Il ministro Bray torna a fare promesse
L’esponente del governo di nuovo in città: è un dovere nazionale aiutare L’Aquila, ci impegneremo per dare risposte certe
L’AQUILA. «Valencia, 10-13 aprile, Pasqua 2009». «Barcellona, 9-26 aprile, Pasqua 2009». Le locandine dell’ex agenzia di viaggi di via Patini sono istantanee tristi della vita che riempiva il centro storico cittadino prima del terremoto. È davanti a questa porta a vetri rimasta esattamente come era il 6 aprile del 2009, che ieri mattina il ministro per i Beni e le attività culturali, Massimo Bray, si è fermato nel suo tour tra le strade distrutte e ha fatto il suo primo tweet: «La vita all'Aquila è ferma al 2009», ha scritto, divulgando ciò che ogni aquilano sa da tempo: L’Aquila è una città fantasma che lotta con le unghie per non scomparire.
La visita in centro storico della terza personalità del governo soltanto nell’ultima settimana (prima la presidente della Camera Laura Boldrini, poi il sottosegretario all’Istruzione, Gian Luca Galletti, ieri Bray), è servita a dare ancora una volta qualche parola di «conforto», di sostegno e di impegno da parte dell’esecutivo a una città in attesa di una ricostruzione che non sia soltanto una promessa, bensì un fatto. La visita di Bray è avvenuta in occasione dell’apertura ufficiale della manifestazione «I cantieri dell’immaginario», la kermesse che si terrà fino al 13 agosto, coordinata dal Comune e con la partecipazione di 9 istituzioni culturali del Fondo unico dello spettacolo (Società Aquilana dei concerti “B. Barattelli”, Solisti aquilani, Istituzione sinfonica abruzzese, Gruppo E-motion, Teatro stabile d’Abruzzo, L’Uovo teatro stabile di innovazione, Teatro zeta, Associazione arti e spettacolo e Associazione teatrale abruzzese molisana). Un tour che ha visto il ministro Bray – che è già stato all’Aquila il 5 maggio scorso per l’inaugurazione del cantiere della chiesa parrocchiale di Onna – camminare in via Patini e via Sallustio, entrare nel teatro San Filippo dove le statue sono sorrette da fasce nere, e poi nella chiesa di San Giuseppe dei Minimi restituita al culto grazie ai fondi del Kazakistan (nell’ambito della “lista di nozze” voluta dall’ex premier Silvio Berlusconi), dove ha fatto un’offerta prendendo una boccetta di acqua santa. Infine, una visita al Teatro stabile abruzzese, in piazza del teatro. Al suo fianco c’erano il sindaco Massimo Cialente, il coordinatore del progetto “I cantieri dell’immaginario”, Antonio Massena, la senatrice Stefania Pezzopane, il direttore regionale dei Beni culturali, Fabrizio Magani. Ieri il ministro è tornato a spiegare che «il governo deve ricostruire il centro storico con un impegno preciso. È un dovere che deve sentire tutta la classe politica». «Sono sconvolto che a oltre quattro anni dal terremoto», ha aggiunto, «in una città ricca di storia come L’Aquila, le cui piazze dovrebbero essere piene di gente che s’incontra e parla e non vuote. È incredibile che ancora oggi ci siano tracce della vita ferma a prima del sisma. Io sono rimasto molto colpito», ha raccontato Bray, «quando una signora mi ha portato all’interno della sua casa inagibile e ho visto che il dolore continua a esserci. La politica deve dare risposte sicure e veloci a queste persone».
In tal senso, «la cultura può essere sicuramente il collante per tenere unita la comunità», ha detto il ministro Bray, «Ma credo che in questo momento siano le scelte politiche che devono dare una risposta a questa città». Scelte che «garantiscano ai cittadini il ritorno nella loro città e che i palazzi, le abitazioni civili, insieme a quelle storico-artistiche religiose, riescano a trovare di nuovo la vita per i cittadini dell’Aquila», ha detto citando l’antropologo Ernesto De Martino e il sociologo Eric Fromm. Ma poi la comunità deve avere la certezza di un futuro sereno in una «città sicura». Per questo, ha insistito Bray, «non si possono cambiare le risorse per situazioni come quella dell’Aquila. Credo che sia veramente venuto il momento di dire con chiarezza che se vogliamo sperare che i cittadini abbiano di nuovo fiducia nella politica».
Marianna Gianforte
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