da l'aquila a roma
Grandi rischi, il flash mob davanti alla Cassazione
Alcuni familiari delle vittime del terremoto del 2009 e qualche artista ha raggiunto il Palazzaccio e indossato le magliette bianche con la scritta "Rassicurato". Esposto anche lo striscione con il nome delle 309 vittime
L'AQUILA. "Rassicurato: avevo 21 anni". "Rassicurato: avevo 27 anni". "Rassicurato: avevo 5 anni". Queste le scritte che comparivano sulle magliette bianche che gli aquilani presenti questa mattina in piazza Cavour a Roma, davanti al Palazzaccio sede della Corte di Cassazione, hanno indossato prima dell'udienza avviata dalla quarta sezione penale in merito al processo ai sette esperti della Grandi rischi, assolti dai giudici della Corte d'Appello di L'Aquila. Esposto anche lo striscione con i nomi delle 309 vittime e due striscioni orizzontali che richiamano sempre il dramma vissuto poco più di sei anni fa da tantissime famiglie dell'Aquilano.
Sei assolti e un solo condannato, Bernardo De Berardinis, all'epoca vice del capo del Dipartimento nazionale della Protezione civile Guido Bertolaso. In primo grado erano stati condannati anche Franco Barberi, Enzo Boschi, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Claudio Eva e Mauro Dolce. Nel novembre del 2014 la sentenza di primo grado venne ribaltata. Ora si attende il terzo grado, ultimo e definitivo sull'operato della commissione Grandi rischi.
A "smascherare" l'intento propagandistico e tutt'altro che scientifico della riunione della commissione grandi rischi a L'Aquila fu successivamente, grazie a un'inchiesta, l'intercettazione della telefonata intercorsa tra Bertolaso e l'allora assessore regionale alla Protezione civile Daniela Stati nella quale Bertolaso spiega che si tratterà di una riunione pro forma utile a far tacere le voci allarmistiche che da più parti cominciarono a sollevarsi. Nessuna indicazione utile fu data agli amministratori comunali dei paesi interessati dallo sciame sismico. Neppure l'ordine a sgomberare gli edifici ritenuti a rischio. Se il terremoto si fosse scatenato di giorno e non alle 3.32 di notte, le vittime sarebbero state migliaia.
Tra i familiari (pochi) delle vittime del sisma del 6 aprile 2009 che distrusse L'Aquila e dintorni provocando 309 vittime stamattina a Roma c'è anche Antonietta Centofanti: "Questo non è un processo alla scienza, ma a quella commissione furono in molti a dare fiducia, e ora è giusto che ognuno si prenda le sue responsabilità". Pochi gli altri familiari e gli artisti presenti per il flash mob con le magliette bianche, durato qualche minuto e poi conclusosi con l'inizio dell'udienza tuttora in corso.