Il pm: «Di Tella e Cilindro soci in affari»

Le indagini sugli imprenditori campani svelano un passaggio di quote tra i due nelle imprese edili per la ricostruzione

L’AQUILA. Non ci sono soltanto dazioni di denaro sulla rotta L’Aquila-Casapesenna (due quelle documentate: gennaio e giugno 2013, 10mila e 15mila euro). Per i pm di Napoli che hanno chiesto e ottenuto l’arresto di Raffaele Cilindro, 51 anni, con l’accusa di associazione per delinquere di tipo mafioso, tra l’accusato e Alfonso Di Tella, già arrestato a giugno 2014 e ora tornato in libertà in attesa della richiesta di processo da parte della Procura aquilana, c’erano «stretti rapporti». L’affermazione è contenuta nell’ordinanza di applicazione della misura cautelare a firma del gip Egle Pilla, che richiama un’informativa della Finanza. Le Fiamme gialle hanno preso in esame l’attività della Sc costruzioni srl attraverso un esame delle banche dati. La società in questione, attraverso la quale Cilindro operava, inizialmente era amministrata al 50% dal figlio e da un altro socio. Nel 2007, poi, la medesima società aveva rilevato la Farc srl in liquidazione, operante sempre nel settore dell’edilizia e rappresentata dallo stesso Cilindro. In particolare, tra gli atti esaminati, emergeva che il 17 gennaio 2007 la Sc costruzioni aveva acquisito la Farc in liquidazione per un valore dichiarato di 26600 euro. «A ulteriore conferma degli stretti rapporti esistenti tra Di Tella Alfonso e Cilindro Raffaele, poi», si legge ancora nell’ordinanza, «è utile evidenziare il passaggio di quote tra i medesimi all’interno della menzionata società. La stessa, infatti, veniva inizialmente costituita nel 1998 da due componenti della famiglia Cilindro. Successivamente, nell’anno 2000, gli stessi cedevano le rispettive quote nominali ad Alfonso Di Tella» e a un altro soggetto estraneo all’inchiesta. «Nell’anno 2002, poi, le quote di entrambi i soggetti confluivano nuovamente nella persona di Cilindro Raffaele. Il rapporto tra Di Tella Alfonso e Cilindro Raffaele, dunque, andava oltre l’amicizia e involgeva anche comuni interessi nel settore edilizio...omissis...».

Insomma, il nuovo filone scaturito dall’inchiesta-madre della Procura aquilana che la scorsa estate portò a sette arresti svelando l’inserimento di personaggi ritenuti vicini ai clan nella ricostruzione privata potrebbe riservare nuove sorprese, anche alla luce di quanto ribadito dal tribunale di Napoli con la più recente ordinanza. Secondo quanto dichiarato da uno dei pentiti sentiti dai pm campani, «Cilindro ha partecipato ad appalti anche nel territorio del comune dell’Aquila. In genere posso ribadire che egli prendeva molti appalti su territori diversi anche da quelli di Caserta».

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