Il rettore è Paola Inverardi
Nel terzo turno di voto supera l’avversaria Cifone. Ma gli studenti la «bocciano»
L’AQUILA. L’università sceglie Paola Inverardi rettore e chiude la novennale pagina di Orio. Nell’aula «Giovanni Someda» (ingegnere) dell’ex Reiss Romoli, tra un carrello della spesa (sì, c’è anche questo) e una tenda che casca a pezzi, alle 20,58 Francesco Bizzarri, seduto davanti a tutti, chiude il tablet e decide che, sì, adesso è proprio ora di andare ad accendere la brace. «Abbiamo il rettore», pronunciato quasi come l’habemus più famoso. Dentro, l’orologio a led rossi segna le 13,34 e forse sarà il caso di rimetterlo. Fuori, invece, si accende un allarme. E si ha come l’impressione che sia il «campanone» che annuncia la vittoria. Festa fino a notte fonda nella club house del Cus a Centi Colella dove va in scena l’arrostata «accademica» dei fedelissimi del nuovo rettore dell’Università, che vince la contesa con Maria Grazia Cifone. Per L’Aquila come un altro sindaco. O forse di più.
IL TELEFONINO. «Edo (Edoardo Alesse, ndr), arrivo», dice trafelata la Inverardi, che varca intorno alle 21 la soglia della sede provvisoria dell’ateneo ma non entra nell’aula dello scrutinio, dove una ventina di aficionados fanno i conti a ogni «Inverardi Paola» e «Grazia Cifone» declamato dal professore Bruno Cicolani. Guiderà l’università del capoluogo di regione per i prossimi sei anni. Ma qui, per ora, deve misurarsi – non senza una qualche difficoltà – col suo telefonino che non smette di squillare. «Adesso metto la modalità aereo», gli suggerisce uno pratico.
I NUMERI. Inverardi, alla fine dei conti, la spunta con 342,15 voti «pesati» sui 238,64 della Cifone. Ampiamente superato il quorum di 308,015. Tra i docenti (votano in 498 su 571), Inverardi ottiene 296 voti e Cifone 175 (2 Vegliò, 20 bianche e 5 nulle). Il personale tecnico-amministrativo (al voto in 385 su 507) premia ancora Inverardi (214-134, 5 Vegliò, 13 bianche e 19 nulle). Inverardi bocciata solo dagli studenti, che votano Cifone (82-20, con due voti a Vegliò e uno per Maurizio Biondi che è un professore di Biologia).
CHI PERDE. Lo «sconfitto» Ferdinando di Orio non si dà per vinto. Ufficialmente fuori dalla contesa, la linea dell’ex senatore comunque non passa. Apparso molto defilato per tutta la fase delle consultazioni elettorali, secondo alcuni lavora dietro le quinte sia prima sia dopo la certezza di aver perso. Già, perché il vero candidato del rettore-senatore, più che la Cifone – pure sua fedelissima della prima ora – è in realtà il prorettore Francesco Vegliò, il quale si tira indietro dopo la seconda votazione che lo vede classificarsi al terzo posto. Una figura, quella di Vegliò, attorno alla quale, tuttavia, non si crea quell’ampia aggregazione che il rettore avrebbe voluto per contrastare con maggiore efficacia i suoi avversari. E neppure quella «santa alleanza» (Vegliò più Cifone) contro gli oppositori, incarnati dalla figura della Inverardi. Il rettore di Orio, con la Cifone affondata dal crescente consenso attribuito alla Inverardi, adesso non vuole affondare insieme a lei. Ora i rumors dell’ateneo indicano di Orio come intenzionato a insediarsi alla direzione del Dipartimento di Medicina clinica, attualmente nelle mani della stessa Cifone. Che però, per lasciargli il posto, dovrebbe dimettersi. Un’operazione che pare non esserle troppo gradita, ma sulla quale sarebbe già in atto un pressing degno dell’Olanda di Cruijff. Insomma, a urne chiuse, e soprattutto con la non facile convivenza tra rettore uscente e rettore eletto, almeno fino a ottobre, c’è da giurare che se ne vedranno ancora delle belle.
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