L'Aquila, Gran Sasso: chiude anche la scuola di sci
Il direttore Faccia getta la spugna: atto conseguente allo stop dell'Ustif alla seggiovia di Fontari
L’AQUILA. È stato ribattezzato il “Fontarigate”. Il neologismo porta la firma del direttore della scuola sci Assergi Gran Sasso, Luigi Faccia, che ha annunciato, scusandosi con i clienti e con la città, la chiusura della struttura. Un atto conseguente allo stop imposto dall’Ustif alla seggiovia delle Fontari, che pare aver compromesso definitivamente la stagione invernale 2016-2017 della stazione sciistica di Campo Imperatore, che quest’anno ha avuto solo 16 giorni di apertura. Un altro duro colpo all’economia del comprensorio e al piano di sviluppo della montagna aquilana.
CHIUDE LA SCUOLA SCI. Hanno resistito per qualche settimana, a braccia incrociate mentre nelle altre stazioni i colleghi lavoravano a pieno ritmo. Ieri la resa: i maestri di sci del Gran Sasso lasciano. La scuola chiude. In attesa che «la burocrazia faccia il suo corso». Il riferimento è alla nuova concessione all’esercizio che l’Ustif e la Regione devono rilasciare al Centro turistico del Gran Sasso per far ripartire la seggiovia, bloccata a sorpresa lo scorso 2 marzo. «Abbiamo aspettato sino all’ultimo a comunicarlo. Ma, come temevamo», afferma il direttore Luigi Faccia, «siamo costretti a rimanere chiusi con la scuola di sci, per motivi indipendenti dalla nostra volontà. Per problemi tecnici alla seggiovia delle Fontari, gli impianti di risalita della stazione rimarranno chiusi, mentre la funivia e l’albergo di Campo Imperatore continueranno la loro attività. Ci scusiamo con i nostri clienti e con la città. Ci dispiace, siamo senza parole». Poi la postilla: «Eventuali variazioni saranno tempestivamente comunicate». Una speranza, legata appunto a quei funzionari che hanno nelle mani gli ultimi scampoli della stagione invernale. Al di fuori delle comunicazioni ufficiali, a chi chiede spiegazioni sulla decisione adottata, il direttore Faccia risponde sfogandosi: «La nostra licenza è legata al funzionamento della stazione. È un dovere avvertire l’utente, bisogna sempre parlar chiaro. Vediamo come va a finire il Fontarigate, ma una cosa è certa, abbiamo ucciso il Gran Sasso».
IL CASO GRAN SASSO. Una stagione invernale nefasta, quella di Campo Imperatore, in cui finora si sono contate solo 16 giornate di apertura. Partita in ritardo a causa della mancanza di neve – con le immancabili polemiche sulla necessità di dotare la stazione dell’innevamento artificiale – è poi stata flagellata dal maltempo e dalle tre slavine che si sono abbattute sul Gran Sasso il 18 gennaio, dopo il terremoto di Campotosto. Tranciato l’elettrodotto che alimenta il bacino turistico, impianti chiusi e tecnici Enel al lavoro per giorni.
Si riparte ed arriva il problema tecnico alla seggiovia delle Fontari, riscontrato durante un controllo di routine: nuovo stop e intervento sui dispositivi di aggancio di alcune vetture. Siamo al 24 febbraio quando finalmente si riaprono le piste che, grazie al bel tempo e alla neve abbondante, si riempiono di sciatori. Passa una sola settimana e giovedì scorso, in serata, viene inviata al Ctgs una comunicazione da parte dell’Ustif, l’organismo del ministero dei Trasporti, che dispone, senza alcun preavviso, la chiusura della seggiovia, per effettuare ulteriori controlli sull’impianto. Un provvedimento «inusuale e inopinato», secondo l’amministratore unico del Ctgs Fulvio Giuliani e il direttore d’esercizio, Marco Cordeschi: «Ad ogni buon conto, dando seguito alle indicazioni della nota ministeriale e con doveroso rispetto della stessa», spiega Cordeschi, «ho fatto eseguire da una ditta specializzata, nella giornata del 3 marzo, un controllo magnetoscopico e visivo, sul 100% delle morse della seggiovia, dal quale non sono risultati difetti». La relazione verrà esaminata oggi dall’Ustif.
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