente qualcuno ha ritenuto necessario che si dicesse così, ma non sono io che organizzo", così ha risposto Boschi alla domanda del giudice, Marco Billi, che ha evidenziato che in base a verbali e resoconti "vi siete incontrati all'Aquila, un luogo atipico per la Cgr, arrivando da tutta Italia solo per dirvi una cosa che già conoscevate, che non è possibile prevedere ora e luogo dei terremoti?".
Ha criticato Bertolaso Claudio Eva, uno dei più noti sismologi italiani, che ha parlato dell'intercettazione telefonica che ha portato Bertolaso a essere indagato in un procedimento connesso al filone principale: "Bertolaso era ben conscio che per scaricare l'energia di un sisma di magnitudo 6 sarebbero servite un milione di scosse di magnitudo 3 in precedenza, un fatto impensabile in natura".
Molto tecnico l'esame di Gian Michele Calvi, che ha riferito che la riunione del 2009 all'Aquila "non si può dire sia stata atipica, visto che dopo la riforma del 2006 si sono tenute solo due-tre riunioni, compresa quella di insediamento". Ricordando la riunione, Calvi ha detto che "conoscevo le altre sette persone oggetto del processo e nessun altro dei presenti. Ci sarà stata un'altra decina di persone", ha ipotizzato.