Grandi rischi, per la Cassazione "l'imprudenza" di De Bernardinis fu causa del disastro all'Aquila
Depositate le motivazioni della sentenza che ha confermato la condanna dell'ex vice capo della protezione civile e l'assoluzione dei sei scienziati che facevano parte della commissione
ROMA. Un’informazione «imprudente» e «scorretta» senza la quale alcune morti, provocate dalla scossa sismica che sconvolse L’Aquila nella notte del 6 aprile 2009, «non si sarebbero verificate». Questo il giudizio che la quarta sezione penale della Cassazione esprime, nelle 170 pagine di motivazioni sul processo alla Commissione Grandi Rischi, sulla condotta tenuta dall’ex vicecapo della Protezione civile Bernando De Bernardinis, condannato in via definitiva nello scorso dicembre a 2 anni di reclusione per omicidio colposo e lesioni in relazioni alle rassicurazioni infondate date alla popolazione aquilana alla vigilia del terremoto.
Confermata in toto la sentenza d'appello. A carico dell'ex vice capo della Protezione Civile dell'epoca di Guido Bertolaso c'è il fatto che la sua «conclamata incompetenza» in tema di valutazione del rischio sismico gli «avrebbe imposto» di astenersi dall'affermare ai media - il 31 marzo del 2009, durante lo sciame sismico che da mesi scuoteva l'Abruzzo e il suo capoluogo - «l'indole positiva» dello «scarico di energia» gli «avrebbe imposto di non insistere sull'asserita normalità dello sciame», e inoltre «connotata da innegabile negligenza e imprudenza deve ritenersi la sua affermazione sull'assenza di pericoli nella situazione in corso». Per questo la suprema corte ha confermato la condanna a due anni per De Bernardinis - pena sospesa - per l'omicidio colposo di 29 persone, che fidandosi delle sue parole «rassicuranti» avevano abbassato la soglia di cautela, e confermato l'assoluzione dei sei scienziati imputati perché non erano al corrente del fatto che la seduta aveva «la finalità di fornire alla popolazione un messaggio di rassicurazione». Anzi, per la Cassazione gli scienziati - Franco Barberi, Enzo Boschi, Giulio Selvaggi, Michele Calvi, Claudio Eva e Mauro Dolce - nella riunione confermarono motivi di allarme per la situazione e negarono la "teoria" della prevedibilità dei terremoti.
La condotta imprudente di De Bernardinis. I giudici di piazza Cavour condividono totalmente le conclusioni della Corte d’appello dell’Aquila, rilevando che «ove l’imputato non avesse detto ciò che invece disse e se, in sostanza, avesse diligentemente informato il proprio messaggio a uno standard di indiscutibile correttezza scientifica e di più accorta prudenza, circa la ragionevole valutazione (non spregiudicatamente favorevole) degli eventi e di assenza di pericolosità, le morti non si sarebbero verificate, perchè quei cittadini aquilani avrebbero continuato ad adottare, nel corso della notte tra il 5 e il 6 aprile 2009, le precauzioni conosciute». La Cassazione, con un principio di diritto, sancisce inoltre che «l’organo della Protezione civile, che provvede a fornire informazioni alla pubblica opinione circa la previsione, l’entità o la natura di paventati eventi rischiosi per la pubblica incolumità, esercita una concreta funzione operativa di prevenzione e di protezione, ed è a tal fine tenuto ad adeguare il contenuto della comunicazione pubblica a un livello ottimale di trasparenza e correttezza scientifica delle informazioni diffuse, e ad adattare il linguaggio comunicativo ai canoni della chiarezza, oggettiva comprensibilità e inequivocità espressiva». Dunque, scrivono i supremi giudici nelle 170 pagine di motivazioni della sentenza, «ove la condotta imprudente non fosse stata tenuta dall’imputato e ove egli avesse mantenuto un profilo di maggiore prudenza, omettendo di riferire quei concetti rassicuranti capaci di incidere negativamente sul livello di attenzione e di precauzione propri dei tradizionali comportamenti autoprotettivi dei cittadini, l’evento non si sarebbe verificato».
La Cassazione: gli scenziati dissero che il terremoto non è prevedibile. Per quel che riguarda l'assoluzione dei sei scienziati che facevano parte della Commissione Grandi Rischi, per la Cassazione è «incontestato» che affermarono che «i terremoti non sono prevedibili» in base a quanto «permettono di dire le odierne conoscenze scientifiche». La Suprema Corte ha condiviso dunque le conclusioni dei giudici d’appello i quali avevano ritenuto che «non fosse attribuibile agli esperti una qualche comunicazione indebitamente rassicurante». Per la Cassazione è stato inoltre «escluso» che gli esperti «avessero avuto conoscenza» delle affermazioni di De Bernardinis. La stessa riunione, secondo i magistrati, era «priva di funzione di informazione alla popolazione» ed è stato anche «escluso che durante la stessa e successivamente fossero state propalate dagli esperti informazioni incaute». In primo grado i sei scienziati - Franco Barberi (presidente vicario della Commissione), Enzo Boschi (presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia), Giulio Selvaggi (direttore del Centro nazionale terremoti), Gian Michele Calvi (direttore di Eucentre e responsabile del progetto C.a.s.e.), Claudio Eva (ordinario di Fisica all’università di Genova) e Mauro Dolce (direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile) - vennero condannati, così come l’ex vicecapo della Protezione civile Bernardo De Bernardinis, a 6 anni di reclusione.