Il medico tornato in trincea: «Così il virus ci ha travolto» 

Dalla pensione al rientro in reparto, Paoloni: «Tanti focolai dopo l’estate libera»

AVEZZANO. È in lieve flessione da tre giorni il numero dei nuovi positivi sul territorio e da venerdì non si registrano nuovi ricoveri per Covid all’ospedale di Avezzano. Sono i primi, timidi segnali di frenata del virus nella Marsica? Vedremo. L’emergenza posti letto e la carenza di personale continuano però a tenere sotto scasso il sistema sanitario locale. «Ci sono stati momenti di angoscia nei giorni scorsi», racconta il dottor Maurizio Paoloni, già direttore di Malattie infettive dell’ospedale di Avezzano, richiamato recentemente in servizio, «a volte un medico da solo si è ritrovato a gestire oltre 60 pazienti contemporaneamente. Da qualche giorno però sembra essere spuntato qualche spiraglio di luce con uno stop di ricoveri. Potrebbe essere l’inizio della fine di questa seconda ondata, ma il cammino è ancora lungo».
CASI. Una flessione della curva dei contagi si sta registrando nella Marsica da tre giorni. Ieri nella Marsica sono stati 39 i casi registrati nel giro di 24 ore. Il totale da inizio pandemia sale a 2.676. I nuovi positivi, secondo i dati dell’assessorato alla Sanità della Regione, fanno riferimento a due comuni, Avezzano e Celano. Il totale dei casi registrati in tutto il territorio marsicano nell’ultima settimana sono 398. Ad Avezzano il totale dei positivi da inizio emergenza pandemica sale a 1.106, con 921 contagiati attualmente positivi, mentre le persone in quarantena, secondo i dati Asl forniti al Comune di Avezzano, restano oltre 700. Sono due le vittime secondo il bollettino regionale, entrambe residenti nello stesso comune. Si tratta di una 93enne e di un 58enne di Trasacco. Quest’ultimo soffriva di una grave patologia già da tempo.
MENO RICOVERI. Negli ultimi giorni l’emergenza Covid nel territorio sembra stia dando un po’ di tregua. «Da venerdì scorso», spiega Paoloni, «non ci sono stati nuovi ricoveri e ciò ci fa pensare che la curva stia scendendo. Il problema che riscontriamo è la difficoltà a trovare posti letto per i pazienti gravi che devono essere trasferiti nelle terapie intensive. È necessario che l’ospedale di Avezzano venga riportato alle condizioni di partenza. Questa seconda ondata si è mostrata molto più aggressiva della prima nel nostro territorio e ci ha portato al collasso», aggiunge Paoloni, «i posti letto si sono riempiti velocemente e alla fine anche altri reparti sono stati trasformati in Covid. In alcuni momenti siamo arrivati a gestire più di 60 pazienti contemporaneamente». Ma le difficoltà non hanno riguardato solo i reparti. «La situazione del Pronto soccorso», sottolinea Paoloni, «è veramente disagevole per pazienti e personale, principalmente per questioni di spazio. Ci sono stati momenti di grande caos e angoscia. Quello che ci ha permesso finora di andare avanti è stata tanta buona volontà dei medici, di tutto il personale sanitario e dell’Asl. Determinante è stato il lavoro svolto grazie al coordinamento della responsabile del reparto, la dottoressa Rinalda Mariani. Insieme al suo staff, composto da tutte donne, oltre a me, hanno fatto un lavoro impensabile. A volte la dottoressa Mariani è riuscita a fare anche 18 ore di lavoro di seguito a causa dell’emergenza».
LE CAUSE. Rispetto alla prima fase della pandemia, stavolta la Marsica sta pagando il prezzo più alto, sia per la carenza strutturale e di personale, sia per l’elevato numero di contagiati. «La situazione dei contagi nella Marsica non è dovuta a un mono-fattore», riprende Paoloni, «sono diverse le concause che hanno fatto aumentare i casi rispetto ad altri territori. Tra questi può esserci anche la situazione climatica, ma non basta come spiegazione. Non dimentichiamoci che la seconda ondata qui è scoppiata a settembre. Abbiamo constatato che alla base dei contagi ci sono molti focolai familiari. Questo ha influito parecchio. È una percentuale importante quella dei giovani che hanno portato il virus a casa». I pazienti asintomatici, principalmente giovani, potrebbero quindi essere stati veicolo del virus. «Sicuramente ha influito il contagio nei pubblici esercizi frequentati dai giovani e dalla movida», conclude Paoloni, «e quindi in parte stiamo pagando lo scotto di un’estate libera. Credo però che le fasce più giovani ora siano più sensibili al problema. Abbiamo ricoverato anche molti giovani in queste settimane ed è bene che si sappia».
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