Il giudice: «Vittime rassicurate» Maxi-risarcimento da 9 milioni
Dopo oltre cento udienze in sede civile il tribunale condanna il governo a liquidare trenta familiari «Le persone decedute rimasero in casa perché tranquillizzate dopo l’intervista tv di De Bernardinis»
L’AQUILA. Nessun concorso di colpa da parte delle vittime, stavolta. Nessuna condotta incauta. Il tribunale – con altro giudice rispetto a quello della sentenza-choc, che assegnava il 30 per cento di responsabilità a chi è rimasto in casa trovando poi la morte la notte del terremoto – ha condannato la presidenza del Consiglio dei ministri (organo superiore della Protezione civile e della commissione Grandi rischi) a risarcire oltre 9 milioni di euro (a fronte di una richiesta complessiva iniziale di oltre 22 milioni) in favore di trenta familiari di vittime del terremoto. Prima del 31 marzo i cittadini si comportavano in modo prudenziale, passando la notte fuori casa. Dopo l’intervista dell’allora numero 2 della Protezione civile Bernardo De Bernardinis, già condannato in via definitiva, in sede penale, per omicidio colposo e lesioni personali colpose («Non c’è pericolo, l’ho detto al sindaco di Sulmona, la comunità scientifica mi continua a confermare che anzi è una situazione favorevole, perciò, uno scarico di energia continua», oltre al riferimento a bere un bicchiere di vino) hanno cambiato la loro condotta. Una modifica delle abitudini di vita indotta proprio dalle parole del componente della commissione Grandi rischi che, secondo il giudice Baldovino De Sensi, hanno avuto una correlazione diretta con l’evento-morte, ovvero il nesso di causalità. In definitiva, secondo il tribunale, sono state le parole di De Bernardinis a incidere sul modo di fare degli aquilani e di chi quella notte si trovava in città. Morirono in 309, oltre 1.500 i feriti.
cento udienze in 12 anni
All’alba dei procedimenti post-sisma, nel 2010, prima ancora che venisse incardinato quello penale, per iniziativa delle avvocatesse Silvia Catalucci e Maria Teresa Di Rocco, 34 familiari di vittime del terremoto intrapresero la strada del procedimento civile puntando il dito contro la commissione Grandi rischi, e, dunque, la presidenza del Consiglio. Un procedimento lungo e complesso, con oltre cento udienze, cinque giudici avvicendatisi in corso d’opera e una sfilata di testimoni anche eccellenti – tra i quali lo scomparso sismologo Enzo Boschi, geofisico presidente dell’Ingv dal 1999 al 2011 – e una serie di intoppi che non hanno tuttavia impedito di arrivare a un primo pronunciamento. Ne seguiranno altri, visto che i procedimenti civili per il risarcimento danni sono svariati.
«libero convincimento»
Nelle 31 pagine della sentenza chiusa il 22 e depositata ieri il giudice fa riferimento al principio del cosiddetto «libero convincimento» secondo il quale il giudice può porre a fondamento delle proprie decisioni anche prove cosiddette atipiche. Pertanto, oltre alle prove emerse all’esito dell’istruttoria civile, il magistrato De Sensi ha ritenuto di poter utilizzare anche le risultanze del processo penale, «e ciò», scrive, «in considerazione dell’amplia istruttoria svolta in quella sede e della mole degli elementi ivi vagliati». Giova ricordare che il giudizio penale ha già accertato – definitivamente – l’idoneità delle dichiarazioni di De Bernardinis a incidere sul comportamento dei cittadini in relazione al decesso di tre persone. Il giudice, all’esito del procedimento, ha stabilito il nesso di causalità tra il fatto commesso da De Bernardinis – l’intervista – e la morte dei familiari degli attori della causa o le lesioni patite da questi ultimi. Infatti, in tre casi, sono state risarcite – per danno biologico derivante dai traumi subiti e dai disturbi post-traumatici da stress – altrettante persone ferite.
i risarcimenti
Premesso che la quantificazione, dal punto di vista strettamente giuridico, del danno subìto, in casi come questi, fa riferimento, sì, a parametri stabiliti dalla Corte di Cassazione, ma è incalcolabile per chiunque si trovi a vivere una situazione del genere, le quote stabilite oscillano tra un minimo di 80mila euro e un massimo di 1,8 milioni. La presidenza del Consiglio dei ministri dovrà pagare anche 85mila euro di spese legali.
