«Il Comune ora rischia il dissesto»
Allarme di Cialente: casse vuote per servizi e stipendi di 450 dipendenti.
L’AQUILA. «Dal governo solo pochi spiccioli, in questo modo il Comune è condannato al dissesto economico». A lanciare il grido d’allarme è ancora una volta il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, che continua a invocare il reintegro delle entrate tributarie non riscosse. Ammonta a circa 36 milioni di euro la somma che il Comune avrebbe dovuto incassare dalla riscossione, sospesa all’indomani del terremoto, di imposte e tasse. E all’appello mancano anche le entrate extratributarie (multe, parcheggi, occupazione di suolo pubblico ed altro), il cui ammontare si aggira intorno ai 9 milioni di euro. «Una voragine spaventosa» commenta Cialente «che porterà il Comune al dissesto e che trascinerà le nostre aziende al fallimento. Il ministero dell’Economia ha inteso risolvere la questione con l’erogazione di appena 9 milioni di euro da ripartire tra tutti i comuni del cratere. Una cifra così esigua da far pensare all’errore.
Invece, la somma riportata nel decreto è quella volutamente indicata da chi evidentemente non ha ben osservato che nel 2007 - l’anno preso come riferimento per la ripartizione sugli introiti - il nostro Comune aveva previsto 44 milioni di entrate tributarie, 36 dei quali incassati». Per Cialente «è inconcepibile abbandonare in questo modo una città così martoriata. Ma forse» dice «l’obiettivo è commissariare il sindaco». Una situazione insostenibile per L’Aquila, tanto più che a partire dal 7 aprile l’amministrazione ha prudenzialmente impegnato solo le somme necessarie per le spese obbligatorie (pagamento degli stipendi ai 450 dipendenti, trasferimenti alle Spa comunali, che contano altri 400 addetti, e servizi sociali). Il tutto nella convinzione di poter contare sullo Stato e quindi sul reintegro delle entrate non incassate.
Dello stesso avviso anche la Protezione civile, tanto che lo stesso Bertolaso aveva messo a punto un’ordinanza che prevedeva l’anticipazione, attraverso la successiva emanazione di un decreto del ministero dell’Economia, delle entrate tributarie sospese. Ma nel decreto recentemente emanato si fa riferimento a poco più di 9 milioni di euro che dovrebbero bastare per tutti i comuni del cratere. Eppure solo di Ici il Comune dell’Aquila aveva previsto entrate per 13 milioni 764 mila euro, più altri 2 milioni frutto del recupero di vecchie annualità. L’addizionale Irpef avrebbe dovuto portare 4 milioni 200 mila euro e 827 mila euro era la somma legata all’imposta per il consumo energetico.
Quindi le tasse: 12 milioni di euro, più un recupero di 3 milioni, per la Tarsu. Poi le entrate extratributarie per altri svariati milioni di euro tra canoni per la pubblicità, multe, recuperi coattivi, posteggi, occupazione di suolo pubblico. Cifre che spiegano bene il disastro a cui il Comune andrà incontro se non ci saranno correzioni in corsa e finanziamenti «ponte» per poter svolgere i servizi essenziali. Ma stando così le cose non ci sono neppure le condizioni per l’assestamento del bilancio. Come dire che il dissesto è dietro l’angolo.
Invece, la somma riportata nel decreto è quella volutamente indicata da chi evidentemente non ha ben osservato che nel 2007 - l’anno preso come riferimento per la ripartizione sugli introiti - il nostro Comune aveva previsto 44 milioni di entrate tributarie, 36 dei quali incassati». Per Cialente «è inconcepibile abbandonare in questo modo una città così martoriata. Ma forse» dice «l’obiettivo è commissariare il sindaco». Una situazione insostenibile per L’Aquila, tanto più che a partire dal 7 aprile l’amministrazione ha prudenzialmente impegnato solo le somme necessarie per le spese obbligatorie (pagamento degli stipendi ai 450 dipendenti, trasferimenti alle Spa comunali, che contano altri 400 addetti, e servizi sociali). Il tutto nella convinzione di poter contare sullo Stato e quindi sul reintegro delle entrate non incassate.
Dello stesso avviso anche la Protezione civile, tanto che lo stesso Bertolaso aveva messo a punto un’ordinanza che prevedeva l’anticipazione, attraverso la successiva emanazione di un decreto del ministero dell’Economia, delle entrate tributarie sospese. Ma nel decreto recentemente emanato si fa riferimento a poco più di 9 milioni di euro che dovrebbero bastare per tutti i comuni del cratere. Eppure solo di Ici il Comune dell’Aquila aveva previsto entrate per 13 milioni 764 mila euro, più altri 2 milioni frutto del recupero di vecchie annualità. L’addizionale Irpef avrebbe dovuto portare 4 milioni 200 mila euro e 827 mila euro era la somma legata all’imposta per il consumo energetico.
Quindi le tasse: 12 milioni di euro, più un recupero di 3 milioni, per la Tarsu. Poi le entrate extratributarie per altri svariati milioni di euro tra canoni per la pubblicità, multe, recuperi coattivi, posteggi, occupazione di suolo pubblico. Cifre che spiegano bene il disastro a cui il Comune andrà incontro se non ci saranno correzioni in corsa e finanziamenti «ponte» per poter svolgere i servizi essenziali. Ma stando così le cose non ci sono neppure le condizioni per l’assestamento del bilancio. Come dire che il dissesto è dietro l’angolo.