Il Pg: «Violenza inaudita: Tuccia merita 8 anni»

La requisitoria: «Ha tentato di scappare mentre la ragazza rischiava di morire» La difesa: «Il rapporto fu consensuale». Oggi i giudici depositeranno la sentenza

L’AQUILA. Anche il Procuratore generale della Corte di Cassazione ritiene l’ex militare irpino Francesco Tuccia colpevole di avere violentato la studentessa universitaria di Tivoli davanti alla discoteca Guernica di Pizzoli nel febbraio 2011. Un episodio di una gravità inaudita che ha destato indignazione con una risonanza nazionale.

Ieri, dunque, il Pg ha chiesto la conferma della condanna a otto anni di reclusione per violenza sessuale aggravata e lesioni gravissime, già inflitta in primo grado e in appello dove l’accusa aveva chiesto 14 anni. Il verdetto si conoscerà questa mattina.

«È ineccepibile la motivazione della sentenza di condanna emessa in questo processo», ha detto il pg Pietro Gaeta nella sua requisitoria, «per una violenza sessuale nella quale la vittima è stata in condizione di totale assoggettamento e ha patito pratiche sessuali del tutto anomale e gravi»

«Soltanto l’intervento chirurgico immediato ha salvato la vita della ragazza, lasciata con una emorragia in corso e senza coscienza al di fuori della discoteca con una temperatura di 14 gradi sotto lo zero», ha ricordato il magistrato in un altro passaggio della sua requisitoria al termine della quale ha chiesto l’inammissibilità e il rigetto dei due ricorsi dell’imputato.

Ad avviso del Pg, il verdetto d’appello emesso il 6 dicembre 2013 ha «correttamente» escluso in favore di Tuccia la concessione delle attenuanti generiche e ha, invece, «riconosciuto l’aggravante della crudeltà».

Va ricordato che la studentessa sarebbe morta dissanguata e per il freddo se non fosse stata notata da alcuni addetti del servizio d’ordine della discoteca, i quali bloccarono Tuccia che stava per svignarsela a bordo di un’automobile.

Per la parte civile, l’avvocato Enrico Maria Gallinaro, parlando a nome della vittima e dei suoi familiari, ha chiesto alla Terza sezione penale della Cassazione di rendere definitiva la sentenza d’appello «che è proporzionata all’obbrobrio dei fatti».

Anche il Centro antiviolenza dell’Aquila, rappresentato dall’avvocato Simona Giannangeli, si è costituito parte civile e ha contestato la difesa di Tuccia dove sostiene che la vittima «avrebbe prestato il consenso alla pratica sessuale estrema» quando invece le testimonianze indicano che la studentessa «già all’interno della discoteca barcollava per quanto aveva bevuto ed era in stato di incoscienza profonda, mentre l’imputato era lucido e dopo la violenza è stato pronto a darsi alla fuga».

Ieri, nell’aula, c’erano le donne del Centro antiviolenza, parenti e amici della studentessa, e anche alcuni familiari dell’imputato. I carabinieri hanno presidiato l’aula con misure di rinforzo. Ma non ci sono state tensioni.

L’avvocato Alberico Villani, codifensore dell’imputato insieme ad Antonio Valentini, ha sostenuto che tra i due ragazzi ci fu un «consenso esplicito» e a suo avviso, nella motivazione, non è spiegato come questo dissenso sia stato manifestato dalla donna all’imputato. Oggi, dunque, sarà depositata la decisione che è slittata visto che i giudici di Cassazione hanno dovuto prendere le decisioni su parecchie altre cause e si è andati avanti nel tempo oltre il limite previsto.

In caso di conferma della condanna, Tuccia, che attualmente è a piede libero, rischierebbe di finire in cella nel giro di pochi giorni.

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