Grandi Rischi, scontro sulle spese legali
L'Ingv chiede alla Protezione civile di pagare le parcelle per gli imputati Boschi e Selvaggi
L'AQUILA. Il processo ai componenti della commissione Grandi Rischi accusati di omicidio colposo plurimo, è alle battute finali ed è scontro sulla parcelle che in caso di condanna gli imputati dovranno pagare ai loro avvocati. A mobilitarsi è l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) che ha chiesto alla Protezione civile il rimborso per le spese che dovranno affrontare rispettivamente Enzo Boschi ex presidente e Giulio Selvaggi dipendente dell'Istituto, due dei sette imputati.
«Questo istituto», si legge in una nota inviata al dipartimento della Protezione civile, «ritiene che ai funzionari in questione spetti il rimborso delle spese legali e che tale rimborso sia a carico di codesto Dipartimento dal momento che la commissione Grandi Rischi si configura come un organo del Dipartimento della protezione civile. Il diritto a esigere il rimborso delle spese legali infatti viene applicato nell'ambito del diritto pubblico a favore di coloro che sono stati investiti di una carica e agiscono per interesse non proprio ma in quanto legittimamente investiti del compito di realizzare interessi di altri centri di imputazione giuridica. Con la conseguenza che gli amministratori pubblici e dipendenti pubblici non devono sopportare gli effetti svantaggiosi della propria attività».
Una richiesta, dunque, che poggia sulla prevedibile onerosità delle parcelle di avvocati di chiara fama che hanno partecipato a oltre venti udienze studiando strategie per un caso di certo spinoso e che molto probabilmente andrà avanti fino alla Cassazione. La risposta del Dipartimento della Protezione civile (che agisce sotto l'egida della presidenza del Consiglio dei ministri) non si è fatta attendere e il parere è scontato. «Salvo diverso avviso dell'Avvocatura dello Stato», replica, «si ritiene di non potre dare riscontro alla richiesta di cui trattasi». (g.g.)
«Questo istituto», si legge in una nota inviata al dipartimento della Protezione civile, «ritiene che ai funzionari in questione spetti il rimborso delle spese legali e che tale rimborso sia a carico di codesto Dipartimento dal momento che la commissione Grandi Rischi si configura come un organo del Dipartimento della protezione civile. Il diritto a esigere il rimborso delle spese legali infatti viene applicato nell'ambito del diritto pubblico a favore di coloro che sono stati investiti di una carica e agiscono per interesse non proprio ma in quanto legittimamente investiti del compito di realizzare interessi di altri centri di imputazione giuridica. Con la conseguenza che gli amministratori pubblici e dipendenti pubblici non devono sopportare gli effetti svantaggiosi della propria attività».
Una richiesta, dunque, che poggia sulla prevedibile onerosità delle parcelle di avvocati di chiara fama che hanno partecipato a oltre venti udienze studiando strategie per un caso di certo spinoso e che molto probabilmente andrà avanti fino alla Cassazione. La risposta del Dipartimento della Protezione civile (che agisce sotto l'egida della presidenza del Consiglio dei ministri) non si è fatta attendere e il parere è scontato. «Salvo diverso avviso dell'Avvocatura dello Stato», replica, «si ritiene di non potre dare riscontro alla richiesta di cui trattasi». (g.g.)
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