L'Aquila, crollo Casa Studente: chiesti danni alla Regione
Nel mirino delle parti civili ci sono l’ente proprietario dell’immobile crollato e l’Adsu che lo aveva in comodato
L’AQUILA. Le motivazioni della sentenza con la quale sono state chiarite le ragioni delle condanne a carico dei 4 imputati di omicidio colposo e lesioni gravi nel processo per il crollo della Casa dello Studente aprono le porte alle richieste di risarcimento. In arrivo, dunque, richieste milionarie.
Nel mirino degli avvocati di parte civile, non tanto gli imputati, ma la Regione e l’Azienda per il diritto agli studi universitari (Adsu).
Nel processo non vi era un responsabile civile, diretta conseguenza del ricorso al rito abbreviato, e dunque si provvederà a percorrere la strada del procedimento civile.
La Regione verrà chiamata in causa, come riferisce l’avvocato di parte civile Wania Della Vigna, in quanto proprietaria dell’immobile, mentre l’Adsu per via del fatto che i ragazzi deceduti nel crollo e quelli che sono rimasti feriti avevano comunque stipulato un accordo con l’Azienda per il diritto allo studio.
Le motivazioni del giudice Giuseppe Grieco sono illuminanti in relazione allo stretto rapporto tra i due enti facendone in parte la storia. «La Regione subentra nella titolarità dei rapporti attivi e passivi della Casa dello Studente», si legge in un passo della motivazione nel quale si fa riferimento a quanto avvenne in passato, «anche gli oneri di manutenzione dei beni sono posti a carico delle Regioni. Per l’attuazione delle finalità sancite dalla Costituzione e dalla legge 390 del 1991 viene promulgata la legge che disciplina gli interventi volti a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale per la realizzazione del diritto agli studi. Viene così istituito l’Adsu con personalità giuridica di diritto pubblico sul cui operato viene esercitato il controllo della Regione e l’edificio della Casa dello studente le viene concesso in comodato d’uso gratuito con controllo e vigilanza della Regione». E fu lo stesso Cda dell’Adsu ad approvare un programma di interventi nel quale si fa esplicito riferimento alla necessità di un «radicale intervento di ristrutturazione», poi concausa della tragedia.
Naturalmente si tratterà di risarcimenti milionari che potranno essere chiesti, se lo vorranno, dai familiari delle otto vittime e dai superstiti. Tra le vittime va ricordato che l’unico aquilano è Francesco Maria Esposito, giovane portiere dello stabile crollato, i cui avvocati Bernardino Marinucci e Simona Fiorenza hanno manifestato soddisfazione per una sentenza che «individua quantomeno le responsabilità in questa triste vicenda».
Tornando ai risarcimenti i giudici dovranno prendere in considerazione non solo i danni conseguenti alla sofferenza per la scomparsa dei loro cari; ma ci saranno anche le valutazioni per i danni patiti dai sopravvissuti: danno biologico, morale, esistenziale, danno per la cosiddetta «perdita di chance». Si fa riferimento alla perdita attuale della possibilità di ottenere un futuro risultato utile o a una effettiva occasione favorevole di conseguire un vantaggio economico che è risarcibile in seguito a un danno ingiusto. È il caso di valenti studenti universitari (come quelli feriti nel crollo che, grazie al brillante rendimento, avevano ottenuto borse di studio e il diritto a essere ospitati nel palazzo poi imploso), i quali, in seguito allo choc o a causa delle lesioni permanenti non se la sentono di proseguire gli studi.
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