Il Pdl perde pezzi, addio del coordinatore

Avezzano, dimissioni di Chiantini: «Non ne possiamo più». Lasciano anche Marco Aurelio e Petracca

AVEZZANO. Un addio al veleno. Alfredo Chiantini, coordinatore cittadino, lascia il Pdl. Seguito da Luca Marco Aurelio e Giuseppe Petracca, entrambi membri del coordinamento avezzanese dello stesso partito. I tre, alle scorse elezioni comunali, avevano portato in dote oltre 600 voti. Chiantini, avvocato di professione, è riuscito a entrare in consiglio. In una nota indirizzata ai vertici del Pdl - su tutti il coordinatore regionale Filippo Piccone e il coordinatore provinciale Massimo Verrecchia - i tre lanciano accuse destinate a scuotere le fondamenta del locale Pdl.

«Facevamo parte di un partito di plastica» affermano «e nonostante tutto ci abbiamo messo la faccia. Poi la plastica è diventata carta. E nonostante tutto ci abbiamo messo la faccia. Sono arrivate le primarie e abbiamo raccolto le firme. Poi no e ci siamo scusati con i sottoscrittori. Poi il Pdl unito e siamo diventati ridicoli. Adesso, sempre che non vi siano novità dell’ultim’ora, è vicina un’intesa, forse. Ma noi non ne possiamo più. L’elettorato di centrodestra non si fida più del Pdl, perché non capisce più che cosa vogliamo e non vede la serietà e l’affidabilità necessaria per governare le città, le regioni ed il Paese. Non ci si prenda per grillini. Noi non vogliamo disfare per non ricostruire. Prendiamo soltanto le distanze da un modo di fare politica che non ci interessa. La nostra è una scelta per una nuova fase del centrodestra».

«Abbandoniamo il Pdl» aggiungono Chiantini, Marco Aurelio e Petracca, «per segnalare a tutti che esiste una discontinuità, che nel centrodestra c'è un mondo pensante, seppur pigro, sommerso e a volte timoroso, che vuole far parte di un percorso politico ma che cerca regole chiare, democratiche e condivise. Va bene una gerarchia democratica di partito, sempre che si eviti di calpestare la dignità dei suoi elettori. Visto che non possiamo condividere giochi e giochetti di potere, abbandoniamo il partito dimettendoci da ogni incarico». (r.rs.)

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