«I soldi per le case B e C non ci sono»
Denuncia del presidente degli ingegneri: ecco perché respingono le domande.
L’AQUILA. «I soldi per riparare le case B e C non ci sono. Il termine del 18 dicembre per le domande va eliminato a tutti i costi. Sulla ricostruzione leggera è stato tutto sbagliato: dai tempi alle procedure. Altro che progettisti lenti». È un fiume in piena, il presidente dell’Ordine degli Ingegneri Paolo De Santis, dopo l’allarme delle 10mila pratiche ancora da presentare e l’attacco di Cialente ai professionisti.
Ingegnere, con 10mila domande da presentare e la scadenza del 18 dicembre alle porte si rischia che il sistema vada in tilt. Come se ne esce?
«Infatti non se ne esce. Sulla ricostruzione leggera sono stati sbagliati i costi e i tempi. Per non parlare delle procedure assurde che mi costringono a scrivere una lettera al giorno per ottenere chiarimenti. Se quella del rientro a casa era un’emergenza vera la si doveva affrontare a luglio, non adesso. A novembre la situazione si è sbloccata, dopo le linee guida e decine di riunioni in cui abbiamo dovuto fare la voce grossa per farci ascoltare. Fino ad allora Fintecna, Cineas e Reluis erano tre corpi separati. I progetti dell’Aquila venivano inviati via Internet e valutati ad Aosta, a Canicattì, a Roma, senza sapere chi li vagliasse. L’abbiamo chiesto più volte di conoscere chi fossero questi 250 super esperti. Non ce l’hanno mai detto. Siamo stati noi a chiedere che ci fosse gente vera, con cui poter parlare, e non interlocutori virtuali. Il meccanismo complicato è stato creato apposta per rimandare, rimandare, rimandare e, rallentando la procedura, far slittare tutto al 2010. Questo, secondo me, è dovuto al fatto che per il 2009 i soldi non ci sono: le risorse per rifare le case degli aquilani sono nulle. L’anno venturo, forse, ci salveremo grazie alla convenzione Abi-Cassa depositi e prestiti. Ecco perché respingono le pratiche».
Le proposte?
«Sbloccare subito la situazione eliminando il termine del 18 dicembre per chiedere i contributi. I termini non devono esistere altrimenti la gente le case non le riparerà più. Impossibile pensare di poter presentare, trattare e vistare mille pratiche al giorno. Il problema non è dei tecnici. Non è di chi, come noi, sta in trincea dal 6 aprile. Il problema è della politica che se ne deve fare carico. E qui parliamo ancora di ricostruzione leggera. Figuriamoci cosa accadrà per le case E. Figuriamoci per il centro storico, dove già con i puntellamenti sono avvenute cose strane. Hanno lavorato sempre le stesse ditte e i nostri associati sono stati tenuti fuori dal recinto senza neppure poter entrare».
Cialente ha accusato il governo di aver creato procedure intricate e voi tecnici di essere lenti. Cosa risponde?
«Noi non siamo affatto lenti, la struttura comunale sta facendo quello che può. Ma nessuno, di quell’ente, è immune dall’enorme sottovalutazione che si è fatta a giugno. Quando, il 2 novembre, abbiamo avuto un incontro con Cialente, con grande meraviglia ho scoperto che non conosceva i numeri della ricostruzione. Prima del 5 novembre Cineas operava con criteri a tutti sconosciuti. Le linee guida sono arrivate a ottobre. Ritardi imperdonabili che qualcuno vorrebbe addebitare ai tecnici».
Ingegnere, con 10mila domande da presentare e la scadenza del 18 dicembre alle porte si rischia che il sistema vada in tilt. Come se ne esce?
«Infatti non se ne esce. Sulla ricostruzione leggera sono stati sbagliati i costi e i tempi. Per non parlare delle procedure assurde che mi costringono a scrivere una lettera al giorno per ottenere chiarimenti. Se quella del rientro a casa era un’emergenza vera la si doveva affrontare a luglio, non adesso. A novembre la situazione si è sbloccata, dopo le linee guida e decine di riunioni in cui abbiamo dovuto fare la voce grossa per farci ascoltare. Fino ad allora Fintecna, Cineas e Reluis erano tre corpi separati. I progetti dell’Aquila venivano inviati via Internet e valutati ad Aosta, a Canicattì, a Roma, senza sapere chi li vagliasse. L’abbiamo chiesto più volte di conoscere chi fossero questi 250 super esperti. Non ce l’hanno mai detto. Siamo stati noi a chiedere che ci fosse gente vera, con cui poter parlare, e non interlocutori virtuali. Il meccanismo complicato è stato creato apposta per rimandare, rimandare, rimandare e, rallentando la procedura, far slittare tutto al 2010. Questo, secondo me, è dovuto al fatto che per il 2009 i soldi non ci sono: le risorse per rifare le case degli aquilani sono nulle. L’anno venturo, forse, ci salveremo grazie alla convenzione Abi-Cassa depositi e prestiti. Ecco perché respingono le pratiche».
Le proposte?
«Sbloccare subito la situazione eliminando il termine del 18 dicembre per chiedere i contributi. I termini non devono esistere altrimenti la gente le case non le riparerà più. Impossibile pensare di poter presentare, trattare e vistare mille pratiche al giorno. Il problema non è dei tecnici. Non è di chi, come noi, sta in trincea dal 6 aprile. Il problema è della politica che se ne deve fare carico. E qui parliamo ancora di ricostruzione leggera. Figuriamoci cosa accadrà per le case E. Figuriamoci per il centro storico, dove già con i puntellamenti sono avvenute cose strane. Hanno lavorato sempre le stesse ditte e i nostri associati sono stati tenuti fuori dal recinto senza neppure poter entrare».
Cialente ha accusato il governo di aver creato procedure intricate e voi tecnici di essere lenti. Cosa risponde?
«Noi non siamo affatto lenti, la struttura comunale sta facendo quello che può. Ma nessuno, di quell’ente, è immune dall’enorme sottovalutazione che si è fatta a giugno. Quando, il 2 novembre, abbiamo avuto un incontro con Cialente, con grande meraviglia ho scoperto che non conosceva i numeri della ricostruzione. Prima del 5 novembre Cineas operava con criteri a tutti sconosciuti. Le linee guida sono arrivate a ottobre. Ritardi imperdonabili che qualcuno vorrebbe addebitare ai tecnici».