Il confessore dei Savoia costretto alla “ritirata”
La parabola di don Luigi dalle visite in carcere al principe Vittorio Emanuele alla messa per il re di Maggio fino agli scontri con i fedeli di Bagno e Tornimparte
L’AQUILA. «Viva il Re/Viva il Re/Viva il Re/le trombe liete squillano/Viva il Re/Viva il Re/Viva il Re/con esse i canti echeggiano». Quel giorno del 2006 a Novara (un 28 di ottobre) risuona pure la Marcia Reale, tra una deposizione di corona e una messa celebrata dal cappellano delle guardie d’onore delle reali tombe del Pantheon don Luigi Abid Sid.
IL RE E IL LATINO. Del resto, la passione per la monarchia – e per la liturgia di sapore preconciliare – è uno dei tratti distintivi del ministero sacerdotale aquilano del presbitero di padre algerino e madre veronese che, ordinato nel 1995, nel 2004 viene nominato dall’allora arcivescovo Giuseppe Molinari amministratore nelle frazioni di Lucoli. Chiesa e monarchia, un binomio che – nella città dove c’era persino chi celebrava l’eucarestia in memoria di Luigi XVI e Maria Antonietta – fa proseliti. A marzo 2009 la chiesa di Cristo Re ospita un raduno dell’Ordine reale dei Santi Maurizio e Lazzaro in suffragio di Umberto II, il Re di maggio. Chi è cavaliere, dice la Real Casa, «gode della nobiltà personale».
I TITOLI. Il legame coi Savoia è assai stretto, tanto che don Luigi diventa confessore di Vittorio Emanuele, nonché ispettore per i rapporti con gli enti ecclesiastici dell’Istituto nazionale per la guardia d’onore alle reali tombe del Pantheon e cappellano. Restando ai titoli, nel 2007 lo troviamo in Sicilia per officiare una liturgia come cappellano della Reale arciconfraternita «Ss Giovanni Battista ed Evangelista dei Cavalieri di Malta ad honorem di Catanzaro», aggregata all’arcibasilica Lateranense. Varca i confini nazionali, don Luigi, per diffondere il verbo di Dio e del re. Mentre celebra la messa capitolare in Svizzera, nell’abbazia di Saint Maurice d’Agaune, ricorda a tutti che «i cavalieri devono mettersi al servizio del prossimo e non essere essi stessi serviti».
A CASA DEL PRINCIPE. Il 23 giugno 2006, poi, viene intervistato davanti alla casa romana dei Savoia, ai Parioli, come assistente spirituale del principe settantenne che egli stesso ha appena visitato in carcere, dove il reale indagato era finito dopo un’inchiesta dei pm di Potenza. «Nella sofferenza», dice del Savoia don Luigi, «mostra tutta la sua regalità, il suo ritorno a casa è un piacere».
SANTI SAVOIA. Nel 2006 don Luigi organizza il convegno «Profili di santità in Casa Savoia». Quindi, a Gaeta, commemora la venerabile Maria Cristina di Savoia (oggi beata), penultima regina delle Due Sicilie sposata con re Ferdinando II di Borbone e mamma di Francesco II, alias «Franceschiello». A Napoli è assistente spirituale e cappellano della delegazione dell’istituto nazionale guardie d’onore, che si propone, tra l’altro, di «promuovere e mantenere elevata la considerazione della patria e il senso dell’onore».
GLI SCREZI IN PARROCCHIA. Sia a Lucoli sia a Tornimparte sia nell’ultimo incarico a Bagno la convivenza coi parrocchiani non è sempre...regale. A Barano si registra lo scontro coi fedeli: chiesa chiusa 3 mesi nell’estate 2009 per la disputa sul regolamento delle processioni. Per calmare le acque si offre come mediatore l’allora vescovo ausiliare Giovanni D’Ercole. Sempre a Tornimparte, nel 2011, la polemica riguarda asserite disparità tra frazioni su luoghi e orari delle messe. Nell’estate dello stesso anno va a fuoco la casa di legno donata al prete dalla Caritas di Frosinone. Il rogo viene archiviato come non doloso. A Bagno, invece, scoppia la polemica sull’uso dell’area del Centro Caritas. I parrocchiani vanno in Curia per chiedere aiuto. Quindi arriva la nomina a rettore del santuario della Jenca. Dove nel 2014 viene trafugata la reliquia di Giovanni Paolo II, poi ritrovata. Don Luigi incontra – e perdona – i giovani responsabili del furto sacrilego. Poi inciampa sugli sms spinti che lo condannano – lui parte lesa – a un suo personalissimo 8 settembre. Avanti, Savoia. In ritirata.
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