L'AQUILA - MACERIEIl vescovo scava con la gente prima lo fischiano poi gli applausi
Il commissario in tv ribadisce tempi lunghi per la rimozione dei detriti. Slitta a oggi lo svuotamento dell’ex Teges. In 10 giorni saranno eliminate quindicimila tonnellate di inerti
L’AQUILA. Il governo gli ha dato 24 mesi, ma di fronte alle telecamere Gianni Chiodi non ha alimentato facili illusioni. «Macerie? Ci serviranno 10 anni». Intervenendo a una trasmissione della teramana Teleponte, alla domanda dei giornalisti sui tempi per la rimozione delle macerie, il commissario del governo per la ricostruzione ha affermato: «Sto cercando di darmi da fare per risolvere questo problema. I tempi per le macerie, tuttavia, saranno lunghissimi. Non era possibile, infatti, pensare che ciascun Comune si risolvesse da sé la complicata questione. Lo spostamento, ma soprattutto il trasporto delle macerie, è un aspetto molto complesso. Tra 10 anni staremo ancora a portare via le macerie dall’Aquila».
EX TEGES DA SVUOTARE. Slitta di un altro giorno, intanto, l’ingresso nel sito dell’ex Teges dei camion della ditta che si è aggiudicata l’appalto da 200mila euro per la rimozione di 15mila tonnellate di macerie già lavorate, ovvero inerti da riutilizzare per i sottofondi stradali. Sabato scorso è stato effettuato un primo sopralluogo, ma sono in corso di completamento le pratiche autorizzative per avviare le procedure di svuotamento, ovviamente parziale, dell’unico sito attualmente funzionante sul territorio. Capofila dell’associazione temporanea d’impresa che si è aggiudicata l’appalto con un ribasso del 38 per cento (per un risparmio pari a circa 80mila euro) è l’Aquilana calcestruzzi. I lavori di svuotamento sarebbero dovuti iniziare oltre un mese fa. Tuttavia, una delle imprese consorziate ha dovuto attendere il rilascio della certificazione antimafia. Della vicenda si è occupato anche il Gicer, Gruppo interforze centrale emergenza e ricostruzione, che il giorno dell’aggiudicazione dell’appalto ha prelevato alcuni documenti in Comune. Ora, sistemate le pratiche, l’uscita degli inerti potrà essere finalmente avviata. Questioni procedurali a parte, se non ci saranno altri intoppi occorreranno almeno dieci giorni per completare il secondo svuotamento.
L’ALTRO SITO. Il Comune ha indicato 11 possibili aree dove poter trattare le macerie. Ma di tavolo in tavolo, di protesta in protesta i siti sono diventati due. Uno già funziona, per l’altro ci vorrà almeno un mese. Il progetto per l’allestimento dell’impianto di Barisciano si trova in fase piuttosto avanzata. Questo sito dev’essere attrezzato sotto la supervisione della struttura per la gestione dell’emergenza. Nessun ampliamento, invece, per il sito ex Teges che verrà soltanto razionalizzato mediante interventi sulla viabilità interna ed esterna. Accantonato definitivamente il sito di Bazzano, mentre per quello di Cesarano è bastata una protesta di poche decine di persone residenti tra i territori di Camarda e Aragno («A Cesarano tutto grano») per far tornare sui suoi passi il Comune e, di conseguenza, la struttura del commissario che ha cancellato quel nome dalle note ufficiali. Secondo i tecnici bastano due siti per smaltire 4,5 milioni di tonnellate di macerie dell’Aquila e degli altri centri devastati dal terremoto. Si pensa anche a una nuova stima del quantitativo di detriti derivanti dai crolli e dalle demolizioni. Visto che, secondo alcuni, i numeri attuali sui quali si basa la previsione sono arrotondati per eccesso.
I SITI IN CENTRO. Già individuate, invece, almeno due delle aree centrali della città che potrebbero essere utilizzate per il trattamento delle macerie sul posto, così come deliberato nel corso di un recente tavolo tecnico. Le due aree sono piazza Chiarino (per la zona di Santa Maria Paganica) e piazzale Paoli (l’area tra via Campo di Fossa e la villa comunale) ma in entrambi i casi va verificata la percorribilità delle strade adiacenti e l’esistenza di percorsi sicuri. Oltre alle piazze centrali, anche se saranno tenute fuori quelle storiche e di maggior pregio architettonico, si cercano anche zone immediatamente a ridosso del cuore della città per piazzare i cassoni necessari per operare la differenziazione. I tempi per l’allestimento delle cosiddette «stazioni di trasferenza» in centro non dovrebbero essere troppo lunghi. Poi bisognerà individuare i soggetti incaricati del trasporto e della lavorazione. Non si esclude che si possa far ricorso anche a personale formato da cooperative di cassintegrati. Per il momento i mezzi del Comune e dei vigili del fuoco non rimuoveranno le macerie da piazza Palazzo, teatro della mobilitazione del popolo delle carriole. Attualmente si stanno prelevando meccanicamente le macerie da via Stefano Santucci nella zona di Santa Barbara dove alcuni crolli hanno provocato vittime. Completata, invece, la rimozione dalla zona di San Giuliano.
