In bagno col permesso, la Marelli frena
La casa madre Fiat "bacchetta" l'iniziativa dell’azienda di Sulmona
SULMONA. La Fiat annulla il provvedimento che prevedeva la richiesta, da parte dei dipendenti della Magneti Marelli di Sulmona, di un permesso scritto per andare in bagno. La casa madre torinese parla di «spiacevole equivoco» e di «interpretazione non corretta ed estrema di una disposizione mirata a gestire meglio le pause dal lavoro». «Purtroppo nel caso specifico - si legge in una nota della Fiat - è stata interpretata in maniera non corretta una disposizione della direzione di stabilimento mirata a gestire gli allontanamenti dal posto di lavoro senza pregiudicare la qualità e la continuità dei processi. Questo comportamento non rispettava le regole e lo spirito gestionale in vigore negli stabilimenti della nostra società e quindi abbiamo provveduto a correggerlo».
Sulla vicenda c’era stata la protesta dei lavoratori dello stabilimento di Sulmona ed era intervenuto il Garante per la protezione dei dati personali, che aveva annunciato l’avvio di accertamenti. «Con riferimento all’adozione da parte dello stabilimento della Magneti Marelli di Sulmona di modalità organizzative che prevederebbero la compilazione da parte dei dipendenti di permessi scritti anche per l’accesso alle toilettes durante l’orario di lavoro, - si leggeva nella nota del Garante per la privacy - l’Autorità garante ha chiesto all’azienda di fornire ogni elemento utile per una piena valutazione dei profili in materia di protezione dei dati personali».
Anche Mauro Paissan, componente del Garante della privacy, aveva aspramente criticato il provvedimento: «E’ un’offesa alla dignità dei lavoratori e una raccolta illegittima di dati sanitari - aveva dichiarato - «L’obbligo della richiesta scritta per andare in bagno durante l’orario di lavoro e la necessità della conferma da parte del capo officina, configura un’inaccettabile lesione alla dignità dei lavoratori. Inoltre, con questo strumento si costringe il dipendente a rilevare eventuali sue patologie o stati di malessere».
L’iniziativa era stata denunciata nei giorni scorsi dagli stessi operai e dalle segreterie provinciali di Fiom, Fim, Uilm e Ugl, non disposte a restare indifferenti di fronte «ad un provvedimento che non rispetta la dignità della persona, soprattutto delle donne che devono chiedere il permesso per andare in bagno anche per i bisogni legati al ciclo». Sugli operai della Magneti Marelli, azienda sulmonese dell’indotto Fiat, pesano otto mesi di lunghi periodi di cassa integrazione, con stipendio ridotto e assenza dal posto di lavoro. La crisi finanziaria internazionale e poi la recessione che ha colpito anche il mercato dell’auto non hanno risparmiato la più grande realtà produttiva della Valle Peligna, che conta più di 700 dipendenti e dove da mesi le tute blu reclamano una maggiore rotazione nell’estensione della cassa integrazione.
Sulla vicenda c’era stata la protesta dei lavoratori dello stabilimento di Sulmona ed era intervenuto il Garante per la protezione dei dati personali, che aveva annunciato l’avvio di accertamenti. «Con riferimento all’adozione da parte dello stabilimento della Magneti Marelli di Sulmona di modalità organizzative che prevederebbero la compilazione da parte dei dipendenti di permessi scritti anche per l’accesso alle toilettes durante l’orario di lavoro, - si leggeva nella nota del Garante per la privacy - l’Autorità garante ha chiesto all’azienda di fornire ogni elemento utile per una piena valutazione dei profili in materia di protezione dei dati personali».
Anche Mauro Paissan, componente del Garante della privacy, aveva aspramente criticato il provvedimento: «E’ un’offesa alla dignità dei lavoratori e una raccolta illegittima di dati sanitari - aveva dichiarato - «L’obbligo della richiesta scritta per andare in bagno durante l’orario di lavoro e la necessità della conferma da parte del capo officina, configura un’inaccettabile lesione alla dignità dei lavoratori. Inoltre, con questo strumento si costringe il dipendente a rilevare eventuali sue patologie o stati di malessere».
L’iniziativa era stata denunciata nei giorni scorsi dagli stessi operai e dalle segreterie provinciali di Fiom, Fim, Uilm e Ugl, non disposte a restare indifferenti di fronte «ad un provvedimento che non rispetta la dignità della persona, soprattutto delle donne che devono chiedere il permesso per andare in bagno anche per i bisogni legati al ciclo». Sugli operai della Magneti Marelli, azienda sulmonese dell’indotto Fiat, pesano otto mesi di lunghi periodi di cassa integrazione, con stipendio ridotto e assenza dal posto di lavoro. La crisi finanziaria internazionale e poi la recessione che ha colpito anche il mercato dell’auto non hanno risparmiato la più grande realtà produttiva della Valle Peligna, che conta più di 700 dipendenti e dove da mesi le tute blu reclamano una maggiore rotazione nell’estensione della cassa integrazione.