L'Aquila, Chiodi fa campagna elettorale: è polemica

La richiesta del Pd: Chiodi commissario inquina il voto, lasci l'incarico per la ricostruzione perché è incompatibile. Il Pdl: un'invettiva fuori luogo camuffata da ragionamento politico

L'AQUILA. «Chiodi commissario inquina il voto». Affondo dell'assessore comunale Stefania Pezzopane, responsabile nazionale Pd per la ricostruzione, che chiede le dimissioni immediate del presidente della Regione dall'incarico governativo. Dopo il ripensamento di Chiodi, che ha puntato sul candidato ufficiale del Pdl Pierluigi Properzi dopo aver sponsorizzato Giorgio De Matteis con il sottosegretario Letta, Pezzopane passa all'attacco.

«Il presidente della Regione è totalmente incompatibile con la carica di commissario. Egli infatti non è mai stato, e ancor più ora, super partes. Il governo Berlusconi aveva avallato ogni azione di Chiodi rendendosi artefice e complice dello stallo della ricostruzione. Il nuovo governo ha immediatamente intuito le problematiche della struttura commissariale e gli errori gravissimi della governance, tant'è che era prevista già la fine del commissariamento. Chiodi ha però preteso di rimanere fino alle elezioni. Se qualcuno avesse dubbi sul perché, ora è chiaro. Scende a gamba tesa nelle Comunali, sostenendo addirittura ben due candidati. Uno è De Matteis, il suo vero uomo, l'altro Properzi, quello che il Pdl nazionale gli ha imposto. Nella conferenza stampa ha ammesso di essere un "uomo di partito", di aver lavorato per una coalizione più grande, sulla qual cosa ha fallito, e di voler fare di tutto per far vincere il centrodestra. Evidente, insomma, che continuerà a fare il nemico giurato dell'amministrazione comunale per favorire i suoi candidati».

Secondo Pezzopane «ogni suo gesto, decisione, presa di posizione è inquinata da questa sua discesa in campo evidentemente incompatibile con l'imparzialità e il distacco che un commissario per la ricostruzione dovrebbe avere in una competizione elettorale. Chiodi farebbe bene a dimettersi subito da commissario. Da qui alle elezioni gli aquilani sapranno il gioco che da tempo sta facendo. Bloccare L'Aquila e l'attività amministrativa per giustificare un governo cittadino da lui ispirato. Così per lui e per i suoi sodali sarà più semplice togliere all'Aquila il ruolo di capoluogo e continuare la spoliazione di uffici e sedi, depotenziare l'Asl, utilizzare i fondi per la ricostruzione per altri scopi e territori».

LOLLI (PD). Sulla questione il dibattito è aperto. Per il parlamentare Pd Giovanni Lolli «il commissario dev'essere abolito e lo dico da tempo. Ora è stato deciso che sarà così, ma non ho capito l'argomento usato da Chiodi che decide di andarsene ma dopo le elezioni, facendo un nesso tra il suo ruolo e le elezioni. Se deve lasciare l'incarico deve farlo. La questione così posta è inquietante: deve rimanere fino alle elezioni per usare il commissariamento?». RICCIUTI (PDL). Per il consigliere regionale Luca Ricciuti (Pdl) «quelli della sinistra stanno facendo campagna elettorale come al solito, con la testa del vecchio Pci. Invece di pensare ai problemi seri della città pensano a Chiodi che non c'entra nulla, o ben poco, con la campagna elettorale dell'Aquila. Le polemiche inutili sono di quelli che hanno disamministrato la città, non sono stati in grado di far approvare progetti e sono scesi in polemica col governo dopo aver blandito Berlusconi e Bertolaso poi accoltellati alle spalle il giorno dopo».

GIULIANTE (PDL). Per l'assessore regionale Pdl Gianfranco Giuliante si tratta di «una specie di invettiva camuffata da ragionamento politico. È come se a un presidente del Consiglio, che, per il ruolo che ha, determina le scelte di un paese, quando si vota gli si chiedesse di dimettersi perché è stato eletto da una parte, da una coalizione e da una maggioranza. Sarebbe come se qualcuno avesse chiesto alla Pezzopane di dimettersi da presidente della Provincia perché faceva il tifo per Cialente e quindi contribuiva a favorire una parte. Qui si esprime un pregiudizio politico astrattamente applicabile anche a chi lo afferma. Eppoi, è una dichiarazione fatta il primo aprile».

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