RIFIUTI. In questa fase, i Comuni rimasti senza discarica per colpa del mancato adeguamento di quella di Poggio Picenze gestiranno in economia i loro rifiuti solidi urbani. In una fase successiva si consorzieranno e daranno vita a una gara per individuare il soggetto incaricato della gestione dei rifiuti. Entro il 2011 va fatto il bando per il soggetto gestore. L’Asm percorre la strada dell’unione con gli altri gestori nella società consortile, a livello provinciale, anche con l’ingresso di soci privati.
GIORNATA ECOLOGICA. Il 18 aprile è in programma una giornata ecologica con interventi di pulizia e piantumazione in varie zone verdi della città, dal Castello alla Villa comunale alle aree periferiche e delle frazioni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
EX TEGES DA SVUOTARE. Slitta di un altro giorno, intanto, l’ingresso nel sito dell’ex Teges dei camion della ditta che si è aggiudicata l’appalto da 200mila euro per la rimozione di 15mila tonnellate di macerie già lavorate, ovvero inerti da riutilizzare per i sottofondi stradali. Sabato scorso è stato effettuato un primo sopralluogo, ma sono in corso di completamento le pratiche autorizzative per avviare le procedure di svuotamento, ovviamente parziale, dell’unico sito attualmente funzionante sul territorio. Capofila dell’associazione temporanea d’impresa che si è aggiudicata l’appalto con un ribasso del 38 per cento (per un risparmio pari a circa 80mila euro) è l’Aquilana calcestruzzi. I lavori di svuotamento sarebbero dovuti iniziare oltre un mese fa. Tuttavia, una delle imprese consorziate ha dovuto attendere il rilascio della certificazione antimafia. Della vicenda si è occupato anche il Gicer, Gruppo interforze centrale emergenza e ricostruzione, che il giorno dell’aggiudicazione dell’appalto ha prelevato alcuni documenti in Comune. Ora, sistemate le pratiche, l’uscita degli inerti potrà essere finalmente avviata. Questioni procedurali a parte, se non ci saranno altri intoppi occorreranno almeno dieci giorni per completare il secondo svuotamento.
L’ALTRO SITO. Il Comune ha indicato 11 possibili aree dove poter trattare le macerie. Ma di tavolo in tavolo, di protesta in protesta i siti sono diventati due. Uno già funziona, per l’altro ci vorrà almeno un mese. Il progetto per l’allestimento dell’impianto di Barisciano si trova in fase piuttosto avanzata. Questo sito dev’essere attrezzato sotto la supervisione della struttura per la gestione dell’emergenza. Nessun ampliamento, invece, per il sito ex Teges che verrà soltanto razionalizzato mediante interventi sulla viabilità interna ed esterna. Accantonato definitivamente il sito di Bazzano, mentre per quello di Cesarano è bastata una protesta di poche decine di persone residenti tra i territori di Camarda e Aragno («A Cesarano tutto grano») per far tornare sui suoi passi il Comune e, di conseguenza, la struttura del commissario che ha cancellato quel nome dalle note ufficiali. Secondo i tecnici bastano due siti per smaltire 4,5 milioni di tonnellate di macerie dell’Aquila e degli altri centri devastati dal terremoto. Si pensa anche a una nuova stima del quantitativo di detriti derivanti dai crolli e dalle demolizioni. Visto che, secondo alcuni, i numeri attuali sui quali si basa la previsione sono arrotondati per eccesso.
I SITI IN CENTRO. Già individuate, invece, almeno due delle aree centrali della città che potrebbero essere utilizzate per il trattamento delle macerie sul posto, così come deliberato nel corso di un recente tavolo tecnico. Le due aree sono piazza Chiarino (per la zona di Santa Maria Paganica) e piazzale Paoli (l’area tra via Campo di Fossa e la villa comunale) ma in entrambi i casi va verificata la percorribilità delle strade adiacenti e l’esistenza di percorsi sicuri. Oltre alle piazze centrali, anche se saranno tenute fuori quelle storiche e di maggior pregio architettonico, si cercano anche zone immediatamente a ridosso del cuore della città per piazzare i cassoni necessari per operare la differenziazione. I tempi per l’allestimento delle cosiddette «stazioni di trasferenza» in centro non dovrebbero essere troppo lunghi. Poi bisognerà individuare i soggetti incaricati del trasporto e della lavorazione. Non si esclude che si possa far ricorso anche a personale formato da cooperative di cassintegrati. Per il momento i mezzi del Comune e dei vigili del fuoco non rimuoveranno le macerie da piazza Palazzo, teatro della mobilitazione del popolo delle carriole. Attualmente si stanno prelevando meccanicamente le macerie da via Stefano Santucci nella zona di Santa Barbara dove alcuni crolli hanno provocato vittime. Completata, invece, la rimozione dalla zona di San Giuliano.
RIFIUTI. In questa fase, i Comuni rimasti senza discarica per colpa del mancato adeguamento di quella di Poggio Picenze gestiranno in economia i loro rifiuti solidi urbani. In una fase successiva si consorzieranno e daranno vita a una gara per individuare il soggetto incaricato della gestione dei rifiuti. Entro il 2011 va fatto il bando per il soggetto gestore. L’Asm percorre la strada dell’unione con gli altri gestori nella società consortile, a livello provinciale, anche con l’ingresso di soci privati.
GIORNATA ECOLOGICA. Il 18 aprile è in programma una giornata ecologica con interventi di pulizia e piantumazione in varie zone verdi della città, dal Castello alla Villa comunale alle aree periferiche e delle frazioni.
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