Individuano il batterio killer, medici aquilani salvano un uomo
L’uomo era in pericolo di vita perché tutti gli antibiotici in commercio erano ineficaci. Il reparto Malattie infettive del San Salvatore dell’ Aquila e i ricercatori dell’Università lo salvano individuando il temutissimo Klabsiella pneumoniae, quasi sempre letale
SANITÀ: PAZIENTE AFFETTO DA GRAVE INFEZIONE SALVATO A L’ AQUILA = (AGI) - L’ Aquila, 15 nov. - Aveva una gravissima infezione ed era in pericolo di vita perchè tutti gli antibiotici in commercio, utilizzati per la patologia, sono inefficaci. Un uomo, residente in un’altra regione, deve la vita al reparto Malattie infettive del San Salvatore di L’ Aquila e ai ricercatori dell’Università che, primo caso in assoluto in Italia, sono riusciti a isolare un batterio-killer - il temutissimo Klabsiella pneumoniae, quasi sempre letale - che produce due enzimi (KPC e VIM) capaci di neutralizzare l’azione di tutti gli antibiotici attualmente disponibili.
Uno studio scientifico difficile e appassionato, frutto di un lavoro di equipe, sta per varcare l’Oceano e approdare negli Usa: a dicembre sarà pubblicato su una delle più importanti riviste scientifiche, la 'Diagnostic Microbiology and Infectious disease'. Un alto riconoscimento alla sanità aquilana che potrebbe dare un importante impulso alla ricerca e consentire di capire perchè determinati batteri-killer - responsabili delle infezioni che lasciano il paziente senza difese immunitarie - sono inattaccabili dagli antibiotici. Il paziente, curato all’ospedale, oltre alla patologia dovuta al batterio, era portatore di una grave patologia di base che rendeva ancora più delicato il suo caso. Il malato è stato isolato per quasi tre mesi nell’Unità operativa complessa di Malattie Infettive dell’Ospedale di l’ Aquila dove, tra l’altro, recentemente è stato inaugurato un nuovo reparto, con sistemi di isolamento all’ avanguardia. Nel trattamento del paziente - dimesso da alcune settimane e ora in buone condizioni - è stato utilizzato con successo un nuovo schema terapeutico che ha permesso di neutralizzare questa pericolosa patologia in presenza di condizioni di salute particolarmente critiche.
La grave infezione, di cui soffriva il malato, è generata dal batterio Klebsiella pneumoniae che produce, come detto, due enzimi, denominati KPC e VIM, capaci di rendere del tutto inefficaci gli antibiotici appartenenti alla classe dei carbapenemici. Con il lavoro sinergico tra ospedale e Università di L’ Aquila si è riusciti ad isolare, primo caso in Italia, il batterio-killer alla base della patologia e quindi a elaborare un nuovo trattamento terapeutico. La scoperta è il frutto di un’azione ’a due manì tra il reparto di Malattie Infettive dell’ Ospedale S. Salvatore dell’ Aquila diretto dal dr. Alessandro Grimaldi, coadiuvato dal suo collega di reparto Maurizio Mariani, l’equipe della prof.ssa Maria Grazia Perilli dell’Università dell’ Aquila, e lo staff del prof. Gianfranco Amicosante, titolare della cattedra di biochimica clinica e biologia molecolare dell’Università di L’ Aquila.
«L’obiettivo del progetto», dichiara il dott. Grimaldi, «oltre ad approfondire lo studio sui meccanismo di resistenza dei batteri agli antibiotici - e quindi salvare la vita di molti pazienti - è ridurre i costi delle terapie grazie a un uso più appropriato e razionale degli antibiotici più potenti e costosi. Migliorando la conoscenza, insomma, col tempo gli specialisti saranno in grado di ’selezionarè gli antibiotici realmente efficaci e scartare quelli che oggi vengono utilizzati senza risultati e che comportano una spesa improduttiva. Insomma, meno antibiotici, meno spese e, soprattutto, cure migliori. È un aspetto importante poichè in Italia, per le infezioni ospedaliere, nell’ultimo triennio è stata spesa una cifra molto alta, dai 4 ai 12 miliardi di euro».
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