Il parroco di Tempera: «Mi ha chiamato il Papa»

Don Gatto: ho ricevuto venerdì scorso una telefonata dal Santo Padre Tra gli argomenti trattati quello della crisi delle vocazioni nella Chiesa

L’AQUILA. Don Giovanni Gatto scrive al pontefice e lui chiama: «Ciao sono Francesco, il Papa».

Emozione e parole di conforto quelle dette per telefono venerdì mattina al parroco montebellunese che vive da nove anni a Tempera, una delle tante frazioni aquilane devastate dal terremoto.

Nei mesi scorsi don Giovanni aveva scritto una lettera al Papa per quanto riguarda il problema della carenza di vocazione, della battaglia contro la povertà e dei parroci di frontiera che lottano costantemente contro le ingiustizie.

«Rispetto tutti i cardinali e i vescovi ma sono felice che Papa Francesco abbia messo in discussione proprio loro dicendo che il popolo di Dio ha bisogno di gente umile», dichiara don Gatto, «il nostro Papa ha detto che vuole vescovi alla mano che sappiano stare con il “gregge” e non distaccati».

Venerdì mattina, secondo quanto riporta il quotidiano trevigiano La Tribuna, nella canonica della chiesa di Tempera il telefono è squillato poco prima delle 10.

«Il pontefice ha detto: “Buongiorno, don Giovanni Gatto?” Sono Francesco, il Papa”», racconta emozionato il parroco, «ero frastornato ho pensato per un attimo che fosse uno scherzo invece la voce era proprio la sua, quella del Papa».

Per don Giovanni è stata una felicità immensa e una grande commozione.

«Posso solo dire a tutti gli amici e ai montebellunesi che Papa Francesco», continua don Giovanni, «è una persona meravigliosa e la sua voce trasmette una grande serenità». È proprio durante la telefonata che il parroco ha detto «tutto quello che mi passava per la mente e il cuore. A Francesco ho detto che bisogna fare qualcosa per i preti soli, quelli incompresi, emarginati, i preti che ogni giorno lottano contro le ingiustizie, le mafie, la burocrazia diabolica e tutti i vari disagi. Conosco personalmente don Luigi Ciotti e il colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio conosciutissimo con il soprannome di “Ultimo” che anni fa arrestò Totò Riina il capo della mafia siciliana dell’epoca, ecco lui ha creato una casa famiglia a Roma e sarebbe bello se molti vescovi e cardinali», spiega il parroco, «facessero una settimana di volontariato in questi posti per capire la realtà, il dolore che si respira tra i poveri e la gioia nell’aiutare le persone che hanno bisogno». Durante la conversazione con il pontefice la voce del parroco tremava dall’emozione: «Parlavo come un fiume in piena e mi ha ringraziato per avergli scritto la lettera, lui ascoltava mi ha detto poche parole ma sagge e profonde».

«Papa Francesco ha in mano la storia», conclude don Giovanni nell’intervista rilasciata al quotidiano veneto. «Siamo di fronte a una svolta molto importante rispetto a quelle fatte negli anni scorsi dagli altri pontefici che sempre in base ai loro carismi hanno fatto molto per quei tempi ma ora la società sta cambiando repentinamente».

Ieri sera, temendo probabilmente il clamore mediatico della sua vicenda, forse destinata a rimanere segreta, il prete ha fatto una sorta di frenata su Facebook riportando quanto dichiarato dalla sala stampa della Santa Sede in relazione a una precedente occasione nella quale il pontefice si era messo in contatto telefonico con un altro interlocutore. Gatto invita dunque a non fare commenti sulla questione.

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