L'Aquila, Grandi rischi e mancato allarme sisma Boschi rompe il silenzio: non ho mai rassicurato
L’ex presidente Ingv sul blog di Cattaneo: non partecipai alla conferenza stampa
L’AQUILA. L’ex presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), Enzo Boschi, torna a intervenire sulla condanna a sei anni di reclusione per omicidio colposo plurimo inflitta a suo carico in quanto membro della Commissione Grandi all’epoca del terremoto del 6 aprile 2009. E lo fa pubblicando una lunga lettera sul blog di Marco Cattaneo ospitato sull'Espresso pochi giorni dopo la presentazione a Roma del libro “La condanna della commissione Grandi rischi. Responsabilità istituzionali e obblighi di comunicazione nella società del rischio”, scritto dal docente universitario Stefano Cianciotta e da Fabio Alessandroni, avvocato di parte civile al processo. A nove mesi esatti da quella sentenza il libro sortisce dunque un primo effetto: rompere il silenzio dello scienziato dell'Ingv ma anche gli equilibri che si erano venuti a creare tra i 7 imputati. Nel blog a oggi i commenti sono quasi 300 e molti se ne continuano ad aggiungere: segno che l’argomento è di quelli che “scottano”. Oltre a Boschi intervengono giornalisti, cittadini ed esperti aprendo un dibattito approfondito, a tratti scientifico, che analizza il processo e la storia del sisma aquilano.
Nel suo intervento Boschi prende nettamente le distanze dalla Protezione civile (e da Guido Bertolaso, capo del Dipartimento nel 2009). Parole che potrebbero interessare giudice e parti in causa. «Sono stato condannato a sei anni per non aver comunicato bene il rischio sismico», è l’input della lettera di Boschi, che poche righe più sotto precisa: «Dopo la riunione della Grandi rischi, ci fu una conferenza stampa organizzata dall’assessore regionale alla Protezione civile (Daniela Stati ndr) e dal vice capo nazionale (Bernardo De Bernardinis, ndr). Non vi partecipai». Ma lo scienziato contesta anche le modalità con cui il giudice Marco Billi, sarebbe arrivato alla condanna, in quanto avrebbe utilizzando come «prova» un verbale della riunione non originario e scritto a posteriori, si legge nella lettera, «da una funzionaria della Protezione civile e corretto dal capo dell’ufficio Rischio sismico (Mauro Dolce, ndr)», infine firmato da Boschi «come atto dovuto». Il popolo dei commentatori sull’argomento si divide in tre parti: chi difende l’operato dello scienziato; chi ne contesta l’atteggiamento in sede di riunione della Grandi rischi; e chi riconosce da una parte la validità delle sue tesi scientifiche ma dall’altro ne critica la “compiacenza” con la Protezione civile. Boschi respinge l’accusa di avere tranquillizzato la popolazione aquilana durante il periodo dello sciame sismico. «Non ho tranquillizzato durante la riunione e nemmeno prima e dopo». «Potrei dimostrare che ho ricordato pubblicamente il rischio sismico abruzzese e aquilano per almeno 30 anni, senza venir mai considerato», aggiunge. «I dati e le informazioni portate da Giulio Selvaggi e da me sono il massimo che si può fare allo stato attuale delle conoscenze in sismologia», spiega, sottolineando ancora che «la comunicazione è compito esclusivo della Protezione civile» e che «la Regione ha tutti i poteri in caso di emergenza». A capo dell’assessorato in questione c’era nel 2009 la Stati, che in occasione della riunione – come testimoniato nella prima versione del relativo verbale – disse una frase che oggi suonerebbe raccapricciante: «Grazie per queste vostre affermazioni, che mi permettono di rassicurare la popolazione attraverso i media che incontreremo in conferenza stampa».
Boschi ricorda la testimonianza del sindaco Massimo Cialente che chiuse le scuole all'indomani della riunione, allarmato dalle parole dello scienziato. E lancia accuse di responsabilità alle istituzioni locali: «Ricordo soltanto che all’Aquila c’è un gruppo di Ingegneri sismici, l’Abruzzo Engineering, informatissimo sul rischio sismico aquilano, mai consultato da quanti avrebbero la responsabilità della sicurezza». E infine rincara la dose: la Regione e altri personaggi pubblici locali avevano fatto comunicati tranquillizzanti prima che si riunisse la Grandi rischi. A parlare di “compiacenza” tra Boschi e Bertolaso è, invece, il giornalista scientifico Ranieri Salvadorini, che ripropone la telefonata tra i due all’indomani del sisma. Ma a proposito di responsabilità della sicurezza pubblica, Salvadorini ricorda anche che «la legge istitutiva del Dipartimento non separa nettamente le responsabilità della Protezione civile da quella dei consulenti scientifici». Gli risponde il geologo Alessandro Venieri, il quale propone un'analogia tra la tragedia dell'Aquila e quella del Vajont. «Si percorre la strada più semplice anziché risalire alle diverse ma vere responsabilità. All'Aquila ci sono stati anni di mancate azioni di prevenzione». Infine, a Boschi si rivolge una delle poche aquilane intervenute nel dibattito, Anna Pacifica Colasacco: «Coloro che sono morti erano rimasti in casa perché qualcuno li aveva rassicurati sul fatto che non si prevedevano scosse di grave entità. Questo è un dato di fatto».
Marianna Gianforte
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