I medici: un Comitato di salute pubblica
I sindacati Anaao e Assomed: basta con ingiustizie a danno degli utenti
L’AQUILA. «Un Comitato di salute pubblica, per bloccare le ingiustizie e le sofferenze dei cittadini utenti della sanità e dei giovani operatori sanitari precari». Non escludono neppure una manifestazione pubblica, che coinvolga l’intera città, per difendere il diritto alla salute. A scendere in campo, sui problemi dalla sanità aquilana, che derivano soprattutto dalle scelte politiche della Regione - e non da adesso -, sono i sindacati dei medici Anaao, Assomed, Sumi e Fesmed, in particolare le prime due sigle, «in qualità di organizzazioni maggiormente rappresentative delmondo medico aquilano».
«I gravi disagi per i cittadini, le speranze e le opportunità perdute per i lavoratori precari, erano prevedibili e dovevano creare i giusti allarmi in tempi non sospetti», sostengono i sindacati dei medici ospedalieri. «Il groviglio di interessi economici che ruota intorno al mondo della salute, ha gettato nel baratro il sistema di assistenza, togliendo risorse ai malati, agli operatori sanitari e all’ occupazione, generando continue tassazioni che gravano sui cittadini. Si sono verificate all’interno della Regione, paradossali discrepanze economico-finanziarie, collegabili a mancanze di verifiche e controlli, che hanno portato a un risultato tanto sorprendente quanto anomalo, per il quale il debito pro-capite dei residenti della Asl dell’Aquila è circa sei volte superiore al debito pro-capite dei residenti delle Asl di Chieti e di Pescara».
Tra le cause dell’incremento del debito, i sindacati dei medici ospedalieri individuano «l’inefficace politica delle cartolarizzazioni, sulla cui costituzionalita ha recentemente sollevato dei dubbi anche la Corte dei conti, per violazione dell articolo 119 della costituzione in base al quale le Regioni possono ricorrere all’indebitamento solo per finanziare spese di investimento e non per mere spese di funzionamento. Ancora più dubbi vengono dalla proposta di una ennesima e inutile cartolarizzazione-svendita del nostro patrimonio immobiliare (il complesso di Santa Maria di Collemaggio, ndr) per ripianare i debiti di chi in questi anni ha sperperato risorse e ha dato vita a politiche di poco virtuose. Pur comprendendo che all’interno di un sistema equo-solidale i meccanismi di perequazione vanno tenuti in debita considerazione, non è tuttavia accettabile che la nostra Asl, che ha operato dal 2002 nel pieno rispetto del patto di stabilità, con blocco del turn-over, ridotti investimenti nel campo dell’innovazione tecnologica e nella sostituzione di macchinari obsoleti, non possa godere di quei diritti-privilegi dovuti a chiunque abbia rispettato le regole del gioco. La realtà aquilana, già duramente provata da una crisi economica senza precedenti, non può permettersi di pagare un prezzo così elevato per scelte politiche improprie e penalizzanti. E assolutamente necessario avviare con fermezza una politica di serrato controllo sulle cliniche private convenzionate (dove i ricoveri impropri risultano spesso elevati), sui pagamenti di prestazioni extra-budget».
«I gravi disagi per i cittadini, le speranze e le opportunità perdute per i lavoratori precari, erano prevedibili e dovevano creare i giusti allarmi in tempi non sospetti», sostengono i sindacati dei medici ospedalieri. «Il groviglio di interessi economici che ruota intorno al mondo della salute, ha gettato nel baratro il sistema di assistenza, togliendo risorse ai malati, agli operatori sanitari e all’ occupazione, generando continue tassazioni che gravano sui cittadini. Si sono verificate all’interno della Regione, paradossali discrepanze economico-finanziarie, collegabili a mancanze di verifiche e controlli, che hanno portato a un risultato tanto sorprendente quanto anomalo, per il quale il debito pro-capite dei residenti della Asl dell’Aquila è circa sei volte superiore al debito pro-capite dei residenti delle Asl di Chieti e di Pescara».
Tra le cause dell’incremento del debito, i sindacati dei medici ospedalieri individuano «l’inefficace politica delle cartolarizzazioni, sulla cui costituzionalita ha recentemente sollevato dei dubbi anche la Corte dei conti, per violazione dell articolo 119 della costituzione in base al quale le Regioni possono ricorrere all’indebitamento solo per finanziare spese di investimento e non per mere spese di funzionamento. Ancora più dubbi vengono dalla proposta di una ennesima e inutile cartolarizzazione-svendita del nostro patrimonio immobiliare (il complesso di Santa Maria di Collemaggio, ndr) per ripianare i debiti di chi in questi anni ha sperperato risorse e ha dato vita a politiche di poco virtuose. Pur comprendendo che all’interno di un sistema equo-solidale i meccanismi di perequazione vanno tenuti in debita considerazione, non è tuttavia accettabile che la nostra Asl, che ha operato dal 2002 nel pieno rispetto del patto di stabilità, con blocco del turn-over, ridotti investimenti nel campo dell’innovazione tecnologica e nella sostituzione di macchinari obsoleti, non possa godere di quei diritti-privilegi dovuti a chiunque abbia rispettato le regole del gioco. La realtà aquilana, già duramente provata da una crisi economica senza precedenti, non può permettersi di pagare un prezzo così elevato per scelte politiche improprie e penalizzanti. E assolutamente necessario avviare con fermezza una politica di serrato controllo sulle cliniche private convenzionate (dove i ricoveri impropri risultano spesso elevati), sui pagamenti di prestazioni extra-budget».