L'Aquila, Di Cesare candidato sindaco dei comitati
Scende in campo con il movimento «Appello per L'Aquila»: priorità al lavoro
L'AQUILA. Misure per l'imprenditoria giovanile, infrastrutture d'avanguardia, totale trasparenza delle azioni del Comune. Sono gli aspetti su cui intende far leva il candidato sindaco del movimento "Appello per L'Aquila", Ettore Di Cesare. Ieri ha reso pubblica la sua candidatura.
«La nostra sarà una rivoluzione trasparente» ha esordito Ettore Di Cesare, imprenditore aquilano di 46 anni, laureato in matematica e nome che molti indicavano da tempo come candidato sindaco del movimento "Appello per L'Aquila" nato su iniziativa di diversi esponenti dei comitati cittadini nell'ottobre scorso.
Ieri si è presentato alla cittadinanza nella sede di via Garibaldi. «Uno spazio piccolo in cui ci incontreremo in tanti» ha detto Di Cesare «già siamo partiti con i gruppi di lavoro. Ci riuniremo tutti i giorni fino alle elezioni». Urbanistica, innovazione, cultura, economia e ambiente sono i temi che saranno affrontati. Gli aspetti su cui il candidato intende fare leva per «rinnovare la città» sono la democrazia partecipata, la trasparenza amministrativa, il lavoro giovanile, lo svecchiamento della classe politica. Nelle liste, alle quali il movimento sta già lavorando da tempo «entreranno solo giovanissimi» ha detto il candidato. E poi più donne in giunta e nei consigli d'amministrazione delle aziende partecipate dal Comune: «Voglio che siano almeno il 50%».
Non solo. Per il candidato sindaco di "Appello per L'Aquila", affiancato ieri da Giusi Pitari, Carla Cimoroni e Sandro Francavilla, bisogna «ripensare la città, svecchiarla con le nuove tecnologie. Un aspetto fondamentale della nostra amministrazione sarà la difesa dei beni comuni e del suolo» ha spiegato Di Cesare «diciamo stop al consumo di territorio. All'Aquila non si deve costruire, ma ricostruire. Dobbiamo invertire la tendenza attuale di realizzare centri commerciali, di cui è responsabile l'amministrazione». Poi l'attacco al sindaco uscente. «Cialente non ha saputo creare coesione intorno a sé» ha detto l'imprenditore «il suo errore più grande è stato non aver raccolto la città all'indomani del sisma, pretendendo di gestire una situazione difficilissima da solo con la sua giunta». Quanto all'eventuale ingresso di politici e partiti nelle liste del movimento, Di Cesare è stato chiaro: «Abbiamo detto che le nostre liste sarebbero state fuori dagli schieramenti partitici. Così sarà».
«La nostra sarà una rivoluzione trasparente» ha esordito Ettore Di Cesare, imprenditore aquilano di 46 anni, laureato in matematica e nome che molti indicavano da tempo come candidato sindaco del movimento "Appello per L'Aquila" nato su iniziativa di diversi esponenti dei comitati cittadini nell'ottobre scorso.
Ieri si è presentato alla cittadinanza nella sede di via Garibaldi. «Uno spazio piccolo in cui ci incontreremo in tanti» ha detto Di Cesare «già siamo partiti con i gruppi di lavoro. Ci riuniremo tutti i giorni fino alle elezioni». Urbanistica, innovazione, cultura, economia e ambiente sono i temi che saranno affrontati. Gli aspetti su cui il candidato intende fare leva per «rinnovare la città» sono la democrazia partecipata, la trasparenza amministrativa, il lavoro giovanile, lo svecchiamento della classe politica. Nelle liste, alle quali il movimento sta già lavorando da tempo «entreranno solo giovanissimi» ha detto il candidato. E poi più donne in giunta e nei consigli d'amministrazione delle aziende partecipate dal Comune: «Voglio che siano almeno il 50%».
Non solo. Per il candidato sindaco di "Appello per L'Aquila", affiancato ieri da Giusi Pitari, Carla Cimoroni e Sandro Francavilla, bisogna «ripensare la città, svecchiarla con le nuove tecnologie. Un aspetto fondamentale della nostra amministrazione sarà la difesa dei beni comuni e del suolo» ha spiegato Di Cesare «diciamo stop al consumo di territorio. All'Aquila non si deve costruire, ma ricostruire. Dobbiamo invertire la tendenza attuale di realizzare centri commerciali, di cui è responsabile l'amministrazione». Poi l'attacco al sindaco uscente. «Cialente non ha saputo creare coesione intorno a sé» ha detto l'imprenditore «il suo errore più grande è stato non aver raccolto la città all'indomani del sisma, pretendendo di gestire una situazione difficilissima da solo con la sua giunta». Quanto all'eventuale ingresso di politici e partiti nelle liste del movimento, Di Cesare è stato chiaro: «Abbiamo detto che le nostre liste sarebbero state fuori dagli schieramenti partitici. Così sarà».
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