Inchiesta sulla nuova Casa dello studente
L’ipotesi è peculato: l’opera realizzata con fondi pubblici fra 30 anni sarà della Curia.
L’AQUILA. Il 4 novembre, giorno dell’inaugurazione, l’apertura della nuova Casa dello studente dell’Aquila - costruita dalla Regione Lombardia su un terreno messo a disposizione dalla Curia con una spesa di 7,5 milioni - era stata accolta con striscioni di protesta. «Soldi di Stato, affari di Chiesa» avevano contestato i rappresentanti dell’Unione degli universitari, dicendosi pronti a denunciare la Regione Abruzzo. A distanza di tre settimane, è arrivata ieri dal procuratore capo Alfredo Rossini la conferma che sulla vicenda è aperta una inchiesta: «Ci sono attenzioni della procura» ha detto.
I pm sarebbero in attesa dell’analisi della magistratura contabile: una relazione è stata infatti inviata alla Corte dei conti per accertare l’eventuale danno erariale. I reati ipotizzati dai pm sono peculato e distrazione di fondi pubblici, il fascicolo è contro ignoti. Secondo l’ipotesi della procura, la giunta regionale guidata da Roberto Formigoni avrebbe finanziato con denaro pubblico un’opera destinata a entrare, fra 30 anni, nel patrimonio immobiliare della Curia aquilana, proprietaria del terreno offerto in comodato: una zona agricola trasformata in area edificabile per sostituire la Casa dello studente crollata con il tragico terremoto del 6 aprile e diventata il simbolo, con otto ragazzi morti tra le macerie, del sacrificio degli studenti. Un totale di 122 posti letto affidati in gestione alla diocesi, ma solo, aveva detto l’11 novembre l’assessore regionale alla Formazione Paolo Gatti, nella fase dell’emergenza: «Quando torneremo alla situazione ordinaria, la gestione dei posti passerà all’Azienda per il diritto allo studio, mentre la conduzione della struttura resterà alla Curia».
La gestione dei posti, invece, è stata affidata al comune dell’Aquila.
«Basterebbe conoscere le leggi per mandare direttamente nel cestino esposti e denunce chiaramente infondati» ha commentato in una nota la giunta regionale della Lombardia. «La frenesia di alcune procure, nel tentare, peraltro vanamente, di mettere sotto accusa l’operato di Regione Lombardia in questo periodo pre-elettorale sta assumendo le dimensioni di una patologia».
Sorpreso dalla notizia anche monsignor Giuseppe Molinari: «L’arcivescovo ha appreso della vicenda attraverso la stampa» è stato il commento di don Claudio Tracanna, direttore dell’ufficio Comunicazione sociale della Curia.
Ad anticipare l’esistenza di una inchiesta sullo studentato realizzato a tempo di record dalla Lombardia è stato ieri il quotidiano La Repubblica. All’articolo, Formigoni aveva risposto inizialmente con una nota, parlando di «esempio preclaro di denaro ben speso per il bene pubblico» e di tesi senza «nessunissimo fondamento»: «Siamo molto orgogliosi di ciò che abbiamo fatto a L’Aquila» aveva detto, ricordando che la sua giunta aveva «consegnato immobile e terreno non a se stessa, non alla Curia, ma al comune dell’Aquila» e che il terreno «non è diventato edificabile, se non per uso pubblico di residenza universitaria» e che fra trent’anni tornerà alla Diocesi «com’è normalissimo che sia». Altrove, però, com’è accaduto per le new town, i terreni sono stati espropriati.
I pm sarebbero in attesa dell’analisi della magistratura contabile: una relazione è stata infatti inviata alla Corte dei conti per accertare l’eventuale danno erariale. I reati ipotizzati dai pm sono peculato e distrazione di fondi pubblici, il fascicolo è contro ignoti. Secondo l’ipotesi della procura, la giunta regionale guidata da Roberto Formigoni avrebbe finanziato con denaro pubblico un’opera destinata a entrare, fra 30 anni, nel patrimonio immobiliare della Curia aquilana, proprietaria del terreno offerto in comodato: una zona agricola trasformata in area edificabile per sostituire la Casa dello studente crollata con il tragico terremoto del 6 aprile e diventata il simbolo, con otto ragazzi morti tra le macerie, del sacrificio degli studenti. Un totale di 122 posti letto affidati in gestione alla diocesi, ma solo, aveva detto l’11 novembre l’assessore regionale alla Formazione Paolo Gatti, nella fase dell’emergenza: «Quando torneremo alla situazione ordinaria, la gestione dei posti passerà all’Azienda per il diritto allo studio, mentre la conduzione della struttura resterà alla Curia».
La gestione dei posti, invece, è stata affidata al comune dell’Aquila.
«Basterebbe conoscere le leggi per mandare direttamente nel cestino esposti e denunce chiaramente infondati» ha commentato in una nota la giunta regionale della Lombardia. «La frenesia di alcune procure, nel tentare, peraltro vanamente, di mettere sotto accusa l’operato di Regione Lombardia in questo periodo pre-elettorale sta assumendo le dimensioni di una patologia».
Sorpreso dalla notizia anche monsignor Giuseppe Molinari: «L’arcivescovo ha appreso della vicenda attraverso la stampa» è stato il commento di don Claudio Tracanna, direttore dell’ufficio Comunicazione sociale della Curia.
Ad anticipare l’esistenza di una inchiesta sullo studentato realizzato a tempo di record dalla Lombardia è stato ieri il quotidiano La Repubblica. All’articolo, Formigoni aveva risposto inizialmente con una nota, parlando di «esempio preclaro di denaro ben speso per il bene pubblico» e di tesi senza «nessunissimo fondamento»: «Siamo molto orgogliosi di ciò che abbiamo fatto a L’Aquila» aveva detto, ricordando che la sua giunta aveva «consegnato immobile e terreno non a se stessa, non alla Curia, ma al comune dell’Aquila» e che il terreno «non è diventato edificabile, se non per uso pubblico di residenza universitaria» e che fra trent’anni tornerà alla Diocesi «com’è normalissimo che sia». Altrove, però, com’è accaduto per le new town, i terreni sono stati espropriati.