impianti centi colella

Il presidente del Cus scrive al ministro Barca

L’AQUILA. Il presidente del Cus L’Aquila asd, Francesco Bizzarri, scrive una lettera aperta al ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca, in visita oggi nel capoluogo terremotato. Una...

L’AQUILA. Il presidente del Cus L’Aquila asd, Francesco Bizzarri, scrive una lettera aperta al ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca, in visita oggi nel capoluogo terremotato. Una lettera sul ripristino degli impianti sportivi di Centi Colella e «sullo stato in cui versa il Cus», impianti che hanno ospitato, nei mesi dell’emergenza post-sisma, una delle più grandi tendopoli della Protezione civile.

«Le scrivo sulla annosa problematica che attanaglia il Cus, mai risolta e che ormai a causa di ritardi gravosi da parte del governo», si legge nella lettera, «situazione che è quasi al capolinea. La responsabilità e tutta di quel “maledetto” terremoto che si è abbattuto sull’Aquila. Lei però rappresenta lo Stato e quando lo Stato non rispetta quello che firma (ordinanza 3968/2011 ex articolo 2 e lettera a firma di un funzionario della Protezione civile), significa che lo Stato non funziona».

«Mi chiedo come semplice cittadino che funzione abbia lo Stato e se lo Stato sia presente in questo momento all’Aquila», prosegue la lettera. «È doloroso dirle che in questi due anni di lotta per ripristinare una struttura non mia né tantomeno del Cus, ma del Comune, la più grande struttura pubblica della Città, ho avvertito in tutti, lei compreso, demagogia nel parlare di sociale, giovani, aggregazione. In realtà se non c’è un interesse personale e un tornaconto personaleýpolitico non interessa affatto a nessuno». «Mi sento come un imprenditore strozzato dalla mafia», si legge ancora nella lettera. «Ma qui non c’è mafia, c’è lo Stato che non rispetta i propri impegni, i colletti bianchi che ti sorridono, che ti danno pacche sulle spalle, che ti dicono “hai ragione”, ti ricordano che lavorano per te, ma che sotto sotto ti sparano alle spalle, senza neanche guardarti negli occhi. Perché non sanno neanche cosa significhi onorare quello che si firma ma, soprattutto, non conoscono il rispetto per le persone, quelle vere, che in questi quattro anni si sono rimboccate le maniche e hanno cercato di recuperare la propria vita. Quella vita sepolta il 6 aprile del 2009. Grazie per aver fatto fallire il Cus».

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