L'Aquila, Lolli bacchetta la squadra «Ora basta personalismi»

16 Giugno 2017

Voto disgiunto, big esclusi e veleni Pd: il vicepresidente della Regione suona la carica

L’AQUILA. Tra malumori post-voto, malpancisti inclini al pentimento, big esclusi, aspettative disattese e rivendicazioni di cartello, una turbolenza interna sta scuotendo il centrosinistra, in vista del ballottaggio per la conquista del Comune. Il vicepresidente della Regione Giovanni Lolli prova a mettere ordine nella variegata galassia che sostiene il candidato sindaco Americo Di Benedetto. Dopo la sortita dell’ex assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano, che ha imputato al sindaco Massimo Cialente la sua mancata riconferma in consiglio, e il dilagante “pietruccianesimo”, dichiarato dal consigliere regionale Pd Pierpaolo Pietrucci, che ha avocato a sé larga parte dei consigliere Pd eletti, Lolli mette i puntini sulle i. Non senza qualche richiamo all’ordine. «La vera chiave del successo del centrosinistra, negli ultimi dieci anni, è che siamo stati sempre granitici. Una squadra di giovani e uomini sperimentati, che dialogano tra di loro, ma restano uniti. Prima a sostegno di Cialente, adesso di Americo Di Benedetto».
DIAMO I NUMERI. «Quando si fanno le analisi del voto bisogna partire dai numeri», premette Lolli. «Il centrosinistra ha ottenuto il 47% dei consensi, contro il 40% dell’ultima tornata elettorale, quando il centrodestra aveva portato a casa il 30% con Giorgio De Matteis e circa il 9% con Piero Properzi. Il consenso del Pd è aumentato in termini assoluti e percentuali: con quasi il 18 per cento, è di gran lunga il primo partito dell’Aquila. Un dato inconfutabile e oggettivo».
VOTO DISGIUNTO. «Se è vero che Cialente, 5 anni fa, ha ottenuto il 2% in più rispetto alle liste, va detto che al primo mandato ottenne il 2% in meno. Il voto disgiunto di Di Benedetto», spiega Lolli, «dipende dalla sua scelta, strategica e intelligentissima, di puntare a raccogliere il maggior numero di forze possibili, anche della società civile. È stato Americo a volere nove liste, proprio in virtù di questo ragionamento. E “Il Passo Possibile”, che fa capo al suo nome e lo sostiene, è diventata, quanto a numeri, la terza forza in consiglio. Si è generata, di conseguenza, una moltiplicazione dei consensi che ha portato a un fisiologico voto disgiunto, frutto di liste molto ampie, non sempre legate ai singoli partiti. La scelta più azzeccata di Chicco è stata capire che gli aquilani non si possono più sentire rappresentati solo dalle forze partitiche e allargare, di conseguenza, il raggio d’azione alle compagini civiche. Il centrodestra, invece, con la scelta opposta di puntare solo sulle liste tradizionali, ha preso meno voti rispetto al candidato, Pierluigi Biondi».
IL RUOLO DI CIALENTE. Lolli difende anche l’impegno di Cialente in campagna elettorale. «Con la generosità che lo contraddistingue ha sostenuto con forza Di Benedetto e tutto il centrosinistra, non i singoli candidati. Ed è ciò che doveva fare. Dispiace l’esclusione di alcuni nomi storici, è il caso dell’assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano, impegnato con estremo rigore in un settore difficile e impegnativo. Ovviamente, ne ha pagato il prezzo. Non significa che i consensi siano diminuiti, piuttosto sono cresciuti molto i giovani e alcuni candidati e questo ha portato all’esclusione di nomi storici del Pd».
STOP PERSONALISMI. «Se quella del pietruccianesimo è una battuta, posso anche starci, ma se rappresenta una posizione politica», evidenzia Lolli bacchettando Pietrucci, «la trovo assolutamente inopportuna. L’unica appartenenza dei nostri candidati è al centrosinistra. Uomini e donne liberi, che non hanno etichette. Quanto a Di Benedetto, ha condotto una campagna elettorale nei contenuti, nello stile e nelle scelte strategiche degna di una grande sindaco. E in questo è stato appoggiato da Pietrucci, che ha fatto con lui molte più iniziative di me».
PRONOSTICI. Sicuri di vincere? «Ne sono convinto», conclude Lolli. «Il vero problema è che la nostra gente, il nostro elettorato, dia per già vinta la partita e riduca l’intensità dell’impegno. Dobbiamo lavorare fino alla fine».
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