L’appello del fratello di Ilaria: «Basta violenza contro le donne» 

Introdacqua, la morte di Giulia riapre ferite mai guarite tra i familiari della 41enne uccisa dal marito Per Daniele Maiorano è importante «portare nelle scuole l’educazione al rispetto e all’affettività»

SULMONA. «La cultura della non violenza deve cominciare a scuola». È chiaro e forte il messaggio dei familiari di Ilaria Maiorano, la 41enne di Introdacqua uccisa l’11 ottobre di un anno fa dal marito marocchino di 42 anni, Tarik El Ghaddassi, nella loro abitazione a Padiglione di Osimo, in provincia di Ancona. A parlare, anche a nome della mamma Silvana, è il fratello Daniele, e lo fa alla vigilia della Giornata contro la violenza sulle donne.
Daniele Maiorano sottolinea l’importanza di avviare un percorso educativo che coinvolga anche i bambini. «È ora che si inizi dalla scuola, che si porti in classe, anche tra i piccoli, l’educazione all’affettività», afferma. E un grande ruolo dovranno interpretarlo i genitori a cui spetta il compito di trasmettere ai figli la cultura del rispetto nei confronti delle donne». A riaprire le ferite mai chiuse per la scomparsa di Ilaria, è stata la morte di Giulia Cecchettin, la giovane uccisa dall'ex fidanzato Filippo Turetta. Un altro femminicidio avvenuto a chilometri di distanza ma “vicino” per la famiglia Maiorano, perché il dolore per la scomparsa di Giulia è identico a quello provato per la morte della loro Ilaria. E accanto al dolore c’è anche la rabbia di chi, dopo più di un anno, non smette di chiedere giustizia. Le loro vite sono state stravolte dopo l’orribile uccisione di Ilaria. «Ormai ogni tre giorni purtroppo muore una donna», prosegue Daniele Maiorano, «ammazzata dal marito, dall’ex compagno o fidanzato. Ma deve cambiare la mentalità di certi uomini, chiamarli uomini è una parola grossa». Poi il racconto di ciò che è accaduto a Ilaria. Una violenza maturata prima a mani nude, con schiaffi e pugni, poi con una sedia di plastica. Ilaria è stata colpita più volte, anche alla testa. L’uomo non ha mai smentito il litigio tra loro, ma ha sempre sostenuto la caduta accidentale di Ilaria dalle scale.
Per la Procura a scatenare l’aggressione, sarebbe stata la gelosia del marocchino che, a fine settembre, è stato rinviato a giudizio con le accuse di omicidio volontario pluriaggravato dalla crudeltà, dai futili motivi, dai maltrattamenti, dalla presenza delle figlie minorenni, di 6 e 8 anni. El Ghaddassi, che si trova in carcere dal giorno del delitto, andrà a processo il prossimo 19 dicembre per le pesanti accuse che potrebbero portarlo anche all’ergastolo.
Il fratello Daniele e la mamma Silvana non sapevano nulla di quello che Ilaria stava passando. «Non ci diceva mai niente per non farci preoccupare», continua il fratello, «e poi a casa sua non ci era stato mai permesso di andare, neanche alle feste di compleanno delle bimbe. Non eravamo invitati, potevamo vedere solo i video che ci mandava. L’amore non è possesso», conclude, «la donna non è un oggetto, ma una persona che appartiene solo a se stessa. Bisogna che trovino una soluzione per fermare questo massacro».
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