L'Aquila, i comitati a Cialente: "Giù le mani dalle carriole"
L’Assemblea cittadina contesta l’annunciata manifestazione a Palazzo Chigi: "Non permettiamo a nessuno di usare il simbolo della resistenza degli aquilani"
L’AQUILA. «Giù le mani dalle carriole che sono patrimonio di tutti gli aquilani e non uno strumento di parte». L’aut aut al sindaco Cialente, deciso a presentarsi martedì a Palazzo Chigi con le carriole cariche di pratiche della ricostruzione, è arrivato dall’Assemblea cittadina.
«Furono le vergognose voci intercettate degli imprenditori sciacalli che ridevano sulle disgrazie della nostra città, ad aprire uno squarcio decisivo nel buco nero dell’informazione, dando così il via al processo di una nuova presa di coscienza da parte del popolo aquilano. Dal mese di febbraio del 2010, e poi ogni domenica successiva, gli aquilani hanno afferrato carriole, pale, rastrelli per riprendersi a viva forza la loro città sequestrata e militarizzata da circa un anno: era nato il popolo delle carriole. Ci siamo arrampicati sui mucchi di dolore delle pietre, dei ricordi, gridando la nostra rabbia, il nostro sdegno, la nostra denuncia per un’informazione mendace» sostiene l’Assemblea cittadina «che voleva far credere che le nostre case erano state ricostruite. Questo sono state le carriole. E sono ancora le carriole del popolo aquilano, sequestrate dall’autorità giudiziaria, vive nella memoria e nell’indignazione. A nessuno è concesso di istituzionalizzare e strumentalizzare la resistenza di un popolo. A nessuno, neanche ai nostri amministratori, è permesso di usare il simbolo della resistenza degli aquilani, resistenza all’oppressione del sistema Protezione Civile, al potere invasivo del governo centrale, fino all’insipienza dimostrata da tutte, indistintamente, le amministrazioni locali. Gli aquilani sono sotto processo per aver amato la loro città, per aver voluto difenderla dagli approfittatori. E il Comune è stato a guardare. È bene che si sappia che, se l’amministrazione comunale intende andare a protestare a Roma con le carriole, quelle carriole non sono le stesse dei cittadini aquilani. Sono le carriole usurpate da chi, in quattro anni, si è distinto per ambiguità, sterile litigiosità, mancanza di iniziativa».
«Le istituzioni non hanno nulla a che vedere con il popolo delle carriole», tuona Totò Di Gian domenico, uno di quelli finiti sotto processo proprio per quella mobilitazione. «Se vogliono portarsele a Roma, le carriole devono andarsele a prendere in tribunale».
Critico nei confronti di Cialente anche Corra do Ruggeri, segretario dell’Aquila città aperta. «Siamo sempre più isolati e senza risorse ed è tempo di cambiare metodo. Invito i segretari dei partiti a un incontro per ricercare una strategia condivisa sulla ricostruzione».
Martedì mattina, intanto, nel corso della trasferta romana, Cialente incontrerà (insieme a 8 sindaci delle aree omogenee) il sottosegretario Antonio Ca tricalà. «Consegneremo a Palazzo Chigi», dice, «una parte dei 2000 progetti che dal mese di dicembre aspettano il finanziamento e di alcuni dei 60 aggregati del centro storico che non possiamo avviare per mancanza di fondi. Daremo nuovamente al governo sia il cronoprogramma che il calcolo dei fondi necessari per la ricostruzione. Il tutto contenuto in un documento dal quale emerge chiaramente che abbiamo già impegnato le somme stanziate dal Cipe, peraltro ancora non trasferite. Nello stesso documento dimostriamo che servono, per i soli progetti già presentati, altri 800 milioni di euro. La mobilitazione deve partire subito, poiché è in questi giorni che si discute il documento economico e finanziario. Poi chiederemo di poter incontrare i segretari dei partiti presenti in Parlamento». In quanto alle dichiarazioni del presidente della regione Gianni Chiodi, per Cialente «evidenziano la sua assoluta disinformazione. Chiodi ignora che il Comune ha da tempo approvato il cronoprogramma della ricostruzione. E non sa che mancano i fondi. Certamente cerca di mascherare il fallimento della sua esperienza commissariale, soprattutto rispetto a un altro presidente, Vasco Errani, riuscito a prendere ben 6 miliardi per la sua Emilia Romagna». Battute al vetriolo anche per Giorgio De Matteis che ha chiesto un consiglio comunale straordinario sulla ricostruzione. «Avremo l’occasione», taglia corto il sindaco, «per fargli capire come stanno le cose e la gioia di vederlo partecipare almeno per un’ora al consiglio comunale».
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