L'Aquila, la "guerra" dei fiori nel cimitero terremotato / Foto
Il sindaco Cialente: troppi fiori al cimitero. E firma un'ordinanza che impone la rimozione di vasi, lumini, piante e ornamenti ingombranti da marciapiedi e corridoi
L’AQUILA. Troppi fiori al cimitero. Si può sintetizzare così l’ordinanza 44 del 17 ottobre con la quale il sindaco Massimo Cialente ordina ai familiari dei defunti «la rimozione, entro 48 ore dalla data della presente, dei vasi, dei lumini, delle piante e di eventuali altri ornamenti ingombranti, dagli interstizi fra le tombe, dai marciapiedi e corridoi antistanti i loculi e dagli spazi riservati ai visitatori». Sennò, prosegue l’ordinanza, ci penseranno gli operai.
L’ordinanza, pubblicata su Internet, è affissa ai muri del sacrario delle vittime del terremoto, sia all’ingresso sia in corrispondenza di alcuni loculi. Qui, nel luogo dove il dolore sembra essere ancora più forte, l’ordinanza va a farsi benedire. Qui, dove anche i vasi di plastica accantonati in caso di bisogno hanno un nome, sembrano un assurdo quelle due paginette che, com’è scritto verso la fine, possono essere impugnate davanti al Tar. Chissà se qualcuno penserà di metterci l’avvocato per un’ordinanza del genere. Chi qui viene tutti i giorni sa che ogni fiore è sacro, come lo sono ogni macchinetta o pupazzetto, pacchetto di sigarette o lumino, pallone o bigliettino, quaderno o letterina o messaggio, ricordo o pezzetto di carta di questa sorta di Spoon River aquilana.
In questi corridoi puoi trovare, uno accanto all’altro, insieme alle vittime del terremoto, il giornalista Alessandro Orsini e il popolare Romano Stecca, per tutti «Ju Paninaru», l’artista Giorgio Izzo e l’amato Gigino Nardecchia, storico commerciante di piazza Duomo. E tanti tanti altri aquilani noti e meno noti. Da oggi in poi, par di capire dall’ordinanza, niente più vasi di fiori a terra. Niente oggetti che possano ingombrare oppure «ostacolare le ordinarie attività di pulizia e manutenzione da parte del personale addetto alla custodia del cimitero e creare pregiudizio alle sepolture limitrofe e ai servizi cimiteriali in generale». Già perché in premessa è scritto che «nelle more della predisposizione del nuovo regolamento comunale di polizia mortuaria» «collocare vasi di fiori, lumini, piante o qualsiasi altro ornamento negli interstizi tra le tombe, sui marciapiedi antistanti i loculi e nello spazio riservato al passaggio dei visitatori può creare danni, disagi, intralcio al passaggio di attrezzature e persone e all’utilizzo delle apposite scale per raggiungere le lapidi dei loculi posizionati nelle file superiori». La rati o dell’ordinanza di Cialente è questa: «ritenuto necessario adottare apposito provvedimento atto a garantire l’ordine e il rispetto della sacralità del cimitero, oltre a garantire la sicurezza del personale addetto alla manutenzione del cimitero, dei visitatori e dei parenti dei defunti che devono utilizzare le scale per la posa dei fiori e pulizia dei loculi-ossari posizionati nelle file superiori». Secondo l’ordinanza «la collocazione di vasi, lumini e altri ornamenti è ammessa unicamente davanti ai loculi o tombe in occasione di una nuova sepoltura, solo temporaneamente, e in modo da creare minimo pregiudizio possibile alle sepolture limitrofe e ai servizi cimiteriali in genere. Regole scritte, insomma, con tanto di sanzioni annunciate, in luogo di una tolleranza non scritta in un luogo che non è come gli altri. Senza voler scomodare le due tombe differenti della «Livella» di Totò, tra primi e secondi piani, in tanti scuotono la testa davanti ai due fogli di un’ordinanza sui troppi fiori che sembra destinata a far discutere.
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