Immobile preso a prezzi gonfiati: ecco le accuse agli otto indagati
Chiuse le indagini preliminari per la vicenda delle operazioni ai danni di una società di leasing L’accusa: complesso edilizio da 800mila euro acquistato per 7 milioni per ottenere vantaggi
AVEZZANO. Sono accusati di associazione per delinquere per una presunta truffa ai danni di una società di leasing ed evasione fiscale.
L’accusa della Procura di Avezzano, nei confronti di otto persone, arriva alla conclusione delle indagini preliminari e riguarda un’inchiesta relativa al riciclaggio di diversi milioni e a una maxi truffa. Tutto nasce dalle indagini delle Fiamme gialle nei confronti di un’azienda avezzanese che stava eseguendo una grossa operazione immobiliare per la realizzazione di una struttura industriale a San Benedetto. Gli accertamenti fiscali della Guardia di Finanza di Avezzano, avviati nel 2010, avevano evidenziato subito diverse anomalie e incongruenze riguardo alle somme richieste e all’entità immobiliare. Così le indagini hanno permesso di scoprire la truffa ai danni di una società di leasing internazionale con sede a Milano (Leasint spa). La presunta violazione era stata messa in atto da due società operanti nel settore di consulenza e progettazione aziendale ad Avezzano, intestate a due amministratori locali. Secondo il procuratore Maurizio Maria Cerrato, titolare dell’inchiesta, i due amministratori, Augusto Marini e Paolo Mannella, avevano indotto la società di leasing a comprare un complesso immobiliare a San Benedetto dei Marsi, per oltre 7 milioni. Fino a questo punto nulla di strano. Secondo i controlli, però, sembra che il prezzo di mercato, stimato dagli investigatori in circa 800mila euro, era stato gonfiato. Ciò era stato possibile, sempre secondo gli inquirenti, grazie all’utilizzo di fatture false e di contratti e lettere di notai, a garanzia dell’acquisto, risultati anch’essi falsi. Intorno a queste due società, secondo l’accusa, orbitavano anche altre aziende, alcune delle quali intestate allo stesso Marini, che evadevano il Fisco per svariati milioni.
Nell’inchiesta è coinvolto anche Ettore Ciaffone che, secondo quanto emerso, avrebbe dirottato all’estero oltre tre milioni, con l’intento di riciclare il denaro. Le somme sarebbero state spedite a Londra, in alcuni istituti o altrove. Per gli altri indagati, Enrico Cinosi, Giovanni Venditti, Oscar Di Gianfilippo, Serena Meogrossi, Luciano Iacovitti, i reati contestati riguardano la violazione di norme in materia fiscale. Sulla vicenda sono state eseguite indagini fiscali dalle Fiamme gialle finalizzate a ricostruire tutti i movimenti di denaro e le azioni messe in atto negli ultimi anni dalle società coinvolte a diverso titolo. Secondo l’accusa, tutto era stato costruito al fine di ottenere somme più alte di quanto in realtà servisse per portare a termine l’operazione. Poi, evadendo le imposte, il denaro in più poteva essere incassato in nero. Tutte ipotesi da dimostrare in caso di rinvio a giudizio degli indagati difesi dagli avvocati Roberto Verdecchia, Davide Baldassarre, Valentina Calvarese, Pietrantonio Lanzi Palladini e Luca Sanità.
Pietro Guida
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