Il vescovo ai politici della Regione: così farete morire la città

Lettera di Spina dopo la mancata giunta sul punto nascita: «Politici miopi di fronte a invecchiamento e spopolamento»

SULMONA. Contro la chiusura del punto nascita sulmonese scende in campo il vescovo della diocesi di Sulmona-Valva. Monsignor Angelo Spina non risparmia dure critiche ai politici, dopo la mancata giunta regionale tematica che doveva tenersi all’Abbazia. Secondo il vescovo, la politica non dovrebbe essere «miope e sorda» di fronte allo spopolamento e all’invecchiamento del territorio.

«È diventata quasi un ritornello la mia denuncia riguardante questo territorio in cui ricade la mia diocesi con 48 comuni e 76 parrocchie» incalza Spina «il fenomeno a cui la politica dovrebbe porre attenzione e non essere miope e sorda è quello dell’invecchiamento e dello spopolamento del territorio. Facendo le visite pastorali, dai registri delle parrocchie viene fuori che le morti sono in numero crescente, al contrario delle nascite. La mancanza di lavoro ha costretto tante famiglie ad andare via e per quanto riguarda i giovani la situazione è drammatica. Da un decennio si sta assistendo a quella che io chiamo la desertificazione umana. Tra pochissimi anni molti dei nostri piccoli paesi spariranno, la stessa Sulmona diventerà nient’altro che un paesone».

Da qui la critica anche nei confronti della delibera della giunta regionale con cui si declassa Sulmona e si escludono la Valle Peligna e la Valle del Sagittario dai progetti di sviluppo. «Di fronte a questo quadro» aggiunge il vescovo «sorprende la delibera della giunta regionale. A questo punto sembra evidente che la Regione abbia un disegno tendente all’impoverimento dei servizi essenziali in questo territorio». Spina, dunque, elenca i 5 motivi che sono alla base del no alla chiusura del punto nascita, che vanno dalla conformazione orografica del Centro Abruzzo alle deroghe ai 500 parti della Società italiana di ginecologia e ostetricia e a quelle concesse dal ministero della Salute per i territori montani, passando per le eccezioni dei 4 punti nascita in Toscana con meno di 500 parti e alle dichiarazioni del ministro Beatrice Lorenzin contro i tagli lineari. «Non si capisce per quale motivo la Regione si ostini a non riconoscere che esistono tutti i presupposti per mantenere aperto il punto nascita» conclude il vescovo «ecco perché facendomi voce dei cittadini e dei fedeli chiedo di evitare il peggioramento della qualità della vita, lo spopolamento, la marginalizzazione e l'isolamento. Se la politica è la forma più alta di carità, come pastore di questa Diocesi non posso tacere e non tacerò, per amore del mio popolo».

Federica Pantano

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