Il perito: «Quel palazzo non poteva essere abitato»
Crollo in via XX Settembre 79, ribaditi i gravi errori nella costruzione del 1963 La difesa esibisce un plastico che riproduce lo stato dei luoghi prima del sisma
L’AQUILA. «Quel palazzo era stato costruito talmente male che non era nemmeno abitabile». Lo ha affermato ieri pomeriggio il consulente della Procura Antonello Salvatori, in occasione di un’udienza interlocutoria sul crollo del palazzo di via XX Settembre 79 dove persero la vita nove persone. Un’udienza nella quale dovevano presenziare i due periti incaricati dal giudice unico Giuseppe Grieco, ma uno ha inviato un certificato medico mentre l’altro è fuori Italia. La loro assenza ha spiazzato tutti, visto che avrebbero potuto chiarire alcuni aspetti delle loro risultanze ma non si è comunque trattato di un’udienza inutile. Anche perché vi ha trovato ingresso, su iniziativa della difesa, un plastico che riproduce lo stato dei luoghi prima del 6 aprile 2009, simile a quelli che Bruno Vespa esibisce a «Porta a Porta» quando deve ricostruire le scene di un fatto di cronaca.
La deposizione di Salvatori, anche sulla scorta delle note risultanze peritali, è servita se non altro a confermare che, al di là di possibili sollecitazioni e martellamenti imputabili alla vicinanza del palazzo Belvedere, l’edificio imploso fu realizzato con una serie di criticità impensate. Le censure riguardano il progetto, la realizzazione, la qualità del calcestruzzo. Critiche anche al direttore dei lavori, il quale si sarebbe dovuto accorgere di quei gravissimi errori costruttivi commessi da persone per le quali non si può procedere in quanto defunte da anni. Il palazzo, del resto, fu realizzato nel 1963.
Lo stesso Salvatori ha precisato che ci sono almeno una decina di palazzi realizzati nello stesso modo, sempre negli anni Sessanta, e ovviamente crollati. Si tratta della Casa dello studente, e di edifici implosi in via Campo di Fossa, via D’Annunzio, via Gualtieri d’Ocre, via Cola dell’Amatrice, via Sturzo (due palazzi), via XX Settembre 123, causando almeno metà delle vittime del sisma, concausa di tutti i crolli.
Il tecnico ha ribadito che dei palazzi in cemento armato solo l’1 per cento è caduto, ovvero quelli fatti male da lui indicati, mentre gli altri della stessa epoca sono rimasti in piedi.
Lo stesso perito ha poi riferito sulla regolarità della distanza tra i due edifici ricordando che esiste un giunto sismico ma non è stato in grado di chiarire come sia stato riempito di materiale da costruzione.
Ma la parola definitiva sulla causa di questa tragedia ci sarà solo nell’udienza dell’11 febbraio 2014 quando parleranno i due periti di ufficio del giudice. Ieri sono stati ascoltati due testimoni dell’accusa, Fedora Scarsella e Maria Loreta Mannella, le quali hanno affermato di avere sentito forti vibrazioni durante i lavori di costruzione del fabbricato sorto accanto a quello crollato e di avere notato crepe in alcune stanze. Sotto accusa, per omicidio colposo plurimo, ci sono coloro che hanno edificato il palazzo Belvedere: i costruttori Armido Frezza e Francesco Laurini e i tecnici Diego Scoccia e Pietro Paoloni.
«Si sta delineando», ha commentato l’avvocato della difesa Amedeo Ciuffetelli, «la conclusione che il palazzo sarebbe crollato comunque senza altre concause. Noi, comunque, vogliamo conoscere la verità soprattutto nel rispetto delle vittime e dei loro familiari».
Dello stesso parere anche l’avvocato Ernesto Venta e tutto il collegio difensivo.
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