Il cardinale Bagnasco promuove il governo

Visita ai cantieri: i risultati si vedono, si sta lavorando bene.

L’AQUILA. Il cardinale con le «greche» (come ex capo dei cappellani militari è generale di corpo d’armata dell’Esercito) trova ad accoglierlo la trombetta suonata da Esterina Magnante di San Panfilo d’Ocre. A 83 anni esce dalla tenda e si spinge col suo girello fino alla sommità di una collinetta, dove strombazza più e più volte. Fino a quando Angelo Bagnasco e l’arcivescovo Giuseppe Molinari non salgono a salutarla. Il presidente della Cei trascorre 8 ore all’Aquila, senza mai incrociare Fini, e a fine giornata loda il governo. Il capo dei vescovi italiani, editore del giornale Avvenire, mette da parte i pensieri del caso-Boffo e si tuffa nella ricostruzione aquilana. Del governo, sì, ma anche della Cei.

Dei 31 milioni della Chiesa italiana (26 di colletta e 5 di contributo diretto), attraverso Caritas, ne sono stati attivati 18 per tre scuole (a Fossa, Ocre e Roio), quattro strutture di servizio a diocesi e parrocchie (a Coppito, Torretta, Barisciano e Pettino), tre centri di comunità (a Lucoli, Bagno e San Giacomo) e due stabili di edilizia sociale e abitativa (a Pettino e a San Marco di Preturo) per anziani e studenti. Dodici strutture, ne sono previste altre 10 (centri di comunità a Pile, Roio, Gignano, San Demetrio; centro diurno sclerosi multipla Paganica; edilizia sociale e abitativa a Monticchio, Roio Piano e Ocre; casa famiglia e accoglienza universitari a San Vittorino; Caritas a Civita di Bagno). Prima fase della ricostruzione targata Chiesa cattolica, per la soddisfazione dell’arcivescovo Molinari e dei vertici Caritas, il presidente Giuseppe Merisi e il direttore Vittorio Nozza, e dell’economo Cei Giampietro Fasani. Arrivato alle 10,20, nella nebbia e sotto scorta Digos, alla nuova Curia di Campo di Pile, il cardinale si chiude a colloquio privato con Molinari. Poi saluta giovani parroci e religiosi. Tra gli altri, Candido Bafile, Quirino Salomone, Giovanni Gatto, Osman Prada e Danilo Priori. Di corsa a Coppito, dove benedice la sede Caritas.

Tante le domande al cardinale, risposte poche e misurate. A chi gli fa notare che nelle 19 aree del progetto Case non ci sono chiese fa rispondere l’economo: «Qui ci sono 800 chiese, 406 hanno bisogno di lavori. Noi abbiamo 40 prefabbricati, le chiese agibili con lavori cerchiamo di recuperarle, per la ristrutturazione tempi più lunghi. Ma per Natale ogni comunità avrà una chiesa». Il cardinale annuisce. Poi gli chiedono del governo. «Sono venuto per parlare della Caritas. Sulla ricostruzione ho le notizie dei giornali. Devo incontrare Bertolaso, avrò un quadro più preciso». E Molinari: «Quando saprò come sono i villaggi riorganizzerò le parrocchie ». Da Coppito parte il tour che porta Bagnasco a San Panfilo d’Ocre, dove trova il sindaco Gianmatteo Riocci, la dirigente scolastica Maria Corridore e i volontari di San Marino, Perugia e Treviso.

La materna ed elementare per 168 alunni apre a fine ottobre. Prima di ridiscendere verso L’Aquila gli strappano un’altra promessa: sistemare una chiesa per Valle e Cavalletto. Qui il primo regalo: mattonelle di ceramica con quello che era il castello di Ocre, il convento di Sant’Angelo e il monastero di Santo Spirito. Penne panna e salsiccia, arrosto di maiale e macedonia. È il pasto al campo Caritas a Sant’Antonio. Da lì a Coppito. Baciamano e faccia a faccia con Bertolaso. Quindi in centro, Anime Sante e Duomo. «Vedo un clima positivo, segnali di ripresa, grande impegno e determinazione a ricostruire ». Quindi a Onna, dove regala un rosario a Giustino Parisse e riceve un quadro dalla pittrice Lia Garofalo. Poi a Bazzano. «Case bellissime, accoglienti e rifinite. Sanno di casa, il che vuol dire tutto. Dimostrano fervore a sostegno della popolazione. I risultati si vedono », dice alle 18. «Mi fa piacere che apprezzi il nostro impegno », scandisce Bertolaso. «Quando anche gli aquilani lo apprezzeranno potremo dire di aver fatto bene il nostro lavoro». Chiusura in preghiera a Collemaggio, dov’è spuntata, sotto le macerie, la colomba di marmo caduta dalla cupola.