Il pm chiede la distruzione delle telefonate di Bertolaso
Grandi Rischi bis, istanza al giudice avanzata in conseguenza della richiesta di archiviazione Ma le parti offese bocciano la Procura e sono pronte a presentare una nuova opposizione
L’AQUILA. La Procura della Repubblica, in una ventina di pagine, spiega le ragioni per le quali l’inchiesta per omicidio colposo plurimo, quella collaterale alla vicenda Grandi Rischi, a carico dell’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso, va archiviata. E la convinzione è tale al punto che è stata chiesta al giudice per le indagini preliminari Giuseppe Romano Gargarella la distruzione dei tre dvd contenenti le copie delle telefonate captate nell’ambito dei procedimenti delle Procure di Firenze e Perugia. Si tratta delle telefonate nelle quali ci sono delle conversazioni, compresa quella tra Bertolaso e l’ex assessore regionale Daniela Stati, che secondo le parti offese provano il coinvolgimento dell’indagato come «regista» delle fatali rassicurazioni date in occasione della riunione del 31 marzo 2009.
Secondo la Procura, e in particolare il pm Fabio Picuti, si tratta comunque di materiale non utilizzabile. «I risultati delle intercettazioni», si legge negli atti, «non possono essere utilizzati in procedimenti diversi da quelli in cui sono stati disposti, salvo che risultino indispensabili per l’accertamento di delitti per i quali è obbligatorio l’arresto in flagranza».
Ma per il reato di omicidio colposo a carico di Bertolaso non è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza .
La Procura ribadisce, inoltre, un concetto già abbastanza noto per il quale non è provata la sollecitazione del sospettato per influire, a livello di istigazione, sul messaggio della riunione della commissione Grandi Rischi il 31 marzo 2009.
E, in tale direzione, c’è una chiara lettura del comportamento di Bertolaso. «Nella qualità rivestita», si legge negli atti, «avvertì la necessità di convocare la riunione della commissione proprio all’Aquila in quanto occorreva far fronte da un lato al comunicato della Protezione civile locale che diceva che non vi sarebbero state più scosse e dall’altro alle crescenti voci allarmistiche su imminenti scosse distruttive. Voleva far parlare gli esperti, soggetti dotati della necessaria autorevolezza. In questo senso avrebbe parlato nella telefonata di operazione mediatica affinché il contenuto fosse divulgato dai media. Egli non era un tecnico e non aveva conoscenze specifiche in campo sismico sicché la sua fonte informativa privilegiata, anche in relazione allo sciame sismico in atto all’Aquila, era l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Dai tecnici e dai ricercatori frequentati per ragioni lavorative aveva appreso che lo sciame sismico scaricava energia. Non era presente alla riunione per cui non offrì alcun contributo».
Fin qui la Procura. Ma è in arrivo una nuova opposizione delle parti lese.
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