L'Aquila, abusi sulla nipotina: nonno sotto processo
Nei guai un pensionato dopo il racconto della piccola. Rischia 14 anni di carcere. La difesa dissente: accuse infondate che proveremo a demolire nel giudizio
L’AQUILA. Sarà il tribunale a occuparsi di una storia a dir poco scabrosa: presunti abusi del nonno nei confronti della nipotina. Ieri mattina, infatti, il giudice per le udienze preliminari del tribunale ha disposto il rinvio a processo dell’anziano, un uomo che ha superato i settant’anni. Di più non si può dire per il rispetto del diritto alla riservatezza della minorenne. Può solo aggiungersi che i fatti sarebbero successi in un periodo compreso tra il 2011 e il 2013 in una frazione del Comune dell’Aquila.
Secondo le accuse i fatti sarebbero successi, per l’appunto, nell’abitazione del nonno. E sarebbero venuti fuori dopo che la piccola li avrebbe raccontati alla sorella e costei alla madre. La denuncia è stata conseguente a quel racconto e la magistratura ha subito avviato l’indagine ascoltando, tramite un’«audizione protetta», la piccola all’interno di locali riservati del tribunale per i minorenni. La piccola avrebbe raccontato una certa verità che secondo le accuse coinciderebbe, almeno in parte, con l’accusa di violenza sessuale aggravata che era stata inizialmente ipotizzata.
Per questa ragione il pm David Mancini aveva chiesto il rinvio a giudizio del sospettato. Ieri, nel corso di una lunga udienza camerale, si è arrivati al rinvio a giudizio in tribunale. Un’udienza che è stata disertata dal sospettato anche per via del fatto che una vicenda del genere merita degli approfondimenti che solo in un processo (quasi certamente a porte chiuse) si possono ottenere.
Se per le parti civili non ci sono dubbi sulla colpevolezza dell’imputato, la difesa dissente. «Il mio assistito», afferma l’avvocato Vincenzo Calderoni, «rigetta ogni accusa e non ha commesso nessuna di quelle azioni riprovevoli che gli hanno attribuito. Solo in un processo avremo la possibilità da far sentire le nostre ragioni. È stata un’accusa deflagrante che comporta gravi sofferenze per un innocente». Completamente diversa la versione delle parti civili che hanno insistito per il rinvio a giudizio. Sono state assistite dagli avvocati Francesco Valentini e Ferdinando Paone. L’imputato, in caso di condanna, rischia una pena di 14 anni di carcere.
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