«PROVA RAGGIUNTA»
Il giudice De Sensi, prima di riportare, in sintesi, l’esito dell’istruttoria in relazione al comportamento di ciascuna delle vittime per cui è stato chiesto il risarcimento danni, scrive: «Passando al vaglio le singole posizioni, tenendo necessariamente conto del comportamento e delle abitudini delle vittime anteriormente al 31 marzo 2009 (data della riunione della commissione Grandi rischi, ndr), dell’avvenuta conoscenza delle dichiarazioni obiettivamente rassicuranti di De Bernardinis e dell’eventuale modifica delle abitudini di vita dopo tali dichiarazioni, ritiene il giudicante che, in questa sede, la prova del nesso causale sia stata raggiunta per tutti gli attori».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
cento udienze in 12 anni
All’alba dei procedimenti post-sisma, nel 2010, prima ancora che venisse incardinato quello penale, per iniziativa delle avvocatesse Silvia Catalucci e Maria Teresa Di Rocco, 34 familiari di vittime del terremoto intrapresero la strada del procedimento civile puntando il dito contro la commissione Grandi rischi, e, dunque, la presidenza del Consiglio. Un procedimento lungo e complesso, con oltre cento udienze, cinque giudici avvicendatisi in corso d’opera e una sfilata di testimoni anche eccellenti – tra i quali lo scomparso sismologo Enzo Boschi, geofisico presidente dell’Ingv dal 1999 al 2011 – e una serie di intoppi che non hanno tuttavia impedito di arrivare a un primo pronunciamento. Ne seguiranno altri, visto che i procedimenti civili per il risarcimento danni sono svariati.
«libero convincimento»
Nelle 31 pagine della sentenza chiusa il 22 e depositata ieri il giudice fa riferimento al principio del cosiddetto «libero convincimento» secondo il quale il giudice può porre a fondamento delle proprie decisioni anche prove cosiddette atipiche. Pertanto, oltre alle prove emerse all’esito dell’istruttoria civile, il magistrato De Sensi ha ritenuto di poter utilizzare anche le risultanze del processo penale, «e ciò», scrive, «in considerazione dell’amplia istruttoria svolta in quella sede e della mole degli elementi ivi vagliati». Giova ricordare che il giudizio penale ha già accertato – definitivamente – l’idoneità delle dichiarazioni di De Bernardinis a incidere sul comportamento dei cittadini in relazione al decesso di tre persone. Il giudice, all’esito del procedimento, ha stabilito il nesso di causalità tra il fatto commesso da De Bernardinis – l’intervista – e la morte dei familiari degli attori della causa o le lesioni patite da questi ultimi. Infatti, in tre casi, sono state risarcite – per danno biologico derivante dai traumi subiti e dai disturbi post-traumatici da stress – altrettante persone ferite.
i risarcimenti
Premesso che la quantificazione, dal punto di vista strettamente giuridico, del danno subìto, in casi come questi, fa riferimento, sì, a parametri stabiliti dalla Corte di Cassazione, ma è incalcolabile per chiunque si trovi a vivere una situazione del genere, le quote stabilite oscillano tra un minimo di 80mila euro e un massimo di 1,8 milioni. La presidenza del Consiglio dei ministri dovrà pagare anche 85mila euro di spese legali.
«PROVA RAGGIUNTA»
Il giudice De Sensi, prima di riportare, in sintesi, l’esito dell’istruttoria in relazione al comportamento di ciascuna delle vittime per cui è stato chiesto il risarcimento danni, scrive: «Passando al vaglio le singole posizioni, tenendo necessariamente conto del comportamento e delle abitudini delle vittime anteriormente al 31 marzo 2009 (data della riunione della commissione Grandi rischi, ndr), dell’avvenuta conoscenza delle dichiarazioni obiettivamente rassicuranti di De Bernardinis e dell’eventuale modifica delle abitudini di vita dopo tali dichiarazioni, ritiene il giudicante che, in questa sede, la prova del nesso causale sia stata raggiunta per tutti gli attori».